La Nave Punica “compie” 50 anni. Era il 1971 quando venne scoperta al largo della costa di Marsala. Poco più in là dell’Isola Grande, nella laguna dello Stagnone, a pochi metri di profondità.
Una scoperta eccezionale, che fece il giro del mondo, e che oggi rende la nave punica - custodita al Baglio Anselmi - una delle maggiori attrazioni di Marsala.
La storia della nave punica, del suo ritrovamento, è una storia di archeologia, di ricerca nel passato più antico di questa terra. E’ la storia, però, anche della tenacia di archeologi che da tutto il mondo si sono concentrati su Marsala e sul mare della battaglia delle Egadi.
La Nave Punica è a Marsala grazie a Honor Frost, una delle più importanti archeologhe subacquee mai esistite. La Frost, deceduta nel 2010, fu l’artefice del recupero dei resti della Nave Punica in fondo al mare. Un’operazione durata tre anni, e che ha dato il la alle ricerche nel mare Mediterraneo delle testimonianze dell’epoca fenicio-punica.
E l'eccezionalità della Nave Punica deriva proprio dalla sua storia, antichissima. Il relitto risale al III secolo avanti Cristo, siamo in piena battaglia delle Egadi. Si tratta di un reperto unico, per la sua antichità, per gli oltre 2.300 anni passati in fondo al mare, perchè rarissimo. Perchè i punici erano dei maestri nella realizzazione di imbarcazioni: lo facevano velocemente e le facevano veloci.
Recuperare la Nave Punica non è stato facile per la Frost e i suoi colleghi. Ci vollero 3 anni, come detto, e 50 anni fa non c’erano le tecnologie di oggi, quelle usate ad esempio per la nave romana di Marausa, anche questa custodita al Museo Baglio Anselmi e recuperata dal compianto Sebastiano Tusa.
Terminati gli scavi in mare, i legni della nave vennero conservati in acqua dolce e successivamente montati e conservati al Baglio Anselmi, adibito per l'occasione a museo. Della nave punica di Marsala, purtroppo, si conservano solo alcune parti, che vengono comunque ammirate da molti studiosi e turisti di tutto il mondo.
L’archeologa inglese, Honor Frost, incaricata dalla British School at Rome, in collaborazione con la Soprintendenza alle Antichità della Sicilia Occidentale giunse a Marsala nell’estate del 1970 con una équipe di volontari che eseguirono ricognizioni subacquee archeologiche sulla costa a nord di Marsala. Fu verso la fine della seconda stagione, il 7 agosto del 1971, che furono scoperti i resti di una nave antica, definita subito punica per la presenza di segni alfabetici fenicio-punici sulla sua poppa. Seguirono tre anni di campagne di scavo archeologico, ultimate nel 1974 con il recupero anche di alcune parti della cosiddetta Sister Ship.
Secondo alcuni studiosi la nave è un’importante testimonianza della Prima guerra punica della quale si conserverebbe la parte di poppa e la fiancata per circa 10 metri di lunghezza e tre di larghezza. Secondo altri una nave oneraria, per il trasporto delle merci. Tutte questioni che verranno affrontate nel corso del convegno di oggi.
Secondo l’archeologa Rossella Giglio, attuale direttrice del Parco archeologico di Segesta, che ha effettuato approfonditi studi sul reperto, la nave avrebbe avuto una lunghezza di m. 35, larghezza di 4,80, stazza di 120 tonnellate, con un possibile equipaggio di 68 vogatori, 34 per lato, che azionavano i 17 remi di ogni fiancata.
La nave è stata costruita secondo la tecnica detta «a guscio portante», basata sulla realizzazione prima del fasciame poi della struttura interna. La parte esterna era rivestita da lamiere di piombo fissate con chiodi di bronzo mentre un tessuto impermeabilizzante posto tra il fasciame e il rivestimento metallico. I segni geometrici che si trovano sulla nave costituivano le linee-guida per la costruzione secondo una moderna tecnica modulare e costituiscono, già da soli, una testimonianza di grande importanza. La nave aveva un'ancora, una chiglia e un rostro.
Gli eventi per i 50 anni della nave punica
Oggi, venerdì 15 ottobre, a partire dalle 9.30, al Museo archeologico regionale Lilibeo-Marsala si svolgerà un convegno internazionale su “La nave punica di Lilibeo-Marsala, a cinquant’anni dalla scoperta”.
L’importante evento, realizzato con il sostegno della "Honor Frost Foundation" e la collaborazione del "Centre Camille Julian – Aix Marseille Universitè CNRS", del Centro "ARC Nucleart" di Grenoble e dell’Università di Southampton (UK) si propone, a cinquant’anni dal ritrovamento della Nave Punica, di rendere conto degli esiti della ricerca e di prospettare interventi di restauro e di valorizzazione del prezioso relitto.
