Risarcimento danni di 1 milione di euro per ognuno dei 18 pescatori bloccati a Bengasi per 108 giorni. E’ la richiesta che hanno avanzato nei confronti del Governo libico i marittimi (otto italiani, sei tunisini, due indonesiani e due senegalesi) rimasti per mesi in prigione in seguito al sequestro avvenuto il primo settembre scorso dei due motopesca mazaresi “Medinea” e “Antartide” in acque internazionali, a circa 35 miglia dalle coste libiche. L
‘istanza e’ contenuta in una lettera firmata dagli stessi componenti dell’equipaggi (Pietro Marrone, Onofrio Giacalone, Giovanni Bonomo, Michele Trinca, Vito Barracco, Salvo Bernardo, Fabio Giacalone, Giacomo Giacalone, Karoui Moha- med, Ibrahim Mohamed, Mathlouthi Habib, Ben Haddada M’hamed, Jemmali Farhat, Ben Thameur He- di, Moh Samsudin, Indra Gunawan, Daffe Bavieux e Ben Thameur Lys- se) inviata alla Libia e per conoscenza anche al governo italiano, all’Ue e all’Onu.
“Abbiamo patito le pene dell’inferno – hanno scritto, come riporta il Giornale di Sicilia – le guardie non perdevano occasione per sparare in aria. Oggi tutti noi scontiamo le conseguenze psico-fisiche di quei giorni insieme ai nostri familiari e pretendiamo un’indagine decisa da parte di tutti voi, affinche’ tali eventi non abbiano piu’ a verificarsi”.
A sostenere la richiesta dei 18 pescatori sono stati i sindacalisti Tommaso Macaddino (Uila Pesca) e Giovanni Di Dia (Flai Cgil) che hanno affermato: “sulla vicenda e’ calato il silenzio, ancor piu’ inquietante per il fatto che nell’agenda dei recenti colloqui fra il Governo italiano ed il nuovo Governo libico non e’ stata affrontata la questione della sicurezza dei nostri pescatori nelle acque internazionali davanti la Libia”. (ANSA)