Le pagelle, la campanella che annuncia la fine dell’anno scolastico, la corsa dalle mamme che per 200 giorni li hanno attesi davanti al portone.
E cosi, dall’oggi al domani, migliaia di bambini cambiano abitudini, stili di vita e persino la scansione del tempo.
Se un repentino cambiamento può provocare qualche disagio agli adulti siamo sicuri che per gli adolescenti tutto scorra liscio?
Eppure si sa che i “bambini” avvertono il tempo in modo diverso dai “grandi”.
Solo una questione psicologica? Con superficialità si potrebbe rispondere affermativamente. Se non fosse che a modificarsi non sono solo i punti di vista, ma anche i contesti frequentati, le attività svolte, il gruppo di appartenenza.
La vita scolastica e’ caratterizzata da un ritmo cadenzato, programmato, fatto di orari da rispettare. Tanto da condizionare anche il tempo della quotidianità familiare, e la vita stessa dei genitori, sempre se si tratta di genitori non assenti.
Come non ipotizzare, quindi, che un stacco così netto non possa provocare nel bambino sintomi di malessere che si manifestano in forme diverse in base alla sua personalità?
E se pensiamo che i giovani di questa eta’si trovano nel mezzo della crescita? Sospesi in una bolla nella quale passato e futuro si concentrano, pesando potenzialmente in egual misura sul loro presente, alla vigilia di una svolta.
Non e’ corretto ipotizzare che l’equilibrio (seppure oscillante per definizione) del bambino, possa risentirne, passando da un intenso impegno quotidiano ad una improvvisa “vacanza”( etimologicamente: “vuoto” )?
Interrogativi a cui occorrerebbe dare una risposta concreta.
Una cosa e’ certa: si spezza quel filo invisibile che ha tenuti i ragazzi legati ai banchi, ai compagni, ai docenti. E se fosse questa una delle cause degli stati d’ansia, del nervosismo, dell’ insoddisfazione che spesso caratterizzano il comportamento di tanti adolescenti nel periodo post-scolastico?
Non e’ forse questo il momento in cui tutti, genitori e insegnanti, dovrebbero ricordarsi cos’è una scuola inclusiva?
Per fortuna, ci sono realtà in cui c’e’ chi ci pensa a colmare il “vuoto” e a riannodare quel filo spezzato di cui abbiamo prima parlato.
E’ il caso di Gibellina, dove opera l’Associazione Koinè (comunità, in greco) guidata da Irene, cui nome anch’esso di origine greca, e’ di buon auspicio per tutti.
Irene Ippolito, project manager presso il centro per lo sviluppo creativo Danilo Dolci di Palermo, appartiene a quella generazione post-terremoto di gibellinesi, che non si piange addosso, che ha girato il mondo con il volontariato europeo per insegnare a progettare, ma che non si e’ dimenticata del suo paese d’origine.
“Spazio Educazione” e’ il titolo del suo progetto, finanziato dall’otto per mille della Tavola Valdese ed e’ in fase di svolgimento. Ha iniziato l’attività’ ad aprile e si concluderà ad ottobre del 2021 per la durata di 7 mesi.
Lo “spazio educativo” vuole essere un luogo di incontro e un’occasione di socializzazione, di aggregazione per adolescenti e i bambini del territorio di Gibellina.
Si propone come centro di crescita culturale e di apprendimento esperienziale che vuole favorire la partecipazione e lo sviluppo della cittadinanza attiva negli adolescenti e nei bambini.
Le finalità sono: la promozione del benessere e del protagonismo giovanile e dei bambini; l’inclusione e il coinvolgimento nella vita di comunità degli abitanti di ogni età.
Le attività proposte si articoleranno in tre momenti distinti: una Ludoteca per bambini, La città invisibile e un Laboratorio di autoanalisi sui bisogni e desideri di chi vive a Gibellina.
La Ludoteca per bambini viene “gestita” dalla dottoressa Valeria Ippolito, che svolge l’attività di libero professionista come psicologa e psicoterapeuta nella provincia di Trapani con studio a Salemi e Gibellina.
Utilizzando il gioco, si offrirà ai bambini l’opportunità di scoprire, attraverso la lettura, il libro come “oggetto misterioso”, che diverte e fa delle “magie” diverse da quelle dei giocattoli. Il bambino scopre che aprire un libro vuol dire aprire una finestra su altri mondi: quello della realtà e quello della fantasia, quello dei sogni e quello delle cose di ogni giorno. Ha avuto inizio il 18 maggio e terminerà a luglio.
Abbiamo avuto l’opportunità’ di vederli questi bambini, maschietti e femminucce in incontri separati, nella sede della “Koinè”, dotata anche di un giardinetto.
Con tutta la loro esuberanza e spirito creativo, ogni martedì e giovedì pomeriggio, si sono cimentati nell’arte dell’orticoltura, mettendo a dimora piantine di erbe aromatiche e ortaggi contrassegnate da variopinte etichette.
E’ noto che bambini si dedicano con un incredibile entusiasmo a tutto ciò che è nuovo. La loro curiosità li spinge alla conoscenza: un modo gioioso che li indirizza all’apprendimento delle bellezze della natura.
Da giugno e per tutto il mese di luglio gli incontri verranno incrementati e si svolgeranno di mattina.
La città invisibile, curata da Nicolò’ Stabile, si pone l’obiettivo è creare una nuova consapevolezza degli spazi abitativi, collettivi e sul patrimonio artistico culturale di Gibellina restituendo un immaginario che è andato perduto. Verranno riscoperti alcuni dei luoghi chiusi per immaginare insieme, come la città poteva e potrebbe essere. I temi sono: La toponomastica di Gibellina Nuova, , Il Piano Ungers, Il Cretto di Burri, Il Palazzo di Lorenzo, La torre di Mendini.
I ragazzi vi parteciperanno in gruppi che saranno formati da 5 a 10 bambine/i e ragazze/i. da 6 -10 anni, 11 -13 anni, 14 -19 anni
La rielaborazione dei temi avverrà attraverso diverse metodologie creative: scrittura, fotografia, pittura. Gli incontri saranno tre a settimana, dal 17 maggio al 30 giugno. Ogni incontro è di due ore.
Per il Laboratorio di autoanalisi sui bisogni e desideri di Gibellina, attraverso l'approccio maieutico di Danilo Dolci, si organizzeranno degli incontri con gli abitanti interessati a confrontarsi ed ascoltarsi.
L'obiettivo dei laboratori è riscoprire i bisogni e i desideri della comunità di Gibellina. Insieme si individueranno i problemi e le possibili soluzioni in un'ottica di progettazione a lungo termine.
L'idea è di ridare voce ai cittadini per trovare insieme delle soluzioni e creare il senso di appartenenza al territorio.
Il paese è ancora in costruzione, molti luoghi pubblici non sono stati realizzati definitivamente. Attraverso gli incontri con anziani, adulti, giovani si vuole capire quale possano essere delle possibili destinazioni d'uso e coinvolgere allo stesso tempo gli assessori e i consiglieri per creare un dibattito efficace.
I laboratori verranno coordinati da un esperto esterno, nello specifico da Amico Dolci (figlio di Danilo Dolci) per dare continuità al lavoro intrapreso dal padre negli anni 70 - 80 nel Belìce.
Sono ancora possibili le prenotazioni: per i “Laboratori di autoanalisi su bisogni e desideri”: 3204737589. Le attività, ovviamente, sono gratuite.
Franco Ciro Lo Re