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20/02/2022 06:00:00

  Acqua inquinata, il destino comune di Marsala e Mazara

Hanno in comune molte cose Mazara e Marsala, due delle città più grandi della provincia, vicine di casa. Hanno in comune anche l’emergenza nitrati nell’acqua, con disagi che sembrano essere insormontabili.

A Marsala è un’emergenza sorta qualche giorno fa, a Mazara del Vallo da anni si cerca di trovare rimedio all’alto tasso di nitrati che non consente di utilizzare l’acqua corrente in alcune zone della città.

Da alcuni giorni a Marsala è vietato utilizzare l’acqua che proviene dall’acquedotto comunale per usi alimentari: non si può bere, nè usare per cucinare o per lavare frutta e verdura. Si può usare invece per l’igiene personale.
Il divieto, scattato su ordinanza del sindaco Massimo Grillo, sta creando grossi problemi soprattutto alle attività alimentari: bar, ristoranti, panifici non potrebbero utilizzare l’acqua corrente per preparare alimenti.

In tutto ciò non si sa quando la situazione tornerà alla normalità. E non si sa nemmeno quanto sono alti i valori dei nitrati nell’acqua di Marsala. Non è chiara neanche la causa, anche se il sospetto c’è, come riferisce Legambiente: sversamento illegale di rifiuti e fertilizzanti chimici in agricoltura avrebbero piano piano inquinato le falde acquifere.
Proprio Legambiente ha chiesto un’indagine accurata per capire da cosa derivi il superamento dei limiti di legge dei nitrati.

 

Mazara, dicevamo, da molto più tempo è alle prese con il problema nitrati nell’acqua. Qualche mese fa è stato approvato il progetto per la realizzazione di un potabilizzatore, ma i tempi si preannunciano lunghi.

Di recente sono intervenute alcune associazioni di Mazara per chiedere l’istituzione di una commissione comunale per risolvere, una volta per tutte, la questione acqua in città.
Si tratta del Comitato per la tutela delle risorse idriche, il gruppo Mazara Asciutta, l’associazione Pro Capo Feto e l’associazione Giva.

 

Raccontano che i cittadini di Mazara soffrono, da molto tempo, di croniche carenze e disfunzioni nella fornitura di acque potabili “nonostante le evidenze che la città “galleggi” su un “oceano” di acqua dolce perlopiù localizzato sotto terra (acque freatiche).
Le croniche criticità del passato sono state acuite, negli ultimi anni, dalla diminuzione delle piogge, dall’aumento dei consumi (con conseguente abbassamento delle falde e aumento del rischio di ingressione di acqua marina), da ripetute e prolungate interruzioni della distribuzione di acqua a “macchia di leopardo” e, più grave, dalla contaminazione principalmente causata dall’accumulo di nitrati, che ha determinato da un lato il divieto di uso “potabile” in alcuni quartieri di Mazara (data la tossicità dei derivati metabolici prodotti dall’ingestione dei nitrati) e dall’altro lato interventi tampone per mitigare nell’immediato i disagi agli utenti”.

In particolare, spiegano le associazioni, “gli interventi immediati attivati dall’attuale giunta comunale sono consistiti nel promettere la fornitura idrica tramite autobotti per gli utenti commerciali e invitare i cittadini interessati a procacciarsi l’acqua per bere e cucinare in fontane indicate dal comune come esenti dal problema nitrati.
Inoltre, in seguito alle richieste dall’ASP, il comune ha dovuto indicare interventi sia a medio che lungo termine. Per i primi (1 – 2 anni), il comune di Mazara ha deciso di istallare un “depuratore” a scambio ionico. Per i secondi (5 – 10 anni), il comune di Mazara aveva prima ipotizzato l’attivazione di un dissalatore marino, ipotesi poi scartata a favore di un allacciamento con un acquedotto della società privata Siciliacque, che dovrebbe veicolare le acque provenienti da Montescuro e che già rifornisce altri comuni della Sicilia meridionale”.

Continuano le associazioni e gruppi di cittadini: “Per quanto concerne il rifornimento tramite autobotti, nonostante le richieste ufficiali all’ente gestore, nulla è trapelato né sulle modalità con le quali avviene il rifornimento né sulle certificazioni della qualità dell’acqua distribuita né sui controlli per verificare che gli esercenti utilizzino effettivamente solo l’acqua potabile conferita dal comune per le loro attività.
Per quanto concerne l’invito ai cittadini di andare alle fontanelle è evidente che si tratta di un intervento in contrasto sia con i pregressi regolamenti comunali sia con quanto richiesto dalla ASP per cui, nell’immediato, il servizio delle autobotti dovrebbe essere garantito anche alle utenze domestiche interessate dal divieto.
Per quanto concerne il depuratore a scambio ionico, peraltro ancora nella fase progettuale (i lavori per la sua messa in opera non sono iniziati almeno alla data della presente), mentre la sua efficacia/efficienza e congruità con un rapporto costo/benefici ridotto al minimo possibile sono stati recentemente posti in discussione tramite esposto presso il Prefetto di Trapani.
Infine, per l’opzione acquedotto - Siciliacque dovrebbe essere superfluo ricordare che i cittadini italiani hanno espresso in un referendum un NO deciso alla privatizzazione optando per la gestione pubblica dell’acqua. Di conseguenza, anche la prospettiva dell’acquedotto dovrebbe essere implementata sotto l’egida della gestione comunale”.

Per tutte queste ragioni è stata chiesta l’istituzione di una commissione consiliare per affrontare e risolvere le criticità relative all’acqua potabile intervenendo sui molteplici aspetti che sembrano averla determinata.