E’ una Sicilia che ha la necessità di cambiare passo dal punto di vista economico e lo deve fare al più presto ora che siamo ancora in emergenza pandemica e soprattutto farsi trovare preparata quando questa sarà terminata.
I segnali di un eventuale ripresa, purtroppo, non sono certo positivi, se si pensa che dei 32 progetti per le infrastrutture irrigue del comparto agricolo che poteva ricevere ben 360milioni di euro dai fondi del Pnrr, sono stati tutti bocciati, dimostrando ancora una volta tutta l’incapacità progettuale degli uffici regionali.
Domenica scorsa a Marsala, nel corso dell’ultima giornata di Glocal Sud, il Festival del Giornalismo Digitale, organizzato da Tp24, Anso e GoogleNewsInitiative, i partecipanti alla tavola rotonda sull’economia siciliana alla prova della ripartenza, hanno fatto un focus su quella che è l’attuale situazione economica dell’Isola portando, ognuno, il proprio punto di vista ed osservatorio: Pino Pace, presidente di Unioncamere Sicilia, Gregory Bongiorno, presidente di Sicindustria, Nino Amadore giornalista del Sole24ore e l’assessore regionale alle Attività Produttive Mimmo Turano.
La burocrazia in Sicilia - Per gli industriali il problema numero uno che impedisce lo sviluppo della Sicilia è la burocrazia. Lo dice chiaramente Gregory Bongiorno, “gli industriali, al primo posto tra le loro richieste, mettono il contrasto alla burocrazia”. Nonostante la Sicilia abbia a disposizione tanti fondi comunitari, se non diventa attrattiva non si sa cosa farsene di queste risorse. “Per gli imprenditori – afferma Bongiorno – ci sono troppe prescrizioni che fanno diventare l’investimento per una nuova iniziativa antieconomico”. Questo blocca la capacità realizzativa delle imprese.
Spopolamento – Altra emergenza che riguarda la Sicilia e che è una netta conseguenza della mancanza di lavoro e di sviluppo è il continuo spopolamento della Regione e in particolare dei paesi più piccoli. “Nel 2050 secondo il rapporto Svimez – continua Bongiorno - la Sicilia sarà spopolata di un milione e 200mila abitanti. Questo è un dato impressionate su cui tutti noi, la politica, le istituzioni e coloro che hanno competenze a riguardo dovrebbero assolutamente riflettere”. Nino Amadore che della tavola rotonda era il moderatore e colui che poneva i quesiti e gli spunti agli altri partecipanti, ha acceso l’attenzione sull’attuale scontro sulle camere di commercio. “Unioncamere e in generale il sistema camerale italiano fanno delle cose pregevoli - cosa sta succedendo con questa norma che sembra una mannaia, come le camere possono aiutare i sistemi economici, ad evolvere e cambiare prospettiva?”.
La crisi del sistema camerale – “Il sistema camerale siciliano è diverso da quello nazionale. In Sicilia abbiamo più pensionati che dipendenti nelle camere di commercio, non abbiamo finanziamenti dello Stato e della Regione e questo è un grande problema – la risposta del presidente di Unioncamere Pino Pace -. Abbiamo accompagnato le piccole aziende nei mercati internazionali, ma continuiamo a combattere ancora con la situazione degli accorpamenti, Trapani con Caltanissetta e Agrigento. Con l’ultima manovra di bilancio il governo ha fatto sì che la nostra venisse accorpata anche con Ragusa e Siracusa. Se si continua così dico al governo e alla Regione di chiudere le camere di commercio. Così non ha più senso amministrare le camere di commercio, senza trascurare il fatto che lavoriamo nelle camere di commercio a titolo gratuito. O cerchiamo di risolvere in maniera immediata i problemi o altrimenti chiudiamo. Ci vuole un segnale forte da parte del nostro governo regionale. L’assessore Turano ci è stato vicino, ma oggi chiediamo chiarezza perché di questo passo non siamo disposti ad andare avanti”.
