C’è un posto a Marsala dove è visibile, a cielo aperto, il grado di sottosviluppo e arretratezza dell’economia di questo territorio.
Un luogo in cui dovevano sorgere insediamenti produttivi, ma dopo 15 anni è un deserto. C’è solo un’azienda all’area artigianale di Marsala che, nonostante tutto, è riuscita a realizzare lì il proprio insediamento produttivo. Tutto attorno, il nulla. Con il Comune di Marsala che sta ancora pagando centinaia di migliaia di euro per la realizzazione dell’area artigianale, e non solo. Il Comune sta anche restituendo i soldi alle aziende che prima hanno comprato i lotti, poi vi hanno rinunciato. Come le aziende sequestrate a Michele Licata. Anche lui, il re delle sale ricevimenti, e maxi evasore fiscale, nel suo monopoli aveva messo gli occhi sull’area artigianale.
Doveva essere la zona in cui svilupparsi il cuore produttivo di Marsala, con l’insediamento di nuove aziende, grazie all’intervento del Comune.
Il patto era chiaro. Il Comune realizzava infrastrutture, come strade e parcheggi in una zona abbandonata, e le imprese facevano richiesta per acquistare i lotti. Ne sarebbero diventati proprietari a tutti gli effetti. Ma negli anni sono stati pochi a fare richiesta al comune per l’area realizzata nel 2008 al costo di circa 4 milioni di euro. Costi altissimi, imprese scoraggiate, e tutto fermo.
Poi nel 2012, finalmente, si sono ridotti i costi per acquisire i lotti. Un’operazione andata avanti per anni, che dopo interventi vari, ha portato alla riduzione del 70% del prezzo dei lotti. Il costo di un lotto è passato da 92 euro a metro quadrato a soli 27 euro e la locazione da 3 mila a 500 euro l’anno. L’iter di riduzione dei costi cominciò con l’amministrazione Carini, poi portata a termine durante l’amministrazione Adamo. Il 31 gennaio 2013, con il nuovo listino prezzi, venne emanato un avviso pubblico per i lotti non ancora assegnati.
Tra gli imprenditori, che sicuramente non avevano problemi di liquidità, che avevano messo gli occhi sull’area artigianale c’era anche Michele Licata. Michele Licata è conosciuto da tutti. E’ uno dei più noti imprenditori marsalesi, titolare del più grosso albergo della provincia, il Baglio Basile, a Petrosino, e di altre strutture turistico - alberghiere: il Delfino, il Delfino Beach Hotel, la Volpara, e altre società.
Nel 2015 finisce su tutti i giornali. La Procura di Marsala, infatti, chiede e ottiene per lui il sequestro di tutti i beni: 127 milioni di euro. Non solo le società, anche gli immobili, i conti correnti, tutto. La Procura sostiene che l’impero di Licata sia basato su una colossale truffa allo Stato, per un’evasione seriale di tasse e imposte. Il sequestro riguarda lui, sua moglie Maria Vita Abrignani, le figlie Valentina, Clara Maria e Silvia, la madre Maria Pia Li Mandri e il genero Roberto Cordaro.
E’ un fatto eclatante. Noi siamo abituati a vedere, infatti, il sequestro dei beni, per imprenditori vicino alla mafia. Quello che subisce Licata è invece il più ingente sequestro mai subito in Italia non attinente a fatti di mafia. Licata è stato condannato a 2 anni e mezzo in appello.
Anche lui, prima dei guai giudiziari, aveva intenzione di mettere su qualcosa all’area artigianale. Poi però, nel 2014, ci rinuncia. E adesso il Comune ha rimborsato le somme versate dalle sue due aziende ora sotto sequestro e in amministrazione giudiziaria.
Nelle scorse settimane, infatti, il Comune di Marsala ha liquidato circa 130 mila euro a due aziende che inizialmente avevano comprato alcuni lotti e poi vi hanno rinunciato.
Si tratta della Sweet Temptation Srl e L’Arte Bianca Srl, alle quali il Comune ha rimborsato rispettivamente 65.927,60 euro e 65.835,90 euro, come rimborso delle somme versate a titolo di acquisto dei lotti 27 e 27, 28 e 29 ricadenti nell'area artigianale.
Oggi su 45 lotti 41 sono stati assegnati, ma una sola impresa è riuscita a realizzare il proprio stabilimento. Restano quindi 4 lotti da assegnare. Soltanto quattro sono i progetti approvati, per un totale di 12 lotti. E solo un progetto realizzato. 29 lotti sono ancora senza progetto. Con una situazione di stallo che va avanti da anni. Come mai? Un po’ la congiuntura economica, un po’ le condizioni in cui si trova l’area, sempre più abbandonata. Nel corso degli anni, c’è da dire, molte cose sono cambiate, soprattutto per le imprese, che faticano a portare avanti progetti di lungo periodo.
“Mi attiverò per capire com’è lo stato dell’arte e che tipo di agevolazioni possono avere le imprese che decidono di investire sulle aree artigianali e le convocherò”, ha detto l’assessore alle Attività Produttive di Marsala, Oreste Alagna.
Certo è che il Comune ha investito tanti soldi in questi anni in quella zona, circa 7 milioni di euro. E durante la precedente consiliatura sono stati approvati debiti fuori bilancio per 2 milioni e 800 mila euro relativi all’espropriazione di terreni per realizzare l’area artigianale.
Una zona che oggi è praticamente abbandonata, luogo di degrado e di inquinamento.