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12/03/2022 06:00:00

Il caso della classe “ghetto” nella scuola elementare di Marsala

18,00 - Il caso della "classe-ghetto" a Marsala arriva al Ministero dell'Istruzione che avvierà un'ispezione.

La vicenda  è emersa nel corso di un'audizione in commissione antimafia all'Ars in cui veniva affrontato il problema della dispersione scolastica.

Alle dichiarazioni fatte in commissione ha replicato la dirigente dell'Istituto in questione, l'"Asta" di via Falcone, negando la circostanza.

Il Ministero dell'Istruzione però avvierà un'ispezione per appurare i fatti e le eventuali responsabilità relativamente al caso, sollevato in commissione antimafia all'Ars, dell'intera classe di prima elementare a Marsala composta da alunni tutti figli di pregiudicati. A farlo sapere è il ministero dell'Istruzione.

Intanto sulla vicenda interviene la deputata regionale Eleonora Lo Curto.

“Ignobili menzogne spacciate per indiscutibili certezze”. Così la deputata regionale Eleonora Lo Curto, interviene sulla questione della classe ghetto nel plesso Sappusi di Marsala. “La scuola “Sturzo-Asta” di Marsala, come ogni altra scuola ad ogni latitudine del mondo, opera come baluardo della legalità e dell’integrazione. Non ci sono classi ghetto a Marsala, ed è alquanto strana la dichiarazione del dottor Inguì in Commissione regionale antimafia. Le sue affermazioni sono false, stante la storia della dirigente – da me conosciuta - che attualmente guida l’istituto e la storia stessa della scuola che ha operato da sempre in un territorio complesso con grande dignità e capacità di contrastare l’insuccesso scolastico dei bambini. Quella del quartiere Sappusi a Marsala è una scuola meravigliosa, altro che scuola ghetto. Meno che mai è pensabile che ci sia una classe dove vengono ammassati i bambini, a prescindere dal fatto che non si chiede a nessun genitore di esibire il certificato penale. E quando i Servizi sociali – prosegue Eleonora Lo Curto, anche lei Dirigente scolastica - segnalassero qualche situazione particolare, i bambini interessati vengono messi nelle condizioni di una piena integrazione in classi eterogenee. Sono certa che c’è dell’altro dietro la dichiarazione di Inguì. Guarda caso l’insegnante che ne ha parlato è sua sorella, che dubito abbia potuto dire una menzogna così eclatante. Per questo mi auguro che la dirigente Alagna avvii una giusta ispezione per comprendere come un’insegnante di scuola dell’Infanzia potesse avere un elenco con dati sensibili che non può comunicare a nessuno, men che meno al fratello.

Approfondirò la questione e chiederò alla Commissione antimafia che, a questo punto, penso abbia svolto per sette mesi indagini in maniera unidirezionale. Dal 14 settembre 2021, quando è stato sentito Inguì, come mai non è stata chiamata anche la dirigente della Scuola? Cosa c’è dietro questa indagine unilaterale, falsa, tendenziosa e calunniosa nei confronti della scuola di Sappusi? Va tenuto presente, come ha detto il direttore dell’Usr Sicilia Suraniti, che le scuole – aggiunge il capogruppo Udc al Parlamento siciliano - quando formano le classi procedono con un’apposita Commissione che opera in maniera trasparente e chiara, fissando criteri che vengono deliberati dai collegi dei docenti, dai consigli di Circolo e di Istituto. I presidi non hanno la facoltà, né la volontà, di agire arbitrariamente creando una classe ghetto. Pertanto le dichiarazioni mendaci vanno perseguite, perché calunniano tutta la scuola. Chiederò in Parlamento regionale spiegazioni al presidente Fava perché egli presiede una Commissione non per fare il capo corrente, ma per fare il suo dovere. Un’indagine prevede l’ascolto di tutti i soggetti interessati e non solo chi fa comodo sentire, perché magari con qualche associazione antimafia si hanno condivisioni politiche e partitiche. In più di un’occasione, ad esempio, ho chiesto a Fava di fare indagini sulla Fondazione orchestra sinfonica della Sicilia, senza esito pur in presenza di gravi violazioni. Ciò è successo perché lo chiedevo io, deputato di centrodestra, o forse perché qualcuno vuole fare credere all’opinione pubblica che la legalità, l’anticorruzione, la scelta di scendere in campo contro la mia, siano solo appannaggio di certa sinistra? Smettiamola con questa storia e badiamo ai fatti. Interrogherò io stessa in Aula Claudio Fava – conclude la deputata regionale -".

