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02/01/2022 06:00:00

Trapani, omicidio Gangi. Ecco come è stato risolto il caso, 23 anni dopo 

Sembra uno di quelle storie raccontate da Carlo Lucarelli in "Blu Notte".

E' il 5 novembre del 1998, e siamo a Trapani, nelle campagne di Fulgatore. In un casolare in aperta campagne viene ritrovato il cadavere di un uomo. Il corpo è quello di Benedetto Gangi, ed è terribilmente sfigurato: è stato ammazzato con brutalità, bastonato con un paletto di cemento. Ha profonde ferite alle braccia, al volto, alla testa. 

Un omicidio avvolto nelle tenebre per 23 anni. Uno dei tanti "misteri italiani". 
Poi, qualche giorno fa, la svolta.
I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Trapani arrestano un pensionato, oggi 69enne. Si tratta di Antonio Adamo. 
E' il cognato della vittima. Su di lui, pesa un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Trapani.
Il capo di imputazione è il più grave: omicidio aggravato. Secondo il magistrato, infatti, sarebbe stato lui ad ammazzare il cognato quella notte di quasi un quarto di secolo prima, in quel casolare di Fulgatore.

Per 23 anni, l'omicidio di Benedetto Gangi è stato un "cold case". Un caso freddo. Un delitto irrisolto. Non si era trovato l'assassino, né un movente. Il caso venne archiviato per insufficienza probatoria. 

La svolta, nell'agosto 2020. Una delle figlie di Gangi, si presenta ai Carabinieri di Salemi. Ha qualcosa da dichiarare, qualcosa di grosso: lo zio, Antonio Adamo, da ragazza - all'epoca dei fatti era ancora minorenne - l'avrebbe ricoperta di morbose attenzioni

C'è un possibile movente: Adamo potrebbe avere ucciso il cognato, in quanto quest'ultimo sarebbe stato a conoscenza dei desideri sessuali del cognato verso le proprie figlie.  
Figlie, al plurale, in quanto la donna ha dichiarato in caserma che le stesse attenzioni venivano rivolte anche alle sorelle.

A questo punto, sono state immediatamente riaperte le indagini. Si è scavato a ritroso nel tempo. 
Un minuzioso lavoro di ricostruzione, di intercettazioni, di testimonianze incrociate rese da molte persone a conoscenza dei fatti. 

Le indagini hanno messo in luce anche il possibile coinvolgimento del defunto padre del presunto omicida in quanto non avrebbe riferito, all’epoca, fatti cui aveva direttamente assistito quando, la notte dell’omicidio, sorprese il figlio intento a ripulirsi da delle macchie di sangue.


Adamo, nelle settimane scorse, temendo di essere denunciato ed indagato, avrebbe minacciato i testimoni che erano a conoscenza degli indizi della sua colpevolezza.

Gli inquirenti hanno riscontrato il rischio di inquinamento dello stato probatorio, nonché di un concreto pericolo di fuga dell'indiziato. Adamo, infatti, dopo il ritrovamento del cadavere del cognato si era già trasferito in Germania, rendendosi peraltro latitante per altri procedimenti a suo carico.
Lo scorso 17 dicembre, quindi, si sono mossi, facendo scattare le manette nei confronti del pensionato trapanese. Avrebbe barbaramente ucciso il cognato, 23 anni prima, perché la vittima avrebbe scoperto le "attenzioni" verso le proprie figlie, ovvero le nipoti dell'assassino. 
 
Non è tutto, poco prima di Natale, per un filone delle indagini sull'omicidio di Benedetto Gangi, i Carabinieri hanno arrestato anche Vincenzo Adamo, nipote di Antonio.
Vincenzo Adamo, è stato colto in flagranza di reato per i reati di detenzione armi clandestine e munizioni, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e ricettazione, in concorso con lo zio.
L'arresto è scattato al termine di una perquisizione che i militari hanno condotto in un garage ad uso comune agli arrestati, nella frazione Xitta di Trapani, dove sono state rivenute numerose armi e droga.

In particolare, durante la riapertura delle indagini sull'omicidio di Ganci, i carabinieri hanno notato una inusuale quanto assidua frequentazione tra zio e nipote, ma a destare sospetti agli investigatori, è stato il motivo per cui entrambi si recassero spesso in quel garage, e soprattutto quali fossero le attività che qui si svolgessero.

Sono stati sequestrati due fucili a canne mozze, una mitraglietta artigianale, due pistole provento di furto, un revolver calibro 38 con matricola abrasa, una pistola da borsetta artigianale, una pistola-penna artigianale, nonché 11 panetti di hashish da 100 grammi ciascuno.

Una storia torbida di armi, droga, molestie incestuose e un efferato omicidio. 

Adesso, si aspetta giustizia.