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31/12/2020 06:00:00

"Noi e la peste. Sul ponte sventola ... bandiera gialla?" 

 Alla fine della giostra, né rossa né arancione, è, forse, “Bandiera gialla” (Gianni Pettenati, 1967) la colonna sonora di questo nostro tempo devastato dalla pandemia?

Si condensano in questo titolo d’antan le nostre aspirazioni di tornare al più presto ad una vita normale?

Nel romanzo “La peste” di Albert Camus, Cottard, ad un certo punto, chiede al giovane Tarrou: “Cosa intendi per ritorno a una vita normale?”. “Nuovi film al cinema” risponde Tarrou.

Ecco: ci manca il cinema. Ma anche il teatro, i concerti, il caffè al bar o il bicchiere di vino all’enoteca.

Ci mancano i viaggi. Ci mancano gli abbracci, i baci, la vicinanza, l’allegria e, al limite, anche il semplice “cazzeggio”. Ci manca l’insostenibile leggerezza dell’essere.

Possiamo solo riflettere sui sogni che danzano nelle nostre notti agitate, fare delle grandi camminate, riscoprire l’importanza dei silenzi, ripensare a come abbiamo condotto, finora, la nostra esistenza.

Impareremo qualcosa da questa esperienza estrema?

Sapremo rivedere radicalmente la nostra personalissima scala dei valori?

Riusciremo a dare importanza alle piccole cose, che, finora, abbiamo relegato nell’irrilevanza?

A distinguere il superfluo dall’essenziale?

A dare lo spazio che meritano ai sentimenti, ad amare senza chiedere in cambio niente?

A fare un uso migliore della vita che il cielo ci ha regalato?

E quelli che ci governano, ove mai ci riuscissimo, sapranno meritarsi il dono di averla ‘sfangata’?

La smetteranno, finalmente, con i loro minuetti settecenteschi? Specie certi leaders, la pianteranno con il loro infantile, patologico, insopportabile narcisismo?

Quando ne saremo fuori, da questa imprevedibile tempesta, sapranno guidare il Paese verso la rinascita?

Sapranno individuare le priorità che, ormai, s’impongono alla nostra attenzione con palmare evidenza?

Da un equo piano di distribuzione dei vaccini anti Covid che, come suggerisce Papa Francesco - oltre ad operatori sanitari, anziani e portatori di patologie pregresse - dovrà privilegiare i più poveri.

Alla migliore utilizzazione delle ingenti risorse del Recovery Plan, per favorire il rilancio dell’economia, magari agganciandolo ad una profonda riforma del sistema fiscale e ad una lotta senza quartiere all’evasione, da sempre rimandate per paura di perdere consensi.

 

Dall’indispensabile contributo italiano al ripristino di una strategia efficace nei confronti del clima e dell’inquinamento, giunti al livello di guardia.

Alla necessità di ridare dignità e qualità all’Istruzione e alla Sanità, nel corso dell’ultimo ventennio progressivamente smantellate da scelte politiche criminali.

 

Dall’abbattimento del livello vergognoso delle diseguaglianze che caratterizzano il Belpaese.

All’urgenza di ridare qualche opportunità ai milioni di giovani disoccupati e sfiduciati che arrancano senza speranza per le strade d’Italia e del Sud in particolare.

 

Dubbi e perplessità affollano i nostri pensieri.

Speriamo che il deficit di classe dirigente che ci affligge non ci penalizzi ancora una volta.

G. NINO ROSOLIA