Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
19/12/2020 08:18:00

Paceco, confiscato l'impero di Vito Marino: 15 milioni di euro

 Confiscati i beni di Vito Marino, 54 anni, imprenditore, figlio del boss di Paceco “Mommo u nano”.


Polizia e Guardia di Finanza hanno eseguito oggi un decreto di sequestro e confisca emesso dal Tribunale di Trapani in seguito alla proposta di applicazione delle misure di prevenzione avanzata da Questore e Procura.
Il provvedimento riguarda beni, società e conti per circa 15 milioni di euro, e segue quello di sequestro del 2015.  


Due anni fa infatti l'indagine aveva messo in luce l’esistenza di un’associazione a delinquere dedita alla commissione di truffe finalizzate all’indebita percezione di ingenti contributi pubblici a valere sul bilancio nazionale e comunitario per un importo complessivo di oltre 29 milioni di euro nonché al loro successivo reimpiego tramite operazioni di interposizione fittizia poste in essere da società riconducibili allo stesso Vito Marino.

 Tra le società beneficiarie di ingenti contributi pubblici furono la Vigna Verde, Olearia Pacheco, e la Ceralseed, società cartiere per arraffare fondi pubblici. La confisca ha riguardato 26 beni immobili,2 beni mobili e 9 società (con i relativi capitali sociali e i pertinenti beni aziendali) nonché 8 conti correnti e rapporti bancari.


Dopo il sequestro dei beni nel 2015 gli investigatori hanno esteso le indagini che hanno portato il Tribunale di Trapani disporre il sequestro per equivalente di ulteriori beni, facenti parte del compendio aziendale della “Cantina Sociale Rinascita” Società Cooperativa Agricola a mutualità prevalente” fino al raggiungimento della somma dell’illecito arricchimento conseguito dai Marino. Vito Marino realizza il suo impero creando diverse aziende agricole grazie allo sfruttamento dei finanziamenti pubblici per le imprese e realizzando anche una cantina vinicola con l’etichetta “Baciamo le mani”.
Ed è proprio in queste attività imprenditoriali che matura l'assassinio Cottarelli. Per Vito Marino e per il cugino Salvatore, Angelo Cottarelli attraverso la propria società emetteva delle fatture false per gonfiare il giro d’affari con lo scopo di ottenere fondi dalla Regione Sicilia, dallo Stato e dall’Unione Europea e in cambio riceveva favori, regali e soldi.

Al processo di primo grado nel 2008 i due imputati, Vito e il cugino Salvatore Marino, vennero assolti. Vennero condannati all’ergastolo in appello nel 2010. Nel 2012, però, la Corte di Cassazione annullò la condanna e li proclamò innocenti. Nello stesso anno, la Corte d’Assise d’appello di Milano condannò nuovamente i due all’ergastolo. Il 1° ottobre del 2014, l’ennesimo colpo di scena, la Corte di Cassazione annulla la sentenza, disponendo un nuovo processo che ora si è concluso con la nuova condanna all’ergastolo. Dopo la prima condanna all’ergastolo della Corte d’Appello di Brescia, Salvatore Marino era già scappato ed era stato poi arrestato il 31 dicembre 2010 durante la latitanza sull'isola di Tenerife in Spagna. Vito Marino ha vissuto un primo periodo di latitanza dopo la prima condanna all'ergastolo e venne arrestato il 15 giugno 2011 mentre viaggiava in auto in provincia di Trapani. Si è dato nuovamente alla macchia dopo la condanna definitiva della Cassazione. E' stato trovato in un ovile, a Vita, in provincia di Trapani. Dormiva in un divano.

Questa la nota della Polizia sulla confisca dei beni.

Nella giornata di ieri, Agenti della Polizia di Stato in servizio presso la Divisione Anticrimine della Questura di Trapani e Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Trapani hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro e confisca emesso dal Tribunale di Trapani, a seguito di proposta per l’applicazione di misure di prevenzione personali e patrimoniali avanzata dal Questore e dal Procuratore della Repubblica di Trapani nei confronti di MARINO Vito cl.1966 di Paceco, figlio del noto boss MARINO Girolamo detto “Mommu u nanu” cl.30, nonché di suoi congiunti e di altri soggetti a lui risultati contigui.
Il provvedimento fa seguito a quello di sequestro preventivo eseguito nel giugno del 2018 che aveva costituito il risultato delle attività d’indagine condotte a suo tempo da entrambe le Forze di Polizia ed aveva messo in luce l’esistenza di un’associazione a delinquere dedita alla commissione di truffe finalizzate all’indebita percezione di ingenti contributi pubblici a valere sul bilancio nazionale e comunitario per un importo complessivo di oltre 29 milioni di euro nonché al loro successivo reimpiego tramite operazioni di interposizione fittizia poste in essere da società riconducibili allo stesso MARINO Vito. Tra le società beneficiarie di tali contributi pubblici costituenti l’oggetto del provvedimento ablativo eseguito figuravano VIGNA VERDE S.r.L., OLEARIA PACHECO Soc. Coop a.r.l e CERALSEED S.r.l.
Proprio in tale contesto era maturato l’omicidio di COTTARELLI Angelo e Luca, nonché di TOPOR Marzenna, avvenuto a Brescia il 28.08.2006, per il quale il MARINO Vito è stato condannato in via definitiva all’ergastolo.
L’odierno provvedimento di confisca ha riguardato n.26 beni immobili, n.2 beni mobili registrati e n.9 società (con i relativi capitali sociali ei pertinenti beni aziendali) nonché 8 conti correnti e rapporti bancari per un valore di circa 15 milioni di euro, in preponderante misura già colpiti dall’originario provvedimento di sequestro preventivo.
In particolare, - a seguito di attenta analisi eseguita anche nel corso del periodo in cui tutti i beni erano stati oggetto di amministrazione controllata, sono più recentemente emersi elementi idonei a quantificare l’entità delle truffe per un valore nettamente superiore a quello dei beni oggetto di originario sequestro, di talché il Tribunale di Trapani ne ha disposto il sequestro per equivalente di ulteriori, facenti parte del compendio aziendale della “CANTINA SOCIALE RINASCITA Società Cooperativa Agricola a mutualità prevalente” fino al raggiungimento della somma dell’illecito arricchimento conseguito dai MARINO.