La targa in memoria di Giovanni Gentile non è piaciuta a La Sinistra per Castelvetrano e a Pietro Di Gregorio del presidio locale di Italia Nostra.
“Quali cittadini antifascisti – scrivono da La Sinistra per Castelvetrano - memori dei danni provocati dallo Stato etico verso cui non nutriamo alcun pensiero riverente, ci dissociamo dalla sua esaltazione, ribadendo che la dittatura fascista sostanziata nel pensiero monocratico e nell’etica del popolo, fu di fatto un regime totalitario, come tale annichilì con violenza le voci discordanti e non produsse nessuna concordia civile, bensì nefandezze”.
Le scoperture delle targhe sono avvenute il 29 maggio scorso, giorno della sua nascita avvenuta nel 1875.
Il riferimento è al testo della targa esplicativa, affissa insieme a quella col nome e le date di nascita e di morte che sostituiva quella ammalorata. “Come assertore dello stato etico – si legge - ne teorizzò il valore universale ai fini della concordia civile”.
Una cerimonia alla presenza del sindaco Alfano e dell'assessore regionale alla cultura, il leghista Alberto Samonà, su iniziativa del Centro internazionale di cultura filosofica Giovanni Gentile.
In una nota indirizzata al sindaco, invece, l’ingegnere Di Gregorio spiega che non si può celebrare il filosofo senza ricordare gli errori e le contraddizioni del politico. E in modo molto diretto, chiede che la targa venga tolta, insieme al monumento a lui dedicato nel sistema delle piazze.
Ecco di seguito la nota integrale:
Spett. Sig Sindaco,
credo che l’apposizione di una targa in memoria di G. Gentile sia stato un errore. Il pensiero filosofico del nostro concittadino, negli anni recenti è stato certamente rivalutato, anche a sinistra. Non so se sia un bene. Non mi intendo di filosofia. Mi limito a prenderne atto. Ma Giovanni Gentile non fu solo un filosofo.
Fu un teorico del Fascismo, e come ci ricorda il prof. Claudio Riolo, docente di Storia Politica, presso l’Università di Palermo, “fornì la giustificazione filosofica dello stato totalitario e, con il Manifesto degli intellettuali fascisti, ne giustificò le misure liberticide”. Aderì poi alla Repubblica di Salò. Quindi celebrare il suo ruolo politico significa camminare sul filo del rasoio dell’apologia del Fascismo.
Ad onor del vero, per ciò che attiene alla personalità del filosofo, Norberto Bobbio ritiene che “nonostante la sua adesione al fascismo, la sua interpretazione distorta del liberalismo che lo portò a vedere la piena attuazione dell’idea liberale in uno stato di polizia, Gentile rimase nell’animo e nel costume un liberale all’antica e cercò spesso con la sua opera personale di rimediare, specie nel campo della vita intellettuale, alle malefatte del regime”.
In conclusione non si può celebrare il filosofo senza ricordare gli errori e le contraddizioni del politico. Quella targa stende un velo grigio sul suo operato e alla fine non rende merito all’uomo. Capisco l’entusiasmo dell’Assessore Samonà, dati i suoi trascorsi politici, ma non credo proprio che i castelvetranesi debbano “rivolgere a Lui riverenti il pensiero”. Quella targa va tolta, come quell’orrendo strappo della prospettiva della nostra piazza.
Se si vuol ricordare il nostro concittadino, lo si può fare con il contributo di tutti, valutando tutti gli aspetti della personalità e del pensiero di Giovanni Gentile. Diversamente si cade nella celebrazione divisiva. Lo si può sempre fare, Ma non in nome (e a spese) di tutti i castelvetranesi.
EM