E' un’ennesima occasione persa per la città il ritrovamento dell’antica necropoli punica nell’area di Via Alcide De Gasperi a Marsala, durante i lavori della posa della nuova rete fognaria?
Ci chiediamo cosa succede, perché tutto è fermo da tempo e, soprattutto, perché dopo i proclami, le interviste e i comunicati da parte degli amministratori locali e dell’assessore regionale ai Beni Culturali Alberto Samonà, che raccontavano di voler conservare quei beni e valorizzare la storia e l’identità di quei luoghi che appartengono a tutta l’Isola - non solo alla città e alla provincia di Trapani - ora non si sta passando dalle parole ai fatti?
Cosa è stato scoperto
Due ipogei ma in totale sono tredici e circa 50 tombe, collocate ad una minore profondità. I ritrovamenti più significativi riguardano due camere ipogee, rinvenute ad una profondità che va dai cinque agli otto metri rispetto al livello della strada. Il primo ipogeo, presumibilmente databile a una prima indagine intorno alla metà del IV secolo a.C., presenta due camere funerarie di forma quadrangolare di circa quattro metri quadri, in cui sono stati rinvenuti i resti di cinque corpi inumati, tre adulti e due bambini, con il relativo corredo funerario costituito da alcuni vasi e piccoli oggetti in metallo databili alla metà del IV secolo a.C. circa. Si tratta di un ipogeo con accesso a pozzo rettangolare delle dimensioni di m 0,66x2,04.
Il secondo ipogeo, si presenta come una struttura articolata su più livelli in cui si possono riconoscere diverse fasi architettoniche e di utilizzo, che sembrano coprire un arco temporale di almeno sette secoli. Un primo grande ambiente di forma rettangolare di circa 35 mq sembra essere il risultato dell’ampliamento e dell’unione, effettuati in epoca romana (intorno al II secolo d.C.), di preesistenti sepolture puniche del IV-III secolo a.C. Questo secondo ipogeo presenta una serie di sepolture ricavate lungo le pareti: in particolare si sono rinvenute sei tombe a cassettone, otto loculi e otto nicchie quadrangolari. Due delle tombe a cassettone hanno conservato al loro interno resti di inumati, mentre le sei tombe a fossa rettangolare sono state scavate direttamente sul pavimento della camera funeraria. Il rinvenimento, al loro interno, di materiale ceramico e di lucerne figurate e con bolli, oltre che di diversi inumati, lascia pensare ad un utilizzo dal II al IV/V secolo d.C. con una prima fase di culto giudaico e una seconda cristiana. Nella parte più superficiale - ad una profondità che va da un minimo di 50 centimetri ad un massimo di m 3,40 rispetto al piano stradale - sono state, inoltre, ritrovate circa 50 tombe a pozzo e a fossa rettangolare di dimensioni medie di m 0,45x1,75 disposte con orientamento variabile N-S e E-O, che sembrano riferibili alla necropoli punica del IV-III secolo a.C..
La situazione attuale
I lavori della posa della rete fognaria fanno capo al Commissario Straordinario Unico per la Depurazione Maurizio Giugni, non sono dunque dei lavori commissionati dal Comune di Marsala, ma è anche incomprensibile come non ci sia nessuna presa di posizione, per i due aspetti: quello dei beni culturali, appunto, e quello del completamento dei lavori che da 9 mesi lasciano quel tratto di strada non completamente utilizzabile.
Scavi e lavori fermi e il rischio che tutto venga coperto
Il 21 settembre con i lavori per la realizzazione della fognatura, per i quali sono stati stanziati 9 milioni e trecento mila euro, sono iniziati anche gli scavi seguiti dagli archeologi Sharon Sabatini e Sebastiano Muratore e coordinati dall'archeologa Giuseppina Mammina. Il 20 maggio scorso i lavori si sono fermati perché i fondi sono finiti. Il problema è dunque, sicuramente economico, ma la cosa più preoccupante è che, forse la struttura commissariale non ha più la volontà di fare gli scavi archeologici. Questi, infatti, avrebbero assorbito tante risorse dei fondi stanziati, e il rischio ora è che tutto venga coperto, senza possibilità di conservazione. Tra l’altro come potete vedere dalle foto di questo articolo, all’interno degli scavi ci sono molti sacchetti d’immondizia.
