Con i primi vespri di stasera alla presenza delle autorità cittadine e della deputazione del Santuario, si aprono a San Vito Lo Capo i festeggiamenti per il patrono san Vito Martire la cui festa ricorre il 15 giugno. Anche quest’anno il programma non prevede nè lo sbarco, nè la processione nei gli eventi collaterali che animano il territorio ma saranno i fedeli a recarsi a rendere omaggio al simulacro del Santo che si conserva in Chiesa.
Oggi alle ore 18.30 nel giardino del Santuario-Fortezza il vescovo Pietro Maria Fragnelli presiederà la Santa Messa. Subito dopo avrà inizio la cerimonia dell’offerta dei mille ceri al santo: il primo ad offrire un cero sarà il vescovo, poi le autorità, il clero, le suore, le associazioni cattoliche e le comunità parrocchiali del territorio, le famiglie e alle ore 23 la deputazione del Santuario. L’offerta dei ceri – mille è un numero simbolico - sarà accompagnata dalle note della Banda musicale di San Vito Lo Capo.
La devozione a Santu Vitu nella Diocesi di Trapani
(a cura di don Piero Messana, direttore dell’ufficio diocesano per i beni culturali)
“Santu Vitu” è certamente il Santo la cui devozione, giunta finta i nostri giorni, è attestata nel territorio di Trapani fin dai tempi più antichi. Il Santuario di San Vito Lo Capo, che risale al cristianesimo antico, ne è certamente la testimonianza più eloquente.
I pellegrinaggi al santuario di san Vito Lo Capo provenivano da tutta l’Isola e i pellegrini annotavano la testimonianza della loro devozione nel “Libro dei Miracoli di San Vito”, ora conservato al Museo Pepoli.
Ma anche il primo nucleo di Alcamo (XII sec.) porta ancora oggi il nome del Santo e si sviluppa attorno all’eponima chiesa. E sempre ad Alcamo era intitolato al Santo il più antico ospedale cittadino. Anche a Calatafimi fin dal sec. XV fu edificata una chiesa in suo onore. L’antica Erice onorava il Santo come suo cittadino e non mancano nelle sue chiese altari a lui dedicati.
Nè era da meno la città di Trapani. Nel Santuario dell’Annunziata, la cappella alla destra della Madonna (cioè la più importante) era dedicata San Vito e la sua immagine era venerata nelle chiese cittadine. Di esse. Le più insigni sono conservate al Museo Pepoli, in Vescovado e nella Chiesa del Purgatorio.
Nonostante la immutata devozione a san Vito attraverso i secoli possiamo affermare che di lui non sappiamo molto. Le uniche notizie che possiamo riportare sono che si tratta di un giovane discepolo di Cristo e suo martire, il cui culto è attestato in Lucania e in Sicilia nel VII secolo. Solo antiche leggendarie narrazioni, le Passiones, ci aiutano a colmare questa scarsità di notizie. Esse risalgono al VII/VIII secolo e raccontano della nascita di Vito in Sicilia, del suo viaggio in Lucania e del suo martirio a Roma, sotto l’impero di Diocleziano, all’inizio del IV secolo. Il racconto si conclude con la narrazione degli angeli che lo trasportano alla foce del fiume Sele in Lucania dove muore e trova sepoltura.
Nonostante la scarsità di documentazione storica sulle sue vicende, tuttavia la storicità della sua esistenza non può essere messa in dubbio per l’antichità delle fonti, come i “Sacramentari”, che già nel V secolo riportano la sua memoria liturgica.
Il suo culto conobbe fin dall’antichità una straordinaria diffusione è già alla fine del V secolo esistevano a Roma delle chiese a lui intitolate.
È certamente uno dei santi più venerati nel Medio Evo, in Italia e nei Paesi dell’Europa centrale e settentrionale. Nei Paesi nordici San Vito è annoverato tra i 14 Santi Ausiliatori.
Il Santo è invocato contro i morsi di cani rabbiosi, contro la Chorea, contro lo “scanto” (paura provocata da un trauma), contro attacchi demoniaci, contro gli spiriti maligni, contro il fuoco e contro il fulmine.
È protettore dei ballerini, attori e albergatori.