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16/01/2022 06:00:00

Le piroette di Musumeci e il suo piano di fuga verso il Senato 

 Il presidente della Regione Nello Musumeci con un colpo di scena afferma di non avere mai minacciato le dimissioni, eppure i ben informati sanno di una bozza di lettera, poi strappata, con cui si sarebbe congedato dai siciliani.

L’avvertimento ai suoi assessori dell’azzeramento della giunta è stato come bere un bicchiere di acqua fresca, perché insomma il presidente ha perso lustro, e magari anche lucidità politica, agli occhi non solo dei partiti che lo sostengono ma dell’intera Sicilia.
Le manovre messe in scena sono indicative di una strategia politica: Musumeci vuole essere il candidato unico del centrodestra per le regionali del prossimo autunno, ma i malumori sono tanti e adesso il quadro è più compromesso di prima. Lo sa bene lo stesso governatore, e anche il suo delfino Ruggero Razza, ed è per questa ragione che correrà a breve a Roma per un incontro con Giorgia Meloni, il governatore cerca un paracadute, per se stesso e per Razza: un posto sicuro per le nazionali. E in quale partito? Musumeci e Razza non si sono mai federati seppure siano stati vicini alla Lega, poi a Fratelli d’Italia ma organici mai a nulla, intestandosi una indipendenza che oggi gli si ritorce contro, perché è ovvio che un presidente lo è dell’intera Isola ma deve pur avere un partito di riferimento, di certo non lo è il suo movimento Diventerà Bellissima, che non ha percentuali degne di nota.

Alla ricerca di un posto al sole, ma oggi la sua posizione politica è in discesa libera, Musumeci, che dice di avere fatto della correttezza la sua missione politica, nella diretta di mercoledì sera ha sparato una serie di sentenze contro 7 o 8 deputati regionali senza mai citarne uno. Chi sarebbero questi onorevoli che siedono all’ARS e con cui per ragioni di “igiene personale”, come ha detto il presidente, non ha rapporti diretti?

Eppure il nodo sembra tutto lì, in questi 4 anni di legislatura si è poco o nulla relazionato con i partiti che lo hanno fatto eleggere, non ha condiviso alcun percorso. A far quadrato è la Lega del commissario siciliano Nino Minardo: il partito parla con un’unica voce, non ci sono traditori in quelle file.

Al lavoro ci sono i pontieri che stanno cercando di ricucire lo strappo tra Musumeci e i partiti della coalizione, operazione difficile, si avverte stanchezza ma anche la ragionevole voglia di cambiare il passo e tra i palazzi del potere si sente mugugnare, da più parti, che il governatore non ha chance per una ricandidatura.

Martedì si tornerà in aula, sia Claudio Fava che Nuccio Di Paola hanno chiesto che il presidente riferisca all’ARS le accuse lanciate sui social, difficilmente si verrà fuori da questo groviglio senza che qualcuno stavolta resti con un niente di fatto