Era il 6 marzo del 2014 quando l’Assemblea regionale siciliana ha approvato il disegno di legge “Istituzione dei liberi consorzi comunali e delle Città metropolitane”, insomma furono cancellate con un colpo di spugna le province, da allora dopo 9 lunghissimi anni le 9 province della Sicilia si muovono nell’incertezza facendo venire meno tutta una serie di servizi ma ugualmente con una spesa gravosa.
Governava allora il Partito Democratico, Rosario Crocetta era il presidente della rivoluzione, effettivamente fu lui, l’unico in Italia, ad abolire le Province con il disastro attuale che è sotto gli occhi di tutti. A volere la riforma allora non solo il Pd ma anche il M5S, non era favorevole il centrodestra che, però, adesso annaspa e presta il fianco. Sono quasi cinque anni di governo targato Nello Musumeci e di date per le elezioni dei Liberi Consorzi ne sono state fissate tante, tutte rinviate. Nessun cambio di passo, perché è questo quello che si pensa ascoltando molti deputati regionali, felici dell’ennesimo rinvio che si traduce in un disastro.
Nessuno dei politici attualmente in carica ha il coraggio di assumersi la responsabilità di ex province commissariate da anni e che si traducono in deficit per le strade, scuole, disabili, paesini isolati, erbacce incolte lungo le strade provinciali, alla ricerca di una competenza che poi diventa scarica barile.
Per Marianna Caronia, deputata della Lega, c’è una necessità improrogabile: “Che è quella di approvare una legge elettorale per le ex province per ridare a questi organi piena rappresentatività democratica e capacità operative è una grande occasione per un percorso democratico. Mi farò promotrice di una legge che si basi su tre punti cardine: elezione da parte dei cittadini sia del Presidente della provincia sia del Consiglio, riduzione del numero dei consiglieri rispetto al passato e, soprattutto, introduzione della doppia preferenza di genere, in modo che anche in questi organi si possa lavorare con l'obiettivo della parità di rappresentanza per entrambi i generi.”
Anthony Barbagallo, deputato e segretario siciliano dem, attacca il governo siciliano: “Il presidente non ha più una maggioranza, anzi è meglio dire che non può più contare sulla maggioranza con la quale si è presentato ai siciliani. Musumeci pare abbia dimenticato che la riforma delle province era un punto cruciale del suo programma. Sulle province abbiamo assistito all’ennesima ‘debacle’ del governo regionale dopo quelle di altre riforme fondamentali quali sono quelle dei rifiuti e dell’idrico. Il presidente Musumeci prenda atto del fallimento e rassegni le dimissioni liberando la Sicilia ed i siciliani dal governo più inconcludente della storia regionale”.
Inaccettabile anche per Totò Cuffaro, leader della Dc in Sicilia, rinviare ancora il rinnovo delle ex province: “Da giorni sostenevamo che c’erano alcuni partiti che avrebbero votato la proroga della scadenza e purtroppo così è avvenuto. Spiace ancora una volta vedere disattese le aspettative dei siciliani. L’abolizione delle ex province da parte dell’allora governatore Crocetta nata con grandi aspettative si è rilevata una manovra poco riuscita – aggiunge -, visto che i costi non sono diminuiti ed i disservizi sono aumentati. Basti pensare alle condizioni delle strade, ai servizi carenti nelle scuole”.
Per Cuffaro non ci sono dubbi: “Adesso occorre tornare all’elezione di primo grado nelle ex Province per ridare dignità alle istituzioni e responsabilizzare una nuova classe dirigente, vicina ai territori, che sappia rilanciare l’azione amministrativa e di sviluppo. Occorre avere rispetto per i siciliani e per le istituzioni ed è per questo che Democrazia cristiana nel suo programma inserirà l’elezione di primo grado per le ex Province”.