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24/06/2021 06:00:00

Ecco perché a Castelvetrano serve un governo allargato

 I 5 Stelle non hanno i numeri per governare la città di Castelvetrano.

L’ennesima dimostrazione  si è avuta con la bocciatura del Dup, il Documento Unico di Programmazione che serve per il bilancio. Martedì scorso infatti, dopo le solite accese discussioni che ormai caratterizzano le sedute consiliari, quasi tutta l’opposizione ha votato contro, ad eccezione dei consiglieri Francesco Casablanca e Giuseppa Coppola che invece si sono astenuti.

Il sì di 10 consiglieri pentastellati non è bastato e l’abbandono dell’aula prima del voto da parte dell’ex assessore Biagio Virzì non ha certo aiutato.

Difficile dire (al momento i pareri sembrano discordanti) se ci si possa riprovare entro il prossimo 30 giugno, oppure se la palla dovrà passare già adesso al commissario ad acta per l’approvazione.

 

L’unica cosa certa è, come si diceva, che la maggioranza non ha più i numeri per andare avanti.

E questo comporta dei seri stalli amministrativi che non possono essere liquidati addossando tutte le colpe alle opposizioni.

Non è un problema di “competenze”. Purtroppo, in politica, quelle vengono dopo la stabilità della maggioranza. E questa, prosaicamente, è data soltanto dai numeri.

In tanti si sono chiesti se un’eventuale alleanza col Partito Democratico potrebbe risolvere la situazione. “Il Pd e Uniti x Castelvetrano sono pronti ad intraprendere percorsi chiari, lineari ed intellegibili” avevano annunciato i dem nel novembre scorso.

E oggi Marco Campagna (Pd) è tornato a ribadire di non volere nuove elezioni, ma di essere disposti a sedersi allo stesso tavolo per trovare delle “convergenze su alcuni punti programmatici”.

Ma al Pd andrebbero date delle garanzie.

Se ad un certo punto i 5 Stelle perdessero altri due consiglieri, attraverso un’emorragia simile a quella che ha dato luogo al gruppo “Bene Comune”, la nuova maggioranza Pd-M5S si troverebbe di nuovo in stallo. E il Pd perderebbe la faccia.

 

Forse l’unico rimedio potrebbe essere quello di stringere un patto di collaborazione anche con altri consiglieri, come Curiale e Casablanca, facendo tornare all’ovile pure i tre fuoriusciti della prima emorragia: Maltese, Ditta e Coppola.

 

Sarebbe una maggioranza forte, la cui durata però dovrebbe essere assicurata da un sapiente bilanciamento di assessorati. Perché sono quelli che fanno la differenza. Sì, perché le “convergenze sui punti programmatici” di Marco Campagna ed il “non voler rinunciare alla propria identità” del sindaco Enzo Alfano, non servono poi a molto se non si parla in concreto di quanti assessori dare a tizio e quanti a caio.

Certo, un’operazione complessa, che dovrebbe fare i conti con il potenziale malcontento dei pentastellati e col rischio di nuove emorragie.

Sembrerà un calcolo di poltrone, una cosa abietta che non ha nulla a che vedere con le idee per amministrare una città. Ma è così che funziona in politica.

 

L’alternativa potrebbe essere la sfiducia al sindaco ed il ritorno alle urne.

Un’eventualità che certo non favorirebbe i consiglieri 5 Stelle, che avrebbero una bassa probabilità di essere rivotati.

Non favorirebbe il Pd, che tornerebbe all’opposizione. E non favorirebbe nemmeno i tre fuoriusciti di Bene Comune, che a occhio e croce non sembrano essere proprio delle macchine elettorali.

Gli unici a beneficiarne sarebbero forse i consiglieri di Obiettivo Città.

In ogni caso non sarà una rinascita facile. Anche perché un comune in dissesto finanziario non si riprende così facilmente.

 

Egidio Morici