A rischio riciclaggio e investimenti mafiosi all’estero. Quelli che danno meno nell’occhio, le legislazioni straniere non hanno le norme antimafia italiane mentre le armi più micidiali, sequestri e confische, all’estero sono rimaste finora spuntate.
Dal 19 dicembre 2020 non è più così. E' operativo il regolamento Ue 2018/1805 sul riconoscimento reciproco dei provvedimenti di congelamento e confisca. Presto ci saranno sorprese.
La direzione centrale Anticrimine del dipartimento di Pubblica sicurezza, guidato da Franco Gabrielli, ha appena inviato a tutti i questori una circolare stringata ma dalla portata operativa rivoluzionaria. Scrive il prefetto Francesco Messina, direttore centrale: «L’esigenza di contrastare con misure più efficaci e incisive la proiezione internazionale di fenomeni criminali “lucrogenetici” ha determinato un rafforzamento, in ambito europeo, degli strumenti di cooperazione tra gli Stati». Il nuovo regolamento Ue si applica «a tutti i provvedimenti di congelamento e tutti i provvedimenti di confisca emessi nel quadro di un provedimento penale». Sono compresi sequestri e confische preventive, fondati comunque sulla «pericolosità sociale» dei soggetti colpiti.
In pratica l’autorità «di emissione» - il pubblico ministero o il giudice - della confisca o congelamento dei beni trasmette il provvedimento a quella di esecuzione, situata nello stato straniero dove si trova il bene mafioso. Quest’ultima deve procedere «senza ritardo» dice il regolamento dell’Unione. Per l’Italia, ricorda il prefetto Messina, «il Ministero della Giustizia è stato designato quale autorità centrale responsabile della trasmissione e ricezione amministrativa dei certificati di congelamento e confisca». I questori dovranno così informare le loro divisioni anticrimimine «in collaborazione con le autorità giudiziarie» non appena ci sarà una «esecuzione in territorio estero di provvedimenti di sequestro e confisca».
La portata del nuovo regolamento Ue è significativa. Introduce per i sequestri e le confische il principio del mutuo riconoscimento tra gli stati dell’Unione. Intende così superare le difficoltà o l’impossibilità di cooperazione antimafia finora giustificate dai diversi modelli di confisca nei Paesi membri. Ed è un altro passo in avanti nel consolidamento europeo di una legge italiana visionaria e illuminata, la Rognoni-La Torre del 1982, pilastro della nostra normativa antimafia. La nuova normativa europea coinvolge le procure, compresa quella Nazionale Antimafia, i tribunali e le forze dell’ordine - Arma dei Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza - con la delega di polizia giudiziaria; ma anche gli stessi uffici giudiziari, i questori e la Dia per le misure di prevenzione. Sul piano operativo, si rafforza il collegamento tra questori e direzione Anticrimine e si intensifica il ruolo dello Sca (servizio centrale anticrime) ricordato nella circolare.