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03/07/2021 17:05:00

Arte: è morto Gianni Mattò: ha dipinto Favignana e la mattanza 

Ha dipinto con tratto originale Favignana e la mattanza. Lutto nel mondo dell'arte: è morto Gianni Mattò. 

Pittore autodidatta, sin da ragazzo Gianni Mattò amava disegnare scene di vita di mare: pesci, barche, pescatori. A partire dagli anni ’60 la sua pittura istintiva e quasi primitiva cattura l’anima e le sensazioni della mattanza tradizionale, alla quale le piccole e geometriche casette bianche di Favignana fanno talvolta da sfondo, restituendo allo spettatore opere di impareggiabile intensità. Le scelte cromatiche che virano al nero e al rosso conferiscono maggiore drammaticità alla scena della tonnara che si configura come una lotta per la sopravvivenza, un’istintiva battaglia tra l’uomo e la natura, tra l’uomo e il mare. Sul finire degli anni ’80, Salvatore Fiume scoprì casualmente l’innato talento artistico di Gianni Mattò. Decise allora di far allestire la sua prima mostra in una galleria d’arte di Milano, conferendo al pittore favignanese meritata fama a livello nazionale. Salvatore Fiume lo coinvolse anche nel suo affascinante progetto Alleanze Pittoriche, tramite il quale intendeva valorizzare, attraverso una collaborazione, un’alleanza, giovani e talentuosi artisti contemporanei.

 «La scomparsa del maestro Gianni Mattò lascia un grande vuoto nella comunità di Favignana e delle isole Egadi – ha dichiarato il sindaco Francesco Forgione - Le persone e il mare, i tonni e la mattanza, le cave e i cieli: la sua arte e la sua creatività eccentrica hanno fissato e ridato colore e respiro a volti, luoghi e mestieri che, reinterpretati, hanno avuto in dono un’anima immortale. Persona di grande umanità e simpatia, continuerà ad essere presente nella vita della nostra comunità attraverso ogni singola pennellata impressa sulle sue tele, su quei quadri di così grande intensità cromatica ed emotiva che lo hanno reso famoso nell’intero panorama artistico nazionale».

Ecco come Salvatore Fiume presentava l'opera di Mattò:

Il forestiero che capiti in Sicilia, specie nelle zone dove vengono pescati i tonni, non può sfuggire al racconto della «mattanza» che gli viene offerto, se non imposto addirittura, per informarlo e impressionarlo attraverso i mille particolari della sanguinosa battaglia fra i pescatori e i tonni che vengono attratti, come si fa con le tigri nella foresta, in gabbie appositamente preparate come trappole in mare, dette proprio "gabbie della morte".

Nel racconto vengono sottolineati i rischi cui vanno incontro i pescatori nell'acciuffare centinaia di tonni furiosi al confronto di quelli che corrono i cacciatori di una sola tigre. Il sangue, le urla, le codate e i morsi, tra gli spruzzi del mare sconvolto, non si contano ad ogni seria narrazione della mattanza.

Chi dipinge questi racconti è soltanto Giovanni Mattò che fin dalla nascita vive a Favignana, isola delle mattanze e delle tonnare.

Mattò non ha studiato nelle accademie di belle arti e non ha avuto maestri.

Forse gli studi gli avrebbero fatto male: gli avrebbero indicato le cose della terra, i gessi, le riproduzioni dei quadri celebri, le scalinate, i parallelepipedi, le nature morte ecc. Lo avrebbero, cioè, allontanato dalle grandi battaglie sul mare dove i pescatori di tonni, con reti e forconi, come gladiatori nell'arena, danno vita a spettacoli di forza e di pericolo.

I pennelli, i colori e le tele, Mattò, li ha presi come un poeta che senza laurea nè titoli accademici prende il calamaio, la penna e la carta per raccontare le proprie emozioni. I risultati di così semplice operazione sono i quadri che adesso vediamo qui esposti. Non si fa fatica ad accorgersi che l'autore è un forte narratore e un artista che ha innata la pittura come suo unico mezzo di epressione.