6,00 - A Marsala è scoppiato il caso della "classe ghetto" all'Istituto "Asta". Un'intera classe in cui tutti i 22 alunni sarebbero figli di pregiudicati. Ma la dirigente dell'istituto smentisce. 


Una classe “ghetto”, come si dice in questi casi. La   circostanza è emersa dalla relazione della commissione antimafia sulla dispersione scolastica. Un'indagine durata otto mesi, che affronta un tema delicato, dato che l'abbandono scolastico in Sicilia tocca punte del 20%.
"In quella classe, tutti i 22 bambini sono figli di pregiudicati". Lo denuncia alla commissione Salvatore Inguì, direttore dell’Ufficio del Servizio sociale per i minorenni di Palermo: “Hanno fatto una classe differenziata, sostanzialmente”.


Sentito in commissione, presieduta da Claudio Fava, Inguì ha raccontato che è stato chiamato da un’insegnante della scuola che gli “ha fatto un elenco di bambini, questo elenco di bambini… Mi chiedeva se io li conoscessi. Li conoscevo tutti, me ne ha elencati ventidue. Qual è la caratteristica di questi bambini? Che sono tutti figli di soggetti con gravi pregiudizi penali. Io ho detto: “ma perché mi fai questo elenco?” Guarda caso tutti questi bambini sono in una sola classe elementare, iniziano la prima elementare ed hanno messo in questa classe solo bambini di questo tipo”.
Alle dichiarazioni di Inguì Fava commenta in commissione che è una vicenda “che merita di essere rapidamente segnalata perché mi sembra l’opposto di ciò che dovrebbe rappresentare il messaggio educativo e di comunità di una scuola. Dove si trova questa scuola elementare?” Inguì risponde che si tratta della scuola di Sappusi, quartiere popolare di Marsala.


Commenta la relazione: "Fatto grave, quello riferito dal dottor Inguì. Soprattutto in una realtà, come quella siciliana, in cui il disagio sociale dei minori diventa la più formidabile occasione di reclutamento malavitoso. È importante capire se questo precedente sia un caso isolato o se piuttosto nelle periferie delle città siciliane la scelta di costruire classi ghetto dove ammassare i figli di genitori pregiudicati o reclusi sia una traccia non episodica. Sarebbe il segno di una sorta di rassegnazione istituzionale al destino già segnato di quei ragazzi e al contesto sociale in cui crescono".

 

Ieri sera è arrivata la replica della dirigente dell'istituto, Anna Maria Alagna, che annuncia le vie legali. 

