Polmonite interstiziale bilaterale da Sars-Cov-2. Era quello che gli avvocati avrebbero voluto evitare per Antonio Vaccarino. Avevano infatti chiesto più volte i domiciliari al posto del carcere, che però sono stati sempre negati (ne avevamo parlato qui).
Almeno fino a martedì scorso, quando finalmente la Corte d’Appello di Palermo, dopo un anno e mezzo di carcere preventivo, ha accolto l’istanza dei legali dell’ex sindaco di Castelvetrano, Giovanna Angelo e Baldassare Lauria.
Le sue condizioni sono state definite “severe” dall’ospedale di Catanzaro, dove Vaccarino è al momento ricoverato al reparto di malattie infettive , in terapia intensiva ad ossigenazione ad alti flussi.
I 75 anni d’età e le patologie pregresse, dalla cardiopatia ischemica all’aritmia per fibrillazione atriale persistente (solo per citarne alcune), in relazione al Covid, “consentono – si legge nell’ordinanza della prima Sezione Penale della Corte di Appello di Palermo – di rivalutare, per elementi sopravvenuti, la pericolosità sociale del prevenuto, dovendosi da un lato escludere l’eccezionale rilevanza delle esigenze cautelari riconosciute dal Tribunale del Riesame e,
dall’altro, dovendo ritenersi attenuata l’intensità delle ordinarie esigenze che in un soggetto come il Vaccarino, in stato di grave decadimento fisico, possono essere adeguatamente neutralizzate con la misura degli arresti domiciliari, da eseguirsi, allo stato, presso l’ospedale ove il prevenuto è
ricoverato ed alle dimissioni presso il domicilio che eleggerà”.
Si dirà, ma non ci si poteva pensare prima? Forse.
Però, si legge sempre nell’ordinanza, la relazione dell’ospedale sarebbe “pervenuta solo in data 19.04.2021, dopo molteplici sollecitazioni”.
“E’ una buona notizia – ha dichiarato ai nostri microfoni l’avvocato Giovanna Angelo - Certo, avremmo preferito che la nostra istanza fosse stata accolta prima. Speriamo che lo stato di salute del professore Vaccarino possa migliorare e che si possa negativizzare. Diversamente non sarà possibile trasferirlo, visto che i medici stessi, fino ad un paio di giorni fa, hanno considerato inopportuno per lui affrontare questo viaggio da Catanzaro”.
Intanto a Caltanissetta va avanti il processo di revisione della vecchia condanna per droga di Vaccarino, quella del 1997, basata soprattutto sulle esternazioni di Vincenzo Calcara.
Pochi giorni fa l’ex sindaco avrebbe dovuto partecipare in videoconferenza ad una udienza in cui sarebbe stato escusso un teste. Ma le sue condizioni si sono aggravate e, dato che non è stato possibile fare l’acquisizione della rinuncia per iscritto, l’udienza è stata rinviata.
Calcara è l’ex pentito, considerato attendibile dalla procura di Palermo, ma un “inquinatore di pozzi” dalla proccura di Caltanissetta.
Vaccarino invece è stato ritenuto un elemento valido e affidabile dalla procura di Caltanissetta, con la quale ha collaborato fornendo utili apporti alla condanna di Matteo Messina Denaro come uno dei mandanti delle stragi di Capaci e di via D’Amelio.
Evidentemente di parere opposto la procura di Palermo, che invece lo ha accusato di favorire la latitanza del boss di Castelvetrano, facendolo condannare a sei anni.
Secondo l’accusa, avrebbe ricevuto dal colonnello della Dia di Caltanissetta (Marco Alfio Zappalà) delle trascrizioni di un’intercettazione che avrebbe poi girato ad un tizio che in passato aveva ricevuto una condanna per mafia.
La procura di Palermo ottenne invece una condanna di 4 anni per il colonnello. Entrambi hanno fatto ricorso in Appello e sono in attesa di sapere la data del processo.
Vaccarino collaborò anche con i servizi segreti, arrivando ad un passo dalla cattura del superlatitante nei primi anni del 2000 (attraverso il conosciuto carteggio “Svetonio-Alessio”). Operazione non andata a buon fine per una fuga di notizie.
All’epoca i servizi erano capitanati da Mario Mori.
Anche Mori attende l’appello, dopo la condanna a 12 anni per la presunta trattativa Stato-mafia.
E anche lui, “buono” per Caltanissetta, “cattivo” per Palermo.
Una vicenda complicata, di cui ci siamo occupati in diversi approfondimenti, e che sembra non concludersi mai.
Egidio Morici