"Con la pandemia di Covid-19, cresce la forza "imprenditoriale" delle mafie che, adesso, "potrebbero rivolgere le proprie attenzioni operative verso i fondi comunitari che giungeranno a breve grazie alle iniziative del governo per assicurare un tempestivo sostegno economico in favore delle categorie più colpite dalle restrizioni rese necessarie dall’emergenza sanitaria".
L'allarme è stato lanciato dalla Direzione investigativa antimafia nell'ultima relazione semestrale presentata dal ministro dell'Interno al Parlamento.
Secondo la relazione, per effetto della pandemia, la tendenza delle organizzazioni criminali "ad infiltrare in modo capillare il tessuto economico e sociale 'sano' si è ulteriormente evidenziata". E "i sodalizi mafiosi potrebbero utilizzare le ingenti risorse liquide illecitamente acquisite per 'aiutare' privati e aziende in difficoltà", per “rilevare o asservire le imprese in crisi". Una strategia mafiosa, questa, che "si rivelerebbe utile anche per il riciclaggio e per l'infiltrazione nei pubblici appalti". Delle difficoltà finanziarie delle imprese potrebbero quindi approfittare le organizzazioni malavitose, “per altro sempre più orientate verso una sorta di metamorfosi evolutiva volta a ridurre le strategie cruente per concentrarsi progressivamente sulla silente infiltrazione del sistema imprenditoriale".
Le indagini più recenti inoltre confermano "l'attitudine delle 'ndrine a relazionarsi agevolmente e con egual efficacia sia con le sanguinarie organizzazioni del narcotraffico sudamericano, sia con politici, amministratori, imprenditori e liberi professionisti". La 'ndrangheta "esprime un sempre più elevato livello di infiltrazione nel mondo politico-istituzionale, ricavandone indebiti vantaggi nella concessione di appalti e commesse pubbliche”, viene poi sottolineato nell’ultima relazione semestrale (secondo semestre, luglio-dicembre 2020) della Dia. "Grazie alla diffusa corruttela - si legge nelle 530 pagine del documento - vengono condizionate le dinamiche relazionali con gli enti locali sino a controllarne le scelte, pertanto inquinando la gestione della cosa pubblica e talvolta alterando le competizioni elettorali”. A confermarlo è anche il “significativo numero di scioglimenti di consigli comunali per ingerenze 'ndranghetiste anche in aree ben lontane dalla Calabria".
Le cosche sono attive in numerose regioni italiane (46 le locali individuate, di cui 25 in Lombardia, 14 in Piemonte e 3 in Liguria) e, all'estero, in alcuni Paesi europei quali Spagna, Francia, Regno Unito, Belgio, Olanda, Germania, Austria, Repubblica Slovacca, Romania e Malta nonché in Australia, Canada e Usa.
Inoltre, all'estero, la criminalità organizzata italiana cerca nuovi spazi di affari ‘offerti’ dall’emergenza pandemica: dalle mascherine ai farmaci contraffatti. Mentre per il suo business più tradizionale, il narcotraffico, si aggiorna all’utilizzo delle tecnologie e del ‘dark web’. “Le organizzazioni criminali da sempre impegnate nel mercato della contraffazione, con una leadership consolidata in ambito internazionale, hanno intravisto in quello dei farmaci un potenziale settore da poter inquinare con la produzione di beni contraffatti approfittando della difficile tracciabilità anche negli approvvigionamenti soprattutto dei dispositivi di protezione individuale e di prodotti medicali, farmaceutici e parafarmaceutici", si legge nella relazione della Dia.
Nel secondo semestre del 2020, inoltre, sono stati sequestrati alle organizzazioni criminali beni per un valore di 287 milioni e 441mila euro, tre volte di più di quanti ne sono stati sequestrati nei primi 6 mesi dell'anno, quando i sequestri si fermarono a 88 milioni. Anche le confische sono più che triplicate: dai 42 milioni del primo semestre ai 181 del secondo.