Un altro carabiniere si è tolto la vita. E quest'anno il conto dei militari che si sono suicidati è di venti persone.
“Ancora una volta dobbiamo apprendere che un nostro collega si è tolto la vita come altri diciannove dall’inizio dell’anno. Venti suicidi è un numero che non può avere giustificazioni di alcun tipo guardando caso per caso. Venti suicidi è un grande numero che richiede necessariamente un attento esame non solo della personalità che ricorre a un simile gesto, ma anche dell’ambiente di lavoro che, in un modo o nell’altro o unitamente al privato, torna sempre ad essere uno dei campi di indagine”, lo scrive in una nota Antonio Nicolosi, Segretario del Sindacato dei Carabinieri, Unarma, all’indomani dell’ennesimo suicidio di un luogotente.
“In un momento particolare dove si mette in discussione ogni libertà in nome di un’emergenza ormai raccontata con narrative monocorde, discriminare anche con il green pass colleghi che scelgono di tutelare la loro salute all’interno di previsioni costituzionali che garantiscono questo diritto diventa un pericolo per la tenuta psico-fisica del cittadino carabiniere. Una nefasta pressione che -sottolinea Nicolosi- non può essere sottovalutata. Ogni carabiniere ha una sua storia, una sua sensibilità e sue proprie ansie che si sommano alle incertezze del momento. Pretendere che ognuno possa reagire alle difficoltà della vita secondo uno standard non è certo ragionevole quanto il credere che un ordine che non tenga conto degli effetti che potrebbe produrre non sia un pericolo ma solo un atto di imperio senza anima. Pensare che certi atti non si possano evitare con una maggiore sensibilità e dialogo non solo è fuorviante, ma sembra giustificare una deresponsabilizzazione lasciando il militare solo con se stesso”.
E conclude “invitiamo, pertanto, il Comandante Generale di voler valutare con i Comandanti dei livelli più significativi un confronto su tale emergenza e auspicare la creazione di un osservatorio dedicato a questo fenomeno”.