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29/05/2021 06:00:00

La banda del bancomat. Il marsalese Domenico Savalla tradito dalle ... scottature

 A tradirlo sono state le scottature. Domenico Savalla, uno dei componenti della banda marsalese del bancomat, si era recato dai carabinieri per denunciare il furto della sua auto, una Fiat Punto.
La vettura, utilizzata nel “colpo” messo a segno ai danni della banca Intesa di Marsala, venne rinvenuta bruciata. Dopo il ritrovamento della macchina, gli investigatori si recarono a casa di Domenico Savalla e notando che presentava delle scottature, lo hanno messo alle strette, fino a farlo crollare. Ad incendiare la Punto era stato lui, simulandone poi il furto.

E' uno dei particolari dell'operazione che ha portato all'arresto della "banda" dei bancomat e che stiamo raccontando in questi giorni su Tp24. 

Domenico Savalla ha raccontato di essere stato ingaggiato da Fabrizio Stabile per prendere parte al furto, assieme ad altri cinque soggetti “con accento palermitano e catanese”. Ha anche indicato il luogo dove venne ripulita la cassaforte: una proprietà di Domenico Zerilli. E nell'abitazione di quest'ultimo, a testimonianza che Domenico Savalla non aveva mentito, è stato rinvenuto il flessibile utilizzato per aprire la cassaforte, contenente 72 mila euro.

Dalle indagini è poi emerso che il furto venne perpetrato dal gruppo catanese, capeggiato da Andrea Tropea, con l'ausilio di Isidoro Salvatore Rallo, Bartolomeo Rallo, Vincenzo Fabio Licari, Domenico Salvatore Zerilli, Fabrizio Stabile e Domenico Savalla.

Il 10 luglio del 2019, la banda raggiunge contrada Paolini. Dopo aver divelto un vetro blindato, i banditi utilizzando un escavatore sono riusciti a sradicare lo sportello bancomat. Poi la fuga, lasciando sul posto l'escavatore e un autocarro Iveco con i motori ancora accesi. I due mezzi, di proprietà e nella disponibilità di Bartolomeo Rallo, erano stati prelevati in contrada San Michele Rifugio da un'area adibita alla sosta dei mezzi della ditta di movimento terra “Evolution Scavi” di cui lo stesso Bartolomeo Rallo è amministratore. Oltre all'escavatore e all'autocarro i malviventi aveva utilizzato anche due auto: una Fiat Stilo e una Fiat Punto.

La banda trapanese del bancomat, capeggiata da Massimiliano Salafia e Antonino Anselmo , aveva una caratteristica. I componenti, infatti, sono legati tra di loro da vincoli di parentela, ovvero di amicizia. Del gruppo faceva parte anche una donna: Maria Barbera che è la convivente di Massimiliano Salafia. C'era, poi, Gaetano Barbera che è il padre di Maria. Francesco Mancuso è, invece, legato sentimentalmente alla figlia di Antonino Anselmo; mentre Piero e Rosario Maisano sono fratelli.

E se non c'era il vincolo di parentela, a legare i componenti era l'amicizia, come quella tra Massimiliano Salafia e Antonino Anselmo e come quella tra quest'ultimo e Giuseppe Di Dio. Anselmo e Di Dio erano talmente uniti che nel giugno del 2004 sono stati sottoposti, entrambi, a misura cautelare per spaccio, furto ed estorsione.

Il capobanda, Massimiliano Salafia, ha la passione per i cavalli. Secondo una intercettazione, avrebbe pianificato una “spaccata” - così viene chiamata in gergo il furto di una cassaforte con l'utilizzo di escavatori o di materiale esplosivo – mentre era all'ippodromo di via Antonio Franco.

La sua specialità, secondo gli inquirenti, è quella di aprire i bancomat, utilizzando martelli pneumatici o smerigliatrici angolari. Una posizione di vertice in seno alla banda, l'aveva, però, anche Antonino Anselmo. Già sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, con alle spalle precedenti per reati in materia di stupefacenti e contro il patrimonio, secondo quanto emerso dalle risultanze investigative, operava su un piano analogo a quello di Massimiliano Salafia, individuando gli istituti di credito da assaltare e pianificando altri reati.

E il ruolo dell'unica donna della banda? Eseguire sopralluoghi negli istituti di credito e mantenere i contatti con il catanese Andrea Tropea attraverso applicazioni di messaggistica.

Tra le tre bande, specializzate nell'assalto ai bancomat, sgominate dalla polizia, quella più pericolosa era quella marsalese. Diversi componenti, infatti, risultano essere affiliati alla locale famiglia mafiosa.
A capo un fedelissimo del boss Natale Bonafede, ossia Isidoro Salvatore Rallo che nel 2004 venne arrestato nell'operazione antimafia denominata “Peronospera 2”.
Dalle risultanze investigative è emerso che è stato lui ad ideare la “spaccata” ai danni dell'ufficio postale di Birgi. Un altro soggetto ritenuto vicino al boss Natale Bonafede è Vincenzo Fabio Licari che è stato denunciato nell'ambito dell'operazione “Black out” e sottoposto a misura restrittiva per aver agevolato la latitanza del boss Francesco De Vita. Il suo compito era quello di intrattenere rapporti con la banda catanese. E nell'operazione Peronospera venne coinvolto anche un altro componente del gruppo marsalese: Domenico Salvatore Zerilli.