“Preoccupati per la politicizzazione e il caos organizzativo dei parchi archeologici siciliani”. Lo scrivono in un documento diverse associazioni ed enti come la confederazione Archeologi, Assotecnici, Italia Nostra, l'associazione dei professionisti dei beni culturali, l'associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli.
Nel documento sottolineano che in questi giorni l’assessore dei Beni Culturali della Regione Siciliana sta procedendo alla nomina dei componenti i Comitati tecnico-scientifici dei 13 Parchi archeologici siciliani, ai sensi del Titolo II della L.R. 20/2000 e attualmente commissariati. Per questi Comitati, come per il Consiglio del Parco della Valle dei Templi di Agrigento è prevista la presenza dei sindaci dei comuni interessati che, con gli altri membri, cioè il soprintendente e tre esperti, hanno diritto di voto sui pareri tecnici con potere decisionale e non consultivo, come invece avviene nei Parchi archeologici statali.
Le associazioni firmatarie del documento esprimono “grave preoccupazione per la tutela del patrimonio archeologico, in particolare per la presenza di rappresentanti politici in tali comitati e, più in generale, rispetto all’attuale caos organizzativo dei 14 Parchi archeologici siciliani”.
“A vent’anni dalla L.R.20/2000 che ha istituito il “sistema dei parchi archeologici siciliani”, questi luoghi della cultura, infatti, versano in una crisi istituzionale e gestionale che sembra irreversibile, e per la quale è necessaria una revisione sulla base della più recente normativa nazionale di tutela”, continua il documento.
“I 14 Parchi, infatti, sono stati inglobati, nel giugno 2019, entro megaservizi che esorbitano ampiamente dai limiti territoriali disposti dai decreti di perimetrazione, giungendo ad una vastità incomprensibile, a volte fino ad estensioni provinciali. Dentro queste strutture sono stati accorpati tutte le aree archeologiche demaniali e i musei di qualunque tema, grandi e piccoli, sparsi nei territori. L’obiettivo dichiarato di tali accorpamenti è “la gestione dei custodi”. Non ci si è posti, invece, la questione della dotazione di archeologi da assegnare a queste strutture. Per cui adesso, come risulta dalla tabella che alleghiamo, solo 4 di questi Parchi sono diretti da archeologi e nessuna delle molte unità operative che hanno tale competenza ha un responsabile archeologo”.
Per le associazioni questo organigramma – privo delle dovute competenze specialistiche, e la stessa composizione, in larga parte non tecnica – dei Comitati tecnico-scientifici è in evidente contrasto con l’ordinamento professionale.
In più, sottolinea sempre il documento, attualmente solo per una minima parte dei fondi europei del Programma 2014- 2020 sono stati approntati progetti sui beni culturali,dei quali assegnati appena 900.000 euro a fronte dei 65 milioni destinati all’Assessorato dei Beni Culturali”.
Per le associazioni occorre restituire a questi Istituti regionali di tutela “l’assetto organizzativo previsto dalle leggi, riassegnando ai suoi componenti i compiti di ricerca scientifica, conservazione, valorizzazione, fruizione e gestione del patrimonio archeologico loro affidato”.