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15/01/2021 08:00:00

La conta ... di Conte. Il premier va alla sfida con Renzi in Parlamento

 Conte ha deciso di andare in Parlamento per vedere se ha ancora la maggioranza. Lunedì sarà alla Camera, martedì al Senato. È partita una grande caccia ai «responsabili», ora ribattezzati «costruttori».

Da Palazzo Chigi si dice che basteranno a mantenere in piedi in governo, i renziani sostengono sia tutto un bluff.

«Nel cortile di Montecitorio il rumore della fontana copre i bisbigli dei capannelli. Hanno una caratteristica, i responsabili, o “costruttori”, come amano ora definirsi tentando di rubare credibilità alle parole di fine anno di Sergio Mattarella. Hanno tutti lo sguardo basso, anche quando parlano l’uno con l’altro. La posa del fedele che si confessa, con in tasca il registratore acceso. Racconta – uno dei papabili, dietro la promessa di un rigido anonimato – che lui, quando arrivano le offerte, registra. “Accendiamo il telefonino – dice – perché non si sa mai, magari la ritirano. O magari serva a ottenere qualcosa in più se mostri fedeltà e rimani”» così Repubblica. 


«I “costruttori”, così vogliono farsi chiamare (“responsabili ha assunto una connotazione negativa”) sono già fra noi. Da Palazzo Chigi fanno girare uno schema: 15-20 senatori pronti a costruire, maggioranza 166-168 voti. Dallo staff renziano diffondono altri numeri, sostenendo che i 5 stelle potrebbero perdere pezzi a vantaggio della Lega e che la maggioranza non arriva oltre i 151 voti, che non basterebbero. Bruno Tabacci sembra sicuro: “Conte ci metta la faccia e un sostegno in Parlamento lo trova, è tutto fatto o quasi: ora alcuni smentiscono, ma quando sarà il momento e ci sarà un gruppo in cui confluire arriveranno. Non hanno alternative, se si va a votare che fine fanno?”» aggiunge La Stampa.

«Conte ieri ha passato buona parte della mattina a fare telefonate per blindare l’operazione. Finora aveva delegato solo a emissari, del Movimento. Ieri si è mosso per chiedere e rassicurare. “Non ha promesso posti” giurano. Qualcosa, anzi di più, dovrà dare, è ovvio. Ma il più è fatto» aggiunge Il Fatto. 

«E poiché ciascuno, centrista, ex grillino, socialista o renziano pentito, ha a cuore lo scranno presente e futuro, il giurista pugliese rivela che sta lavorando a “un grande progetto politico, europeista, liberale e ambientalista, in contrasto totale con le idee sovraniste di Salvini e Meloni”» scrive il Corriere della Sera. 

Nel pomeriggio, poco dopo le 16, il presidente del Consiglio è salito al Quirinale. È rimasto sul colle più alto per circa un’ora. Il presidente della Repubblica, recita il comunicato dell’incontro, “ha preso atto degli intendimenti così manifestati dal presidente del Consiglio”.

«Con molta pazienza, viste le difficoltà del momento, Sergio Mattarella ha concesso al premier quasi 24 ore di tempo per schiarirsi le idee […] Giuseppe Conte gli ha confermato che le ministre renziane, Elena Bonetti e Teresa Bellanova, si sono entrambe dimesse in base all’ordine di scuderia; per colmare i due vuoti, assumerà provvisoriamente l’interim dell'Agricoltura e si riprenderà la delega delle Pari opportunità. Espletate queste formalità, il discorso è entrato nel vivo. Conte ha escluso di volere arrendersi senza combattere, manifestando a Mattarella l'intenzione di coinvolgere le Camere e di concludere il dibattito parlamentare con un voto da cui il suo governo potrebbe uscire vittorioso, ma anche con le ossa rotte» racconta La Stampa.  Che aggiunge: «Il premier andrà prima alla Camera, lunedì, dove i numeri non impensieriscono. Poi al Senato, martedì mattina, dove invece le geometrie variabili della suspense lasciano molte incertezze» [Lombardo, Sta].

«Anche se riuscissero a fare un governo di responsabili o supposti tali, quanto durerebbero? Tre mesi al massimo» [Matteo Renzi].

«Trovo incomprensibile e incredibile che l’Italia e in parte anche l’Europa debbano andare dietro le follie di una sola persona» [Enrico Letta].

«Mina la stabilità in qualunque scenario si possa immaginare» [Nicola Zingaretti].

«Il mio scenario preferito è salvare la baracca» [Dario Franceschini].