di Dorotea Rizzo
Siamo in via Serradifalco a Palermo, una zona abbastanza trafficata da automobilisti e pedoni per la presenza della scuola e dei negozi. Accanto a palazzi in struttura moderna, oltre il cancello in metallo un pò trasandato e scarabocchiato, riusciamo a scorgere subito con lo sguardo le torri merlate della Villa Alliata di Pietratagliata costruita nel 1884-85 in stile neogotico, con attorno il giardino.
Della villa è rimasto un rudere pesantemente vandalizzato su cui, oggi., si stanno concentrando i lavori di ristrutturazione seguiti dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e ambientali. L’assessore in persona, Alberto Samonà, si è recato nel cantiere avviato due anni e mezzo dopo la vendita all’asta dell’immobile e l’acquisto da parte di un privato, per accertarsi della presunta demolizione della merlatura segnalata da alcuni cittadini: “A nostra precisa richiesta di chiarimenti la direzione dei lavori ha rassicurato di avere rimosso esclusivamente parti pericolanti , per metterle in sicurezza e restaurare la stessa merlatura , che sarà quindi ricollocata per come prevede il progetto di restauro.”
La villa, a dire il vero, ha un aspetto tetro, accentuato dai racconti di magia nera e spiritismo che l’antico proprietario, il principe Raniero Alliata di Pietratagliata, nobile siciliano taciturno e con una personalità eccentrica, amava praticare chiuso nella sua dimora, occupandosi anche di entomologia.
Come sostiene l’assessore ai Beni Culturali, il principe Raniero “ebbe la meritata luce grazie al romanzo storico il Principe Mago di Bent Parodi di Belsito (giornalista e nipote prediletto di Raniero) che racconta gli ultimi trent’anni di quest’uomo fuori dalle regole, che visse una straordinaria avventura in compagnia della solitudine e del proprio mondo interiore in un luogo di grande suggestione come Villa Alliata di Pietratagliata , rimasta per decenni nell’oblio, sepolta dal cemento dei palazzi circostanti e depredata dei suoi preziosi arredi . Ecco perché questo libro rappresenta anche il senso di una rinascita, nel nome della cultura, dell’arte e della nostra storia”. La villa pare che sia destinata a diventare un albergo, anche questo un mistero, ma è rimasto ancora impresso nella memoria il racconto sulle usanze del principe che, verso le 18:00, si affacciava dalla finestra del castello con in mano un teschio che teneva stretto tra i denti una pergamena.
Il principe amava farlo oscillare mentre pronunciava un anatema, una sorta di maledizione rivolta ai parenti soprattutto e agli speculatori edilizi che avevano rovinato la Conca d’Oro e a tutta l’umanità, salvando solo gli eletti, l’elite più illuminata, di cui anche lui, naturalmente, faceva parte. Sotto questi “buoni auspici” abbiamo solo da sperare in un recupero della villa da dimora principesca, dalla storia cupa e tetra, a un luogo un po' più allegro e vacanziero.