Il convegno permetterà anche di promuovere e di valorizzare l’eredità scientifica dell’archeologa subacquea Honor Frost, il cui nome è strettamente legato a questo importante reperto. Fu lei, infatti, che diresse lo scavo, culminato nel recupero del relitto. E ad Honor Frost sarà intitolata la Sala espositiva della nave punica, al fine di valorizzarne l’eredità scientifica.
Grazie alle testimonianze di protagonisti dell’epoca e alla riscoperta di documenti d’archivio inediti sarà, inoltre, possibile ripercorrere la storia della Nave Punica e illustrare le ultime tecniche di restauro e conservazione applicate a reperti di tale importanza provenienti dal mare al fine di garantire che si conservino per le generazioni future.
“A cinquant’anni dal ritrovamento - sottolinea l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà - si realizza un significativo e, direi essenziale, momento di riflessione sulla nave punica, che mette a fuoco l’evoluzione della ricerca e i possibili interventi di valorizzazione. Non v’è dubbio, infatti, che la Nave rappresenti un simbolo per Marsala, ma quel che oggi è più importante è pensare al relitto punico come motore di una narrazione nuova, affascinante, che parta dalla città di Marsala, per raccontare la Sicilia più bella. La nostra storia, infatti, è un serbatoio inesauribile ed è per questo che scoprire l’antico è essenziale per progettare il futuro: partire dall’antica Lilibeo, dunque, per tracciare la direzione di una Sicilia che punta e investe sulla Cultura. Questo lo scopo che come governo regionale ci siamo prefissi e stiamo portando avanti con convinzione".
I lavori del Convegno si articoleranno in due sessioni: la prima dedicata alla storia delle ricerche attraverso le testimonianze di persone che, a diverso titolo, furono coinvolte nel recupero, la conservazione e valorizzazione della Nave punica, la seconda, incentrata sugli aspetti della conservazione, restauro, documentazione e allestimento museografico.
“Il convegno rappresenta una importante occasione per celebrare, a cinquant’anni dalla scoperta della Nave punica, la figura dell’archeologa inglese Honor Frost e l’eredità scientifica legata al recupero, studio e musealizzazione del relitto. Desidero ringraziare la Honor Frost Foundation e la presidente Alison Cathie che ha promosso e sostenuto la realizzazione dell’evento, e gli studiosi, che a diverso titolo daranno il loro contributo. Il confronto tra le diverse Istituzioni scientifiche coinvolte – evidenzia Anna Maria Parrinello, direttrice del Parco archeologico Lilibeo-Marsala - costituirà un importante momento di riflessione e l’inizio di una nuova fase di ricerche per la migliore valorizzazione della Nave, bene archeologico di straordinaria rilevanza che ha costituito la ragion d’essere dell’istituzione del Museo archeologico regionale di Marsala nel 1986”.
Il convegno è aperto al pubblico fino ad esaurimento dei posti. La partecipazione gratuita
È possibile anche seguire i lavori on line collegandosi al seguente link: https://us06web.zoom.us/j/89701138047 ID riunione: 897 0113 8047 (fino ad un massimo di 300 partecipanti).
Il ruolo delle Cantine Pellegrino
Prenderà parte anche la famiglia delle storiche Cantine Pellegrino al Convegno Internazionale sulla Nave Punica. L’incontro permetterà di valorizzare l’eredità scientifica dell’archeologa Honor Frost, il cui nome è strettamente legato a questo importante reperto. Grazie alle testimonianze di protagonisti dell’epoca e alla riscoperta di documenti d’archivio inediti, sarà possibile ripercorrere la storia della Nave Punica; fra le testimonianze ci sarà per l’appunto quella della Pellegrino, nella figura di Paola Alagna, che racconterà le tappe fondamentali della collaborazione tra la Cantina e Honor Frost in un intervento intitolato "Honor Frost e le Cantine Pellegrino: una collaborazione scientifica”. Parteciperanno al convegno anche alcuni specialisti italiani ed esteri, appartenenti a diversi orizzonti scientifici, che presenteranno le più recenti realizzazioni e ricerche finalizzate allo studio, alla conservazione e all’esposizione della Nave.
Le strade dell’archeologa subacquea Honor Frost e della Pellegrino si sono incrociate nel 1971, creando un legame che da allora non si è mai spezzato. È proprio grazie alla caparbietà della studiosa inglese e alla generosità della famiglia Pellegrino, che un importantissimo reperto storico è stato recuperato e ristrutturato per essere esposto e ammirato da tutti. La Nave Punica – ancora oggi unica nave da guerra mai recuperata – affondò il 10 marzo del 241 a.C. quando le flotte di Roma in una battaglia efferatissima ebbero la meglio sulle imbarcazioni puniche, costringendo di fatto i Fenici ad arrendersi. Il relitto rimase sommerso per due millenni, sino a quando venne scoperto in circostanze fortuite dal comandante Diego Bonini tra le sabbie di Punta Scario, a nord dell'Isola Lunga dello Stagnone di Marsala, e successivamente recuperato da un gruppo di archeologi guidati da Honor Frost.