Cosa si dovrebbe fare per l'ipogeo due
L’ipogeo due - l’uno era completamente sigillato -, quello della voragine più grande, dovrebbe essere rilevato quanto meno con un laser scanner, visto che la rilevazione fatta a mano prevederebbe maggiori costi per l'impiego di più personale. La Soprintendenza ha richiesto questo esame quattro mesi fa, avrebbe un costo attorno ai tre mila euro, ma alla richiesta non è seguita l’azione. E‘ un’operazione fondamentale, e solo dopo si potrebbe pensare alla sua conservazione.
Scavare, mettere in sicurezza, conservare e richiudere
Dal punto di vista tecnico-scientifico l’unica cosa che si può fare, è conservare quello che è stato trovato. Dopo gli scavi, bisogna studiare ciò che si è trovato, poi metterlo in sicurezza e a quel punto si potrà conservare e richiudere, per renderlo fruibile ai posteri, quando, magari nel futuro, con tecniche ancora più moderne, si potrebbe davvero valorizzare quello che oggi appare molto difficile. La messa in sicurezza di quei luoghi e davvero complessa, perché ciò che era sottoterra si è conservato per 2400 anni ma una volta scavato e aperto, è entrata l’atmosfera, ed ora ci sono delle micro faglie che si muovono e con il passaggio dei mezzi, tra l’altro giornalmente ci sono mezzi pesanti che passano per i rifornimenti al supermercato della zona, per cui i lavori stradali e archeologici hanno dovuto adattarsi per non ostacolare l’attività.
L'Assessore Arturo Galfano
Abbiamo sentito l’assessore ai Lavori Pubblici Arturo Galfano, non ci ha detto molto in merito, ci ha confermato come l’appalto sia esterno al Comune e che più volte ha fatto pressioni per il completamento dei lavori, anche se consapevole che ci sono state delle difficoltà. “Giovedì mattina assieme al comandante Menfi abbiamo incontrato l’ingegnere Cosimo Montalto per sollecitare la ripresa dei lavori – ci dice”.
La Soprintendenza "blindata"
Dalla soprintendenza, invece, nonostante il tentativo fatto con il dirigente della sezione Archeologica, Antonino Modica, non abbiamo avuto notizie. Il funzionario ci ha detto che non è autorizzato a rilasciare comunicazioni in merito, “tutto passa dall’assessorato regionale ai Beni Culturali”, ci dice Modica, che continua: "Potrei dire vita, morti e miracoli, ma non sono autorizzato" e allora abbiamo fatto richiesta alla Soprintendente, Girolama Fontana. A questo punto aspettiamo le risposte alle nostre domande, su come si intende procedere e possibilmente trovare una soluzione.
Il Commissario Straordinario Unico per la Depurazione annuncia la ripresa dei lavori per la fognatura già lunedì. E lo fa con questa comunicazione:
"I lavori di realizzazione della rete fognaria di Marsala sono in corso di esecuzione in diverse zone della città. Nell’area di via De Gasperi si sono fermati per il ritrovamento di reperti archeologici di grande valore storico, tra cui due camere ipogee, di cui una di maggiori dimensioni. Con la Soprintendenza è in corso un’interlocuzione per definire una soluzione operativa per la posa delle tubazioni in presenza di diffuse e superficiali tombe di epoca punica, che possa contemperare le due esigenze di tutelare il patrimonio culturale e insieme continuare i lavori sulla rete fognaria, cui sono destinate le risorse in capo alla Struttura del Commissario Straordinario per la Depurazione. Dalla prossima settimana (dovrebbero iniziare lunedì) inizierà la posa della tubazione nella via De Gasperi e la ricopertura dello scavo neri tratti dove sarà posata la tubazione della nuova fognatura: brevi tratti della sede stradale in corrispondenza dei citati ipogei saranno delimitati e messi in sicurezza. Ciò in attesa di definire, per queste ridotte aree in sede stradale, la sistemazione definitiva sia con la Soprintendenza per quanto riguarda la tutela del ritrovamento dell’importante ipogeo principale, che con il Comune di Marsala, per quanto concerne la viabilità di questo breve tratto di strada".