E' di Vito Lo Iacono il corpo ritrovato sulla spiaggia di San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria, lo scorso 11 giugno.
Era il giovane comandante del peschereccio di Terrasini “Nuova Iside” affondato a maggio al largo di San Vito lo Capo.
A fugare ogni dubbio è stato l’esame del DNA, disposto dalla Procura. Sul corpo del giovane, infatti, erano stati individuati due tatuaggi, un timone e un cavalluccio, compatibili con quelli di Vito Lo Iacono, inducendo gli inquirenti a chiedere l’esame di comparazione con alcuni campioni prelevati dai familiari del giovane.
Il peschereccio “Nuova Iside” era affondato la notte dello scorso 12 maggio al largo di S. Vito Lo Capo, in circostanze che sono ancora al vaglio della magistratura e che vedono coinvolta la petroliera Vulcanello. Le indagini, volte ad accertare se tra le due imbarcazioni vi fu una collisione che può aver causato l’inabissamento della Nuova Iside, sono coordinate dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dal pm Vincenzo Amico.
Nel naufragio hanno perso la vita anche Matteo Lo Iacono, 53 anni, padre di Vito e Giuseppe Lo Iacono, 33 anni, cugino di Matteo e Vito.
La scomparsa dell’imbarcazione con a bordo tre persone è uno dei gialli più complessi del 2020. Il peschereccio era partito dal porto di Terrasini e navigava fra le acque del Trapanese e quelle del Palermitano prima di non dare più alcun segnale. Secondo le indagini della Procura di Palermo, in particolare dall’analisi del tracciato del radar, era emerso che la petroliera “Vulcanello” sarebbe stata sulla stessa rotta del peschereccio “Nuova Iside”. Si sono susseguite diverse verifiche, anche sulla scatola nera della petroliera. Ma il quadro si è complicato perché a novembre sono giunti i risultati della perizia del consulente della Procura dalla quale si evince che non sarebbe stata ravvisata -nei campioni prelevati dalla petroliera- la vernice del peschereccio. Come affermato dallo stesso avvocato dei familiari dei Lo Iacono, Aldo Ruffino, «la perizia non ha risolto il mistero».
Un giallo ancor più complesso perché secondo l’accusa la petroliera sarebbe stata «riverniciata» a fine maggio. Le ipotesi di reato su cui indaga la Procura palermitana sono omicidio colposo, sommersione di nave e omesso soccorso.