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24/02/2021 04:00:00

Rifiuti tra emergenza e mafia, ascoltato dai pm l'assessore Pierobon

 Il futuro politico dell'assessore regionale Alberto Pierobon è incerto, ma nel frattempo, prima è stato chiamato a testimoniare nel processo che vede imputato Paolo Arata, mentre la settimana scorsa e statio chiamato come persona informata sui fatti dai pubblici ministeri di Trapani che lo hanno sentito sull’inchiesta che riguarda il caos rifiuti e gli incendi negli impianti di riciclaggio.

Le inchieste aperte in realtà sono due. Una coordinata dal procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Paolo Guido, e l’altra dal procuratore aggiunto di Trapani Maurizio Agnello. 

Tra il 2018 e il 2019 c'è stato un incremento degli incendi che hanno danneggiato gli mpianti di rifiuti in Sicilia, si è passati da 60 a 99 e in questo contesto, secondo gli inquirenti si inserisce anche l'incendio che l'estate scorsa ha interessato  l’impianto di riciclaggio gestito dalla Trapani Servizi in contrada Belvedere. "Da tempo abbiamo posto attenzione su questi fenomeni raccogliendo dei dati che stiamo approfondendo – aveva detto Pierobon subito dopo l’incendio-. Una cosa è certa, il governo Musumeci non arretrerà neanche un millimetro e andremo avanti con l’opera di riforma e riordino del settore”.

L'assessore Pierobon è stato sentito per cercare di fornire delle notizie utili riguardo agli interessi che ruotano attorno all’affare rifiuti nel Trapanese. L’ipotesi degli inquirenti è che le fiamme sarebbero state appiccate per approfittare dell’emergenza.
 Il contesto locale si intreccia con quello generale su cui indaga la Procura antimafia di Palermo. Si indaga sull'interesse dei boss di diverse province, in particolare quelli di Palermo, Catania e Trapani.

Le attenzioni dei magistrati palermitani si concentrano anche sul piano della Regione siciliana. Un piano non ancora operativo perché fermo al Cga. Il Consiglio di giustizia amministrativa ha sospeso il parere e chiesto delle integrazioni.

Il punto di incontro fra le due inchieste è l’impianto gestito dalla Eco Ambiente all’interno della discarica della Vincenzo D’Angelo srl ad Alcamo. Fino al 31 maggio 2019 Eco Ambiente ha trattato i rifiuti provenienti dalla discarica di Bellolampo dietro autorizzazione della Regione. Procedure legate all’emergenza e autorizzate del servizio 7 Dipartimento regionale Acqua e rifiuti dove lavorava Marcello Asciutto, finito in manette nella vicenda Arata-Nicastri.