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11/04/2021 06:00:00

Riscopriamo il nostro territorio / 3: Erice 

Una bellezza misteriosa, quasi mistica avvolge Erice, il piccolo e caratteristico borgo medievale situato sulla vetta dell’omonimo monte, a 751 metri d’altezza, affacciato sul mare della bella Sicilia.

Città fenicia e poi greca, Erice prende il nome da Eryx, figlio di Bute ed Afrodite, che fu poi ucciso da Eracle.

Delimitata da boschi, circondata da mura e bastioni, Erice è un incantevole labirinto di stradine acciottolate, vicoli strettissimi ed improvvisi scorci da sogno.

Grazie alla sua posizione, dalla città si può godere di panorami meravigliosi: da un lato il Golfo di Trapani e le Saline e le isole Egadi, dall’altro la vallata di ValdericeCustonaci e le vaste, verdi terre circostanti.

Erice era nota per essere sede del tempio dove nell’antichità veniva adorata Venere: il monte Eryx era difatti punto di riferimento per i navigatori, dei quali la dea divenne protettrice.

Di notte vi era un grande fuoco accesso situato all’interno dell’area sacra, che fungeva appunto da faro.

La fama di questa “Venere Ericina” fu tale che il suo culto si diffuse in tutto il Mediterraneo: ad ella fu dedicato un tempio persino a Roma.

 

All’ingresso della città, subito dopo l’arco principale, oggi si trova il Duomo.

Venne eretto nel 1312 da Federico D’Aragona e dedicato alla Vergine dell’Assunta, è realizzato in stile neo-gotico: all’interno la chiesa è di una bellezza abbagliante, ricoperta di candido merletto bianco. Al suo fianco svetta la Torre di Re Federico: salire i sui 110 scalini per ammirare Erice dall’alto è sicuramente una piccola fatica, ricompensata però da un panorama mozzafiato!

Partendo da qui, si procede poi verso il centro del paese.

Il modo ideale per conoscere davvero Erice però, è perdercisi: sì, perché qui ogni stradina, ogni vicolo, ogni angolo nasconde tesori preziosi.

Uno scorcio improvviso da cui si vede il mare, il profumo di zucchero e miele proveniente da una pasticceria storica, una chiesa nascosta, il negozio di meravigliose ceramiche realizzate a mano e centinaia di piatti esposti, dai mille colori.

E magari, passeggiando, potrete gustare le famose genovesi ericine, con quella deliziosa crema al latte racchiusa in uno scrigno di frolla, oppure un biscotto alle mandorle, una deliziosa cassatella e le mille altre prelibatezze che offre questa piccola città.

Tappa obbligatoria, poi, è ovviamente il celebre Castello di Venere: realizzato in epoca normanna, sorge proprio a strapiombo sulla rocca.

Fu costruito intorno al dodicesimo, tredicesimo secolo sui resti di un antico tempio dedicato al culto della dea della fecondità.

Si tratta di un luogo che nell'antichità attraeva visitatori provenienti da tutto il Mediterraneo: con il passare dei secoli il culto rimase il medesimo, anche se mutava il nome femminile della dea. Al tempo dei Fenici veniva adorata Astarte, per i Greci era Afrodite e con i Romani si passò al culto di Venere.
Con l'arrivo dei cattolici Normanni, le dee furono infine sostituite dalla Vergine Maria.

E dal castello, lo spettacolo è davvero meraviglioso: panorami mozzafiato che comprendono la catena di monti che cingono la pianura di Trapani, Capo San Vito, il promontorio di Cofano, il porticciolo di Bonagia.

Accanto al castello ci sono le Torri Pepoli e la villa comunale Balio.

Qui è situato un piccolo bar, fuori dal quale, in una bella giornata di sole, è possibile sorseggiare una birra, o gustare un cannolo, ed insieme ammirare il panorama, circondati dalla natura.

I viali del Balio sono particolarmente suggestivi: sembra infatti di trovarsi in un giardino mistico, tra arbusti e siepi, ringhiere, lampioni in ghisa, romantiche fontane e steli di marmo perfettamente inglobati in quel piccolo paradiso verdeggiante.

Sotto le Torri c’è la suggestiva Torretta Pepoli, realizzata per il conte Pepoli.

Egli qui soleva invitare ospiti illustri ed eruditi, circondato dalle bellezze della natura.

Infine, non possiamo non menzionare le Mura Ciclopiche: si tratta di Mura Elimo-Puniche realizzate a difesa della città tra il VII ed il VI sec A.C., implementate poi dai Fenici.

Quest’imponente cinta muraria parte da Porta Trapani fino a Porta Sapada, ed è costituita da megaliti squadrati che raggiungono diverse tonnellate di peso.

Su alcuni massi è persino ancora visibile l'incisione di alcune lettere dell'alfabeto fenicio.

Nei pressi delle Mura, sorge anche la piccola chiesa di Sant’Orsola: preceduta da un cortile, con una facciata semplice e lineare, al suo interno svela una struttura che è la somma di due chiese.

Una, in stile gotico catalano, realizzata nel 1413 in onore di Sant’Orsola, l’altra in stile rinascimentale, costruita invece nel 1451 e dedicata a Santa Maria di Gesù.

Ma Erice non è soltanto questo.

Erice ha un duplice volto: è luminosa e tranquilla nei giorni in cui il sole splende alto sulla montagna e rende meravigliosi scorci e panorami.

In questi momenti la città diventa un luogo di pace e la vallata ai suoi piedi brilla maestosa, insieme ai suoni della natura e al profumo dei primi fiori che sbocciano dopo l’inverno.

Ha però un’altra faccia, quella mistica, quando le nuvole circondano la cima del monte e la nebbia avvolge completamente la città.

Erice tra le nebbie sembra quasi un mondo a parte, un mondo magico, ultraterreno, un’altra Avalon.

Tutto, le chiese, il castello, le case, le vecchie rovine di cui muschio e rampicanti hanno ormai ripreso possesso, ogni cosa è avvolta da un alone di mistero, come se un velo separasse il paesino dal mondo reale.

Ed è in quei momenti che Erice si apprezza ancora di più.

Non è soltanto una meta da non perdere in Sicilia: è un luogo in cui far ritorno, più d’una volta.

Perché ogni volta è una città diversa, e vi si scopre un nuovo luogo, un nuovo mistero, rimasto fino a quel momento celato.