Anche questa quaresima, come quella dello scorso anno è segnata dalla pandemia. Un anno fa sono rimaste a tutti impresse nella mente le immagini di Papa Francesco, solo, a San Pietro. Se un anno fa la Pasqua al tempo del Covid era segnata dalla sorpresa e dalla paura per il nuovo nemico invisibile, quest'anno è una Quaresima di convivenza con il Covid. Monsignor Pietro Maria Fragnelli, Vescovo di Trapani, con quale spirito dobbiamo vivere questo periodo?
Con la pratica della gentilezza. Mi piace usare questa espressione di Papa Francesco nella sua ultima enciclica, che sottolinea il tratto relazionale diventato centrale nel cammino della Quaresima e del tempo che viviamo condizionato dalla pandemia. Ritrovare la qualità delle relazioni, non si tratta di un atteggiamento superficiale o borghese quello della gentilezza. Si tratta di facilitare insieme in una relazione rinnovata, nelle famiglie. Assistiamo purtroppo a queste terribili notizie di femminicidi che vanno escluse e giudicate negativamente. Io in questa Quaresima incoraggerei l'impegno a diventare capaci di gentilezza, anche a livello sociale. Il concetto che mi piace molto è quello di essere artigiani della comunità. Nessuno di noi ha le soluzioni globali, però tutti noi possiamo correre verso la meta di una pace attraverso la capacità di cura delle persone con cui abbiamo a che fare. Essere artigiani della comunità significa concepire se stessi come un anello positivo che se viene meno non mette in discussione solo la propria persona ma mette in difficoltà l'intero percorso della vita familiare, sociale e, perchè no, ecclesiale.
E' stato l'anno in cui la parola “cura” ha avuto un significato molto particolare. Ed è essenziale prendersi cura dell'altro anche con la semplice gentilezza per uscire tutti insieme da questa emergenza. Il Covid anche quest'anno negherà a Trapani i Misteri.
Purtroppo sì. Manca solo una ratifica formale da parte delle istituzioni preposte. Noi stiamo comunque tentando, nella chiesa del Purgatorio, con una serie di appuntamenti, con le Scinnute, di dare attenzione ad ogni singolo “Mistero” e Ceto. In modo che le persone si sentano attenzionate non solo dalla Chiesa e dalla comunità, ma teniamo viva questa tradizione importante che viene da lontano e che speriamo possa tornare ad essere significativa. Sia perchè crediamo che i Misteri contribuiscono a tenere viva l'attenzione dei turisti da un lato, che sono sfida e risorsa allo stesso tempo. Ci aiutano a tenere alta l'attenzione ai cittadini poveri trapanesi. Non vorrei mancare di sottolineare che i volti dei migranti sono sfida e risorsa anche collegati con i Misteri. Quindi dai Misteri di Trapani arrivare al mistero Pasquale con una carica rinnovata nonostante le condizioni della pandemia.
La Diocesi di Trapani è molto presente nei social, soprattutto in questo anno. Come cambia il senso della comunità religiosa e della preghiera con i nuovi mezzi di comunicazione?
Questi nuovi codici comunicativi ci riguardano tutti. Ovviamente arriviamo a questo percorso con una differente attrezzatura sia a livello sociale che ecclesiale. E' un'occasione nella quale bisogna crescere un po' tutti. Non solo curando i problemi tecnici, non si tratta di modificare una struttura organizzativa, ma di portare nelle nuove metodologie quel lievito evangelico che fa la differenza. In questo sono convinto che la sosta che siamo stati obbligati a fare ci abbia messo nelle condizioni di accogliere voci e nuove domande che vengono dalla società. Anche se a volte sono voci difficili da registrare. Secondo me bisogna continuare con molta fiducia e formare il personale della comunicazione. Non nel senso di una specializzazione che crei delle categorie, ma persone che aiutino tutta la comunità a comunicare meglio.