"I giovani siciliani devono restare nelle università dell'Isola ma anche soprattutto consentire un inserimento nel mondo del lavoro, sostenendo le realtà lavorative e industriali dell'Isola. Serviranno anche a questo i fondi del pnrr destinati all'istruzione e alla ricerca". Lo ha detto il ministro dell'Università e della ricerca, Maria Cristina Messa, nel corso della conferenza regionale “Istruzione, università e formazione professionale in Sicilia”: “La Sicilia è un ponte fortissimo nel Mediterraneo, i ragazzi che laureiamo devono avere uno sbocco professionale e la possibilità di spendere quello che hanno imparato anche nella loro terra”.
Entro la fine del prossimo anno verranno stanziati 600 milioni di euro per attrarre i ricercatori nelle università italiane. “Puntiamo molto su questo – spiega il ministro - di invogliarli con una comprensione dei ruoli, della carriera. Che siano ricercatori stranieri o italiani poco importa, l'obiettivo è portarli nel nostro territorio, nelle nostre università”. Intanto, fuori da Palazzo dei Normanni, i ricercatori precari del cnr protestano per le mancate assunzioni. Ma Messa chiarisce: “Il ministero cerca di stanziare dei finanziamenti, ma è l'ente che ha l'autonomia sulle proprie decisioni”. La patata bollente delle responsabilità passa quindi al Consiglio Nazionale delle Ricerche.
“Bisogna creare un nesso più forte tra università e impresa – afferma il rettore dell'università degli studi di Palermo, Massimo Midiri – i ragazzi spesso si laureano poi cominciano ad avere un momento di confusione perché non sanno bene dove concentrare le proprie professionalità. E' importante lavorare creando un nucleo di forte coerenza tra il mondo universitario e quello dell'impresa permettendo di fare degli stage formativi dentro le aziende”.
“Il pnrr determina un momento importante di virata ma anche di verifica – le parole dell'assessore all'istruzione e alla formazione professionale, Roberto Lagalla, e delinea i pilastri fondamentali dell'istruzione in Sicilia – il contrasto alla povertà educativa, il superamento dei ritardi dell'educazione giovanile, la sicurezza delle scuole, una formazione professionale orientata alle esigenze effettive delle imprese”.