E’ una brutta atmosfera quella che gira attorno al comune di Castelvetrano.
I professionisti del fango sanno il fatto loro. Sanno chi coinvolgere, come sapere in tempo reale quello che succede negli uffici tecnici, quali lettere anonime mandare. E soprattutto, quando e come mandarle. E a chi.
E contro Manuela Cappadonna, assessore 5 Stelle alla Polizia Municipale, è stato possibile fare in modo che spuntasse un accertamento per un abusivismo edilizio a suo nome.
Peccato che lo stesso assessore non abbia mai commesso quel reato.
Ma non importa, se no che professionisti del fango sarebbero?
Ecco che allora un abusivismo edilizio commesso dal padre, quando lei aveva appena 17 anni, si trasforma. E ad averlo commesso diventa proprio lei perché, con una donazione, sarebbe stata la proprietaria.
Piccolo particolare, nessun notaio potrebbe mai fare un atto su un immobile abusivo.
E infatti non l’ha fatto.
Ma chissà come mai, dopo un po’, all’albo pretorio spunta un elenco dei rapporti degli abusi edilizi del mese di dicembre 2020 e tra i nominativi dei responsabili c’è anche quello di Manuela Cappadonna. In realtà, per la legge sulla privacy, tutti i nomi sarebbero dovuti essere coperti (anche quelli che rispondevano davvero ai responsabili dell’abuso). Invece sono tutti lì, in chiaro.
Tutto ha inizio con una lettera anonima in cui si chiede all’ex comandante dei vigili urbani Vincenzo Bucca, responsabile dell’Ufficio Abusivismo Edilizio e Contenzioso, di controllare un’immobile con tanto di indicazione di foglio e particella.
Una lettera anonima che viene addirittura registrata all’ufficio protocollo, attraverso un fine escamotage: inviata per raccomandata con un mittente falso. Era l’unico modo per farla pervenire ufficialmente al dottor Bucca, che ottempera alla richiesta dell’anonimo e dispone l’accertamento.
Dall’accertamento emerge l’abusivismo che, come si diceva, risale a quando l’assessore Cappadonna non aveva ancora 18 anni. Però, il nome del responsabile sarà il suo. E rimarrà all’albo pretorio per quattro-cinque giorni, dal 12 marzo 2021.
Fino a quando, giustamente, dietro la segnalazione della stessa Cappadonna, viene ritirato.
Non prima di essere fotografato e conservato da chi vuole caricare il colpo da esplodere nel caso in cui il sindaco, o chi per lui, dicesse che il comune non ha mai accertato alcun abusivismo in capo all’assessore.
Ormai i professionisti del fango hanno una prova documentale: un documento pubblico all’albo pretorio. E a questo punto non è più maldicenza, non è più pettegolezzo. Carta canta.
Rimane soltanto da creare l’occasione per fare emergere il caso.
A ricevere l’assist è l’associazione Triscina Sabbia d’Oro, che invia un comunicato stampa in cui si dice e non si dice, si allude… Insomma, viene lanciato un amo con una piccola esca. Poi un altro con un’esca più grossa, fin quando l’associazione chiede se sia opportuno o meno “continuare a tenere in giunta l’assessore raggiunta da un procedimento di accertamento per abuso edilizio, soprattutto se tra le deleghe ha anche quella alla libertà urbana e della Polizia Municipale”.
L’assessore Cappadonna, che fino a quel momento aveva lasciato correre, travolta da un discredito sotterraneo, arrivato perfino a trasformarla in una proprietaria di casa abusiva a Triscina, non demolita grazie al suo ruolo, decide di chiarire la sua posizione.
E lo fa con un lungo post sulla sua pagina facebook, che invia anche alle testate giornalistiche della città. Non si limita a dire che non è responsabile di alcun abuso edilizio, ma spiega dettagliatamente la vicenda in cui nel 1986 suo padre fece un ampliamento abusivo e nel 2013 le fu fatta sì una donazione, ma della parte in regola dell’edificio.
Una storia lunga, che vide i genitori vittime di usura per anni, fin quando proprio lei li convinse a denunciare.
In tutto questo non poteva mancare l’interrogazione di obiettivo città, in cui i consiglieri Martire, Viola e Stuppia hanno chiesto al sindaco “quali atti pubblici sta predisponendo l’Amministrazione Comunale per verificare quanto già accertato dagli uffici competenti che hanno riscontrato l’abuso edilizio perpetuato da un assessore della propria Giunta Comunale” .
E ovviamente, nell’attesa, se Alfano non ritenga opportuno chiederne le dimissioni a causa di questo scandalo pubblico e mediatico.
Peccato siano balle. Certo, ben progettate dai professionisti del fango.
Ma pur sempre balle che, tra l’altro, colpiscono un assessore che ha avuto un ruolo determinante nel monitoraggio sulla regolarità dei chioschi. Dal quale, come abbiamo già scritto, è emerso che quasi nessuno ha mai pagato le tasse nel corso degli anni.
Però, in questa tifoseria dove un piccolo gruppo di persone catalizza e amplifica il fisiologico malcontento in un comune amministrato in pieno dissesto finanziario, questa dei chioschi non è una vicenda interessante. Meglio occuparsi dell’abuso edilizio del papà dell’assessore. Nel 1986.
Egidio Morici