Una crescita robusta ma lievemente inferiore a quella media italiana. È quanto emerge dallo studio di cui abbiamo iniziato a rendere conto ieri analizzando il nuovo ‘aggiornamento congiunturale dell’economia della Sicilia’.
Lo studio periodico è elaborato e redatto dalla sede di Palermo della Banca d’Italia con la collaborazione delle altre filiali della regione e fa parte del report ‘Economie regionali’. Ieri abbiamo visto il ‘quadro d’insieme’ economico rapportato alle imprese nei settori: edilizia, esportazioni e turismo. Oggi approfondiamo alcuni dati più nello specifico.
IN RIPRESA IL SETTORE TURISTICO – “Tra gennaio e agosto – continua lo studio – gli arrivi e le presenze di turisti, che nel 2020 si erano più che dimezzati, sono cresciuti rispettivamente del 24,9 e del 37,1 per cento sullo stesso periodo dell’anno precedente. L’aumento ha interessato sia la componente domestica sia – in misura più sostenuta – quella straniera, che era diminuita più intensamente l’anno scorso, ed è stato diffuso tra le province e le tipologie di strutture ricettive. In tutti i mesi del 2021 i pernottamenti di turisti sono stati inferiori a prima della pandemia; tra giugno e agosto (mesi in cui nel 2019 si concentrava circa la metà del totale annuo), le presenze di italiani si sono portate in linea con quelle del 2019, mentre quelle di stranieri hanno rappresentato il 39 per cento circa del dato pre-pandemia”.
PORTI ED AEROPORTI IN BUONA SALUTE – Arrivi e presenze hanno ovviamente avuto riflessi positivi sulle strutture aeroportuali. Il traffico passeggeri è “cresciuto del 40,4 per cento nei primi otto mesi dell’anno – si legge nel report della Banca d’Italia sull’economia della Sicilia – e su quello portuale, che ha registrato un aumento del 13,1 per cento nel primo semestre. Nello stesso periodo le movimentazioni di merci in ingresso e in uscita dai porti dell’Isola sono cresciute dell’8,4 per cento (erano diminuite del 4,1 nel 2020); il traffico di prodotti petrolchimici, che incide per oltre la metà sul totale delle merci, è aumentato del 3,0 per cento”.
VITA E MORTE DELLE IMPRESE, LA DEMOGRAFIA. – “Nel primo semestre del 2021 il tasso di natalità netta (dato dal saldo fra iscrizioni e cancellazioni in rapporto alle imprese esistenti all’inizio del periodo) – si legge nello studio – è cresciuto all’1,2 per cento (era sostanzialmente nullo nel primo semestre del 2020), riflettendo il lieve aumento della natalità d’impresa (dal 3,3 al 3,5 per cento) e soprattutto la riduzione della mortalità (dal 3,2 al 2,3 per cento). Alla fine del secondo trimestre del 2021, il tasso di natalità si era portato su valori leggermente inferiori rispetto a quelli del corrispondente periodo del 2019, mentre il tasso di mortalità era circa la metà di quello pre-pandemia”.
IL MERCATO DEL LAVORO E LE FAMIGLIE – Note in chiaroscuro in questo settore per l’Isola. “Il miglioramento delle prospettive occupazionali rispetto allo scorso anno – continua il report economico – ha comportato un recupero dell’offerta di lavoro che, cresciuta più dell’occupazione, ha determinato un aumento del tasso di disoccupazione. Nel corso del 2021 nel mercato del lavoro si sono manifestati, comunque, segnali di ripresa. Nel confronto col periodo pre-pandemia, in Sicilia i livelli occupazionali sono rimasti più bassi. I dati provvisori della Rilevazione sulle forze di lavoro (RFL), relativi al primo semestre, indicano per la Sicilia, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, un aumento dell’occupazione di entità inferiore a quello registrato nel Mezzogiorno (0,7per cento), a fronte di una contrazione a livello nazionale (-0,8 per cento). In regione l’incremento ha coinvolto sia gli uomini sia le donne. In media nel primo semestre dell’anno il tasso di occupazione per la popolazione tra 15 e 64 anni ha registrato un contenuto aumento rispetto al corrispondente dato del 2020”.
65 MILA POSTI DI LAVORO IN PIÙ – “Nei primi otto mesi del 2021 sono stati creati circa 65.000 posti di lavoro”, erano stati 39.000 nello stesso periodo del 2020 e i quasi 53.000 del 2019”. Lo sprint delle posizioni lavorative è dovuto ai contratti a termine (pari a circa l’80 per cento del totale). Le trasformazioni di impieghi già in essere, tornate sugli stessi livelli registrati nei primi otto mesi del 2019” hanno, invece, dato la stura alla crescita di quelle a tempo indeterminato.
La dinamica è stata particolarmente positiva per i comparti più colpiti dalla pandemia (turismo, arte, cultura, sport, tempo libero e altri servizi), le cui nuove posizioni di lavoro nei primi otto mesi dell’anno hanno rappresentato oltre i quattro quinti del totale. La ripresa delle assunzioni – prosegue il report – ha coinvolto anche i più giovani (15-24 anni) e le donne, categorie che avevano sofferto maggiormente lo scorso anno; in entrambi i casi le attivazioni nette sono superiori a quanto registrato nei primi otto mesi sia del 2020 sia del 2019”.
Alessandro Accardo Palumbo
www.facebook.com/AlessandroAccardoPalumbo