“In merito alle notizie diffuse oggi sulla stampa “sulla classe ghetto a Marsala”, nella quale sarebbero iscritti ben ventidue bambini, figli di pregiudicati, intendo annunciare che ho già adito le vie legali, a difesa del buon nome dell’Istituzione scolastica di cui sono Dirigente, del gruppo di lavoro che si occupa di formare le classi nel rispetto di obiettivi e deliberati criteri, oltre che mio personale, per querelare tale signor Inguì per le dichiarazioni false, tendenziose e prive di fondamento rese alla Commissione regionale antimafia presieduta da Claudio Fava. Non si comprende da quali fonti l’Inguì abbia tratto le false informazioni che tanto discredito gettano su una scuola che, pur insistendo in un quartiere popolare, non è annoverata tra le 9 scuole dell’ambito 28 della provincia di Trapani destinatarie di interventi contro la dispersione scolastica, al contrario vanta una storia di successi educativi testimoniati dai numeri crescenti di iscrizioni. E’ appena il caso di ricordare che la scuola, ogni scuola, svolge una essenziale e instancabile azione educativa e di aperto contrasto ad ogni forma di illegalità. Per questo chiederò al presidente Fava di essere audita in Commissione dove sarà facile dimostrare, carte alla mano, l’infondatezza delle affermazioni di Inguì che per questa azione diffamatoria e calunniosa dovrà rispondere nelle sedi opportune. Altresì è mio dovere intraprendere ogni altra azione in autotutela nei confronti del docente che ha incautamente scatenato questa bufera mediatica, che se da un lato si abbatte sulla scuola, dall’altro servirà a fare chiarezza anche in merito alle procedure trasparenti e corrette con le quali si formano le classi. Di tutta la vicenda saranno informati gli organi scolastici territoriali e regionali”.

Sulla vicenda ha commentato, timidamente, il sindaco di Marsala Massimo Grillo:
“Spero che non sia vero, sarebbe molto grave. Credo nella serietà delle fonti da cui proviene la notizia, credo e spero anche che la dirigente possa chiarire presto. Per quanto mi riguarda ho chiesto formalmente informazioni alla stessa dirigente e attendo la relazione a stretto giro”.


Interviene anche la segreteria provinciale del Pd di Trapani, ma in maniera più decisa. “Apprendiamo con preoccupazione le dichiarazioni rese durante la seduta della Commissione Antimafia regionale da Salvatore Ingui'.
La scuola è luogo di confronto ed incontro, ma soprattutto di crescita ed i bambini e le bambine sono tutte e tutti uguali.
Se la notizia della classe ghetto nella scuola di Sappusi (Marsala), composta con bambine e bambini che hanno in comune l'essere figli di pregiudicati venisse confermata e, visto il luogo dove sono state rese le dichiarazioni, stentiamo a credere che siano infondate, significherebbe che si è totalmente perso di vista il ruolo educativo dell'istituzione scolastica.
In considerazione di ciò chiediamo che si intervenga subito per rimuovere tale condizione che è intollerabile.
È evidente che la vicenda merita il dovuto approfondimento e che sarà nostro impegno, se necessario, interpellare attraverso i nostri parlamentari, il Ministero dell'Istruzione”.


Così invece su Facebook Antonella La Francesca, insegnante dell’istituto “Asta” di Sappusi, difende la scuola.

L’Istituto di Sappusi ha come fonte di ispirazione gli articoli 3, 33 e 34 della Costituzione italiana. È una scuola che concorre alla formazione dell’uomo e del cittadino secondo i principi sanciti dalla Costituzione e nel rispetto e nella valorizzazione delle diversità individuali, sociali e culturali.,Una scuola che offre la possibilità ai bambini di esprimere il proprio saper essere in un sereno ambiente formativo e di apprendimento, caratterizzato dalla eterogeneità e diversità degli alunni. Nel clima di apprendimento della nostra scuola troviamo il figlio del professionista che apprende insieme al figlio di “un genitore disagiato” perché noi siamo la scuola dell’inclusione. Vi piaccia o no siamo una scuola che accoglie tutti! Non siamo la scuola che emargina! Questo può essere un vanto per noi. Vi ricordo che i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La nostra scuola rende effettivo questo diritto assicurando l’eterogeneità in occasione della formazione delle classi prime. I figli dei bambini “deboli” o “disagiati” sono una risorsa per la comunità scolastica che deve confrontarsi e apprendere nella diversità del percorso formativo dell’uomo e del cittadino. Sono indignata è profondamente amareggiata. Questo articolo mi ha letteralmente sconvolto e con me ha sconvolto i miei colleghi che lavorano da anni in questo quartiere di Sappusi. Questo quartiere e tutta la comunità ci appartengono e lo difenderemo a spada tratta e senza remore, camminando a testa alta come diceva Bianca Stancanelli.