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10/03/2021 16:50:00

All'Ariston con la corona di spine

di Dorotea Rizzo

Il festival di Sanremo si è concluso da qualche giorno con una media di 10 milioni e 715mila spettatori che hanno seguito, su Rai Uno, la serata finale e con il 53,5 per cento di share…questo, però, non è tutto. Durante la festa canora, non sono mancate ostentazioni che hanno fatto infuriare il Vescovo di Sanremo e Ventimiglia, mons. Antonio Suetta.

Il vescovo, infatti, definisce “sconcezze” le esibizioni del giovedì sera all’Ariston di Achille Lauro e di Fiorello con in testa una corona di spine, simbolo della Passione di Cristo. “A seguito di tante segnalazioni di giusto sdegno e di proteste riguardo alle ricorrenti occasioni di mancanza di rispetto, di derisione e di manifestazioni blasfeme nei confronti della fede cristiana, della Chiesa Cattolica e dei credenti esibite in forme volgari e offensive nel corso della 71 edizione del Festival della Canzone italiana a Sanremo, sento il dovere di condividere pubblicamente una parola di riprovazione e di dispiacere per quanto accaduto” sostiene il vescovo, che aggiunge :“il mio intervento a questo punto doveroso, è per confortare la fede “dei piccoli” per dare voce a tutte le persone credenti e non credenti offese da simili insulsaggini e volgarità, per sostenere il coraggio di chi con dignità non si accoda alla deriva dilagante, per esortare al dovere di giusta riparazione per le offese rivolte a Nostro Signore, alla Beata Vergine Maria e ai santi, ripetutamente perpetrate mediante un servizio pubblico e nel sacro tempo di Quaresima”.

La corona di spine, in effetti, “non può diventare un momento di banalissimo spettacolo” anche per don Pasquale Traetta, storico cappellano del Festival. Provocazione, desiderio di una esibizione fuori dagli schemi, fanno parte dello spettacolo ma…esiste un limite da rispettare tra il diritto all’ironia, dettata da una esigenza di spettacolarizzazione, e la blasfemia e la dissacrazione di simboli che appartengono al mondo cristiano, se non per vocazione religiosa almeno per doveroso rispetto: “Un conto è utilizzare il simbolo religioso in campo artistico, magari cogliendo un significato parziale, un altro è offendere il simbolo”. “Siamo fuori di testa” è il titolo della canzone vincitrice e conclude uno spettacolo fatto di tante “luci” ma anche di ombre.