L’equipe impegnata in quest’opera – composta da quaranta esperti volontari, provenienti da tutto il mondo – non aveva finanziamenti sufficienti, così la Pellegrino, guidata dal suo Presidente, che credeva fermamente nell’iniziativa, decise di dare un contributo economico, tecnico e logistico, offrendo ospitalità allo staff e mettendo a disposizione locali e strutture per la conservazione del legno in vasche di desalinizzazione. I tecnici delle Cantine Pellegrino costruirono serbatoi e attrezzature ovunque potessero trovare spazio: nella cantina, nell'officina meccanica, perfino nella villa privata del Presidente. Un lavoro esemplare – sviluppato nell’arco temporale di 13 anni – che ha visto applicare le competenze enologiche della produzione vinicola al campo archeologico, mettendo in piedi un laboratorio definito dalla British School di Roma “uno dei centri più efficienti per il trattamento dei reperti di legno da vecchie navi che ci siano in Europa”, tanto che a fine missione fu smontato e trasferito a Bodrum (Alicarnasso) per continuare il suo lavoro prendendosi cura di un’altra nave.
Per la ricostruzione ed esposizione della nave, si decise di destinare il Baglio Anselmi, situato nella punta del promontorio Boeo di Marsala, a Museo della Nave Punica. Qui il Presidente delle Cantine Pellegrino si assunse personalmente l’onere di comprare un deumidificatore industriale York che venne installato in questo ambiente per proteggere la nave. Oggi i pezzi rimanenti della nave sono inseriti in un grande telaio di ferro per dare ai visitatori un senso delle dimensioni e delle linee della nave originale di 115 piedi. Una piattaforma rialzata consente l'esame delle articolazioni della nave e dell'anfora di argilla che riposa nello scafo. Le lettere fenicie non sono più visibili, il loro pigmento a base d'acqua è sbiadito alla luce, ma grazie all'attenta catalogazione e pubblicazione di Honor Frost, i segreti della costruzione navale continuano a vivere.
Il supporto dato dalla famiglia Pellegrino all’archeologa, diventata poi cittadina onoraria di Marsala, fu così importante che alla fine dell’opera di restauro Miss Frost, in segno di gratitudine e a coronamento di un’amicizia reciproca ormai profonda, donò alle Cantine i calchi in gesso della nave, provvedendo lei stessa alla loro disposizione all’interno della struttura. A tutt’oggi, questi calchi rivestono un elevato interesse scientifico, in quanto conservano alla perfezione forma, colori e iscrizioni riportate sui legni una volta estratti dall’acqua del mare. Proprio in tempi recenti un team di esperti in architettura e archeologia navale guidato da Giulia Boetto (ricercatrice e vicedirettrice del Centre Camille Jullian dell’Università Aix Marseille-CNRS) e da Mateusz Polakowski (dottorando dell’Università di Southampton), è stato accolto nelle Cantine Pellegrino per effettuare il rilievo digitale con uno scanner laser dei calchi in gesso della Nave Punica. Obiettivo della missione quello di realizzarne modelli 3D per lo studio, la divulgazione e valorizzazione dello storico reperto. Ed era proprio questa l’intenzione di Honor Frost all’epoca della realizzazione del calco: creare un modello che potesse resistere negli anni e permettere così agli studiosi che l’avrebbero succeduta di potere continuare a effettuare attività di ricerca attraverso il confronto del calco con i legni originali del relitto.
Insieme ai calchi, altri reperti di grande pregio sono oggi conservati ed esposti negli ambienti delle Cantine Pellegrino. Di età punica sono i ritrovamenti archeologici emersi nel giardino all’ingresso delle Cantine Storiche di Marsala. A questi si uniscono diverse collezioni private, come i carretti siciliani dell’800, gli antichi attrezzi utilizzati dai mastri bottai per la costruzione delle botti e l’archivio commerciale Ingham-Whitaker, custoditi in cantina fra migliaia di botti e barrique; una vera testimonianza dell’indole mecenatistica della famiglia Pellegrino, sempre propensa al sostegno dei beni artistico-culturali del territorio.
Il Presidente delle Cantine Pellegrino, Pietro Alagna, per il grande supporto fornito nell’opera di recupero della Nave Punica, venne insignito dalla Regina d’Inghilterra del titolo di Membro Onorario dell’Ordine del British Empire. Mezzo secolo dopo, lo stesso Alagna descrive l'impresa come "la più grande avventura della mia vita", mentre i discendenti delle Cantine sono ancora impegnati in prima linea nella difesa e valorizzazione della Nave Punica di Marsala, contribuendo alle sue opere di restauro.
Nell’ambito delle celebrazioni per questo cinquantesimo anniversario, le Cantine Pellegrino, in segno di affetto e riconoscimento nei confronti di Honor Frost, avevano già dedicato quest’anno all’archeologa una bottiglia di marsala, vino da lei amato particolarmente. Si tratta di un Marsala Superiore Riserva Ambra Dolce 2012 di eccezionale qualità, mai vinificato prima, denominato proprio Miss Honor.