Artemisia va avanti. Dopo mille difficoltà, si avvicinano al rinvio a giudizio i 19 indagati dell’operazione che il 21 marzo 2019 smantellò a Castelvetrano una superloggia segreta dove c’erano politici, massoni, funzionari dell’Inps, professionisti e soggetti legati a Cosa nostra.
Una vicenda sullo sfondo del clientelismo nella sanità, fatto di finte pensioni di invalidità e di consenso elettorale per influire sulle scelte politiche della città.
Una città capofila nella protesta contro quella politica clientelare regionale che ha portato al forte ridimensionamento dell’ospedale, ma silente di fronte ad una parte della propria classe dirigente accusata a vario titolo di corruzione, induzione indebita, concussione, traffico di influenza illecita, truffa, falso, rivelazione di segreti di ufficio e violazione della Legge Anselmi.
Venerdì scorso c’è stata la prima udienza preliminare, in cui il Gup Samuele Corso ha deciso di stralciare le posizione di Giovanni Lo Sciuto e Felice Errante a causa di un difetto di notifica eccepita da Franco Messina, uno degli avvocati di Lo Sciuto. Mentre sull’eccezione di incompetenza territoriale avanzata dall’avvocato di Salvatore Passanante (uno dei tre poliziotti indagati) si esprimerà nella prossima udienza del 15 gennaio.
Oltre che per Lo Sciuto, ex deputato ed ex componente della commissione parlamentare antimafia regionale ed Errante, ex sindaco di Castelvetrano, la Procura di Trapani ha chiesto il rinvio a giudizio anche per Luciano Perricone, ex consigliere comunale ed ex candidato sindaco nel 2017 e 2019, quando le amministrative saltarono a causa del commissariamento per mafia del comune e quando, due anni dopo, ritirò la sua candidatura a sindaco proprio in seguito agli arresti dell’operazione Artemisia.
Rimangono in attesa della decisione del Gup anche l’ex vicesindaco Vincenzo Chiofalo, l’ex deputato di Forza Italia Francesco Cascio, Paolo Genco (ex presidente Anfe, Associazione Nazionale Famiglie Emigrati), Isidoro Calcara (collaboratore di Lo Sciuto), Giuseppe Berlino (suo braccio destro), il gioielliere Tommaso Geraci, il commercialista Gaspare Magro, il medico Rosario Orlando, Vincenzo Barone, Giuseppe Angileri, Maria Luisa Mortillaro, Vincenzo Giammarinaro, Francesco Messina Denaro, Gaetano Bacchi.
Mentre tra le forze dell’ordine, oltre a Passanante, ci sono Salvatore Virgilio e Salvatore Giacobbe.
Le difficoltà di questo procedimento giudiziario sono essenzialmente legate al liberi tutti che all’inizio aveva provocato la decisione del Tribunale del Riesame, avendo attribuito la competenza territoriale alla procura di Palermo.
Ma la procura di Trapani aveva fatto ricorso in Cassazione. E dopo aver ottenuto ragione ha chiesto il rinvio a giudizio.
Passaggi che tuttavia non cancellano le indagini, né l’impianto accusatorio. Ma che hanno probabilmente indotto in confusione l’opinione pubblica, almeno quella poco avvezza alle procedure penali, ingenerando in alcuni l’errata convinzione che l’inchiesta si sia “sgonfiata”.
Il ritorno del procedimento alla procura di Trapani, ha comportato anche gli arresti domiciliari per Lo Sciuto, inizialmente finito in carcere e poi tornato libero insieme a tutti gli altri dopo il Riesame.
Ed è proprio Lo Sciuto, secondo la procura, “l’ispiratore di ogni cosa”.
Per gli investigatori, avrebbe goduto anche del rapporto privilegiato con Paolo Genco, presidente dell’Anfe, col quale avrebbe creato “uno stabile accordo corruttivo” ottenendo assunzioni per persone da lui segnalate, appoggio elettorale e finanziario e, dal canto suo, ricambiando con la buona parola per la concessione dei finanziamenti per l’Anfe.
Da Rosario Orlando, già responsabile del centro medico legale dell’Inps e poi collaboratore esterno dello stesso ente come “medico rappresentante di categoria in seno alle commissioni di invalidità civili”, Lo Sciuto, attraverso regalie ed altre utilità, otteneva invece le concessioni di tante pensioni di invalidità, anche in assenza dei presupposti previsti dalla legge, sempre a favore di persone da lui segnalate.
Più pensioni di invalidità concesse, più voti per le diverse tornate elettorali.
Un “cerchio magico”, interrotto il 21 marzo del 2019.
Egidio Morici