Per la Sicilia non avere un collegamento stabile sullo Stretto (ponte o tunnel che sia) significa perdere 6,54 miliardi l’anno, pari al 7,4% del Pil regionale. A tanto ammontano i costi dell’insularità secondo il documento “Stima dei costi dell’insularità della Sicilia” voluto dall’assessore all’Economia della Regione Sicilia Gaetano Armao ed è stato curato dagli uffici della Regione siciliana con il supporto dell’istituto di ricerca Prometeia.
Inoltre, come riportato in un articolo di Nino Amadore sul dorso “Sud” del Sole 24 ore, emerge che “il gap della Sicilia in termini di maggiori costi di trasporto è particolarmente evidente, in quanto rappresenta la regione italiana con il costo medio più alto” sia in Italia che rispetto all’Europa a 28. La stima dei costi è stata fatta dal’Istituto Bruno Leoni che ha applicato al caso siciliano un modello econometrico già sperimentato per la Sardegna, tenendo conto di alcune variabili. Emerge che il gap della Sicilia in termini di maggiori costi di trasporto la rende la regione italiana con l’indice più elevato.
Sempre secondo quanto riportato su Sud del Sole 24 Ore, altro tema è la riduzione dei prezzi innescata dalla riduzione una tantum dei costi di trasporto. La condizione di insularità, infatti, inciderebbe sulla competitività del sistema produttivo siciliano: “L’effetto positivo di una riduzione tale da equiparare i costi di trasporto della Sicilia a quelli medi del Mezzogiorno” provocherebbe “un aumento del Pil complessivo regionale (2018) pari al 6,8%, quantificabile in circa 6,04 miliardi l’anno”.