Che fine hanno fatto i progetti di pubblica utilità con il reddito di cittadinanza? Sono pochissimi infatti i progetti di utilità collettiva utilizzati dai Comuni grazie ai percettori del reddito.
Dopo un anno dall’approvazione dei criteri per la realizzazione dei progetti, solo un municipio su otto li ha attivati. Per l’esattezza 1.247 pari al 15,8% dei quasi 8mila comuni italiani. Ogni Comune ha messo in cantiere 3,3 progetti per un totale di 4.150 programmi. Solo 5.145 i percettori che al momento sono coinvolti, il resto non partecipa. Numeri ridottissimi, dunque, che aumentano gli interrogativi sulla misura voluta dai rappresentanti dei Cinquestelle.
I progetti per la collettività hanno un doppio obiettivo. Da un lato offrire ai percettori del reddito di cittadinanza la possibilità di potenziare le proprie capacità, dall’altro di “restituire” alla società l’aiuto ricevuto. Un risultato che i Comuni dovrebbero raggiungere con il coinvolgimento «auspicabile» del Terzo settore; questo l’aggettivo utilizzato dal decreto sui Puc. Ma le cose non vanno per niente bene. Dei venti capoluoghi di regione hanno dei progetti in carica solo Roma e i suoi 15 Municipi (12 progetti), i 9 Municipi di Milano (9 progetti), Napoli (13), Pescara (1).
La normativa, in particolare, prevede (a pena di decadenza dal sostegno) l’obbligo di svolgere le attività per i beneficiari del reddito di cittadinanza che hanno firmato il “Patto per il Lavoro” con i Centri per l’impiego o il “Patto per l’Inclusione Sociale” con i Comuni (a seconda che siano soggetti occupabili o meno). Sono esclusi o esonerati ad esempio gli over 65. L’impegno minimo è di 8 ore a settimana. Tra le Regioni quelle più avanti sono Puglia (62,6% dei Comuni), Abruzzo (40,7%) e Lazio (35,2%). Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige sono invece a 0.
Ci sono poi alcuni Comuni che hanno interrotto le attività di volontariato già iniziate. Il ministero del Lavoro ha comunicato infatti che i beneficiari che non percepiscono più il reddito (perché hanno superato la durata massima di 18 mesi, rinnovabili) non sono più coperti dall’assicurazione Inail. Un intoppo che ha indotto alcuni municipi a puntare solo sui percettori ancora in corso e a rimodulare il calendario dei Puc. Il reddito nella maggior parte dei casi resta una semplice erogazione monetaria senza la partecipazione attiva dei cittadini che lo percepiscono.