10 nuovi distretti produttivi in Sicilia - Nino Amadore si è soffermato sulla recente nascita dei nuovi 10 distretti produttivi. In totale in Sicilia sono 23, che riguardano i diversi comparti della tecnologia, dell’agroalimentare, del turismo, e altri settori. Per ogni distretto ci sono una cinquantina di imprese. La domanda e lo spunto che ha proposto il giornalista del Sole24ore: “ma se la disoccupazione resta alta, se il sistema è bloccato, mi chiedo, a cosa serve avere questi distretti, se questo sistema non diventa protagonista sui mercati internazionali? Solo per fare i bandi non ha senso. Non è possibile aspettare 10 anni per realizzare un progetto”. E lo stesso Amadore ha sottolineato anche lui il problema della burocrazia. “Ci sono imprese che vogliono investire in Sicilia, ma si scontrano con i costi della burocrazia. C’è un reticolo d’imprese che fa massa ma non c’è un ritorno in occupazione”.
Il 6 ottobre l’assessore Turano riunisce le camere di commercio - L’assessore regionale alle Attività Produttive Mimmo Turano ha risposto a Pino Pace, riguardo alla situazione delle camere di commercio. “Voglio dire che sulle camere di commercio la Regione non ha responsabilità. In Italia per smontare un sistema ci vogliono 5 minuti, prova ne è la situazione delle province. Lo stesso vale per le camere di commercio, il governo Renzi le ha ridotte a 60. L’ultima legge fa una sola camera di commercio che va da Trapani ad Agrigento, passa per Caltanissetta e va fino a Siracusa e Ragusa. Io il 6 di ottobre riunisco le camere per cercare di organizzare il tutto ma non lo voglio fare da solo. Dovete essere voi a dirmi come volete che si sistemi il sistema camerale, altrimenti sarò costretto a fare una camera di commercio da Ragusa a Trapani.
Turano su export, distretti produttivi – “Nel settore dell’export il covid ha fatto tanti danni. Il sistema delle fiere è fondamentale per il settore, io lo mantengo – afferma Turano - ma con nuove regole. Ce ne sono alcune vere e delle altre che erano più che altro delle sagre di paese. Stiamo cercando di cambiare le cose e chiedere all’imprenditore qual è il mercato che vuol aggredire e a quel punto faremo in modo di facilitare la partecipazione alle aziende”. “Se i distretti produttivi non hanno funzionato è perché erano delle aggregazioni di buoni amici che volevano promuovere le loro aziende - continua Turano - Con il nuovo bando per i distretti produttivi, le aziende devono mettersi assieme. Un solo distretto che le rappresenti, come ad esempio si sta cercando di fare per il vino Marsala. Bisogna ora organizzare il finanziamento dei distretti. Stiamo facendo cinque diversi bandi: start up, bando pmi per sostenere le aziende con una polizza fidejussoria che garantisce sugli eventi catastrofici, bando sui distretti produttivi, e il quinto acceleratori e incubatori d’impresa”. Infine Turano ha detto, che per il comparto industriale è previsto la riforma delle ASI.
PNRR, strumento che va rivisto – Per il presidente di confindustria, Gregory Bongiorno, il Pnrr è uno strumento che va rivisto. Per la Sicilia sono previsti 20miliardi di euro. “Al momento nessuno sa chi deve gestire queste risorse. Si attende una cabina di regia. Nel 2026 – le parole di Bongiorno - quelle somme dovranno essere rendicontate e chiuse. Devo dire che quello che serve in Sicilia lo sanno i siciliani, speriamo che le decisioni non vengano calate dall’alto. Il Pnrr è una grande opportunità, oltre alle infrastrutture per il miglioramento dei trasporti ci vogliono dei fondi dedicati ai giovani, ma ce ne sono pochi e i giovani continuano ad iscriversi fuori dalle università siciliane, il Pnrr è anche transizione ecologia e anche su questo si sta vedendo poco”.