Alla fine i marsalesi hanno trascorso anche le feste di Pasqua con l’acqua vietata.
Il sindaco Grillo diversi giorni fa aveva detto che i valori dei nitrati erano rientrati nella norma. Ma dopo i proclami, a che punto siamo, perchè ancora non viene tolto il divieto?
Ormai da mesi a Marsala è vietato utilizzare l’acqua del rubinetto per cucinare, bere, e lavare alimenti per l’alta concentrazione di nitrati in alcuni pozzi della città. Tant’è che nella zona di Birgi, servita da Siciliacque, che si approvvigiona da altre fonti, non c’è nessun divieto.
I marsalesi sono esasperati. Hanno trascorso le festività di Pasqua senza poter utilizzare l’acqua. Disagi per tutti, soprattutto per le attività come bar, pasticcerie, panifici, ristoranti. Un danno per marsalesi e operatori, ma anche un danno all’immagine turistica della città che ha accolto già qualche visitatore. Proprio nei giorni in cui sindaco, assessori e consiglieri comunali andavano alla BIT.
Eppure qualche giorno fa il Comune ha fatto sapere che i valori dei nitrati a Marsala sono rientrati nella norma. Ma ancora una volta non sono state date indicazioni sul dato specifico dei valori.
Il Sindaco di Marsala, in una dichiarazione, parla addirittura di "ottimo lavoro" svolto dal Comune. Molti cittadini, invece, la pensano diversamente, e non sono mancate in queste settimane critiche anche severe all'operato dell'Amministrazione.
Dopo i proclami però non è arrivata nessuna ufficialità. L’acqua è ancora vietata a Marsala, e si attendo ancora nuove analisi che confermino la riduzione dei valori, e allora il Comune rimuoverà il divieto.
In particolare, il Dipartimento provinciale di Prevenzione scrive che “i valori dei nitrati sono risultati conformi alle vigenti previsioni normative, con buona evidenza dell'efficacia del piano di rientro”. Il Servizio idrico aveva effettuato campionamenti sia nei pozzi di Sinubio, Scacciaiazzo, Sant'Anna e Semeraro, sia nelle acque in uscita da diverse fontanelle presenti nel territorio. Per uscire dall'emergenza il Comune ha provveduto a "miscelare" l'acqua dei pozzi. Anche lì, non c'è piena trasparenza: non è stato mai detto come e in che modo sono state mixate queste acque. Anzi, all'inizio l'operazione sembrava destinata al fallimento.
Oltre il danno si rischia la beffa, cioè quella di dover pagare salate bollette dell’acqua in città, senza che si possa utilizzare. Infatti con l’aumento dei costi dell’energia aumentano di conseguenza quelli per far funzionare le pompe di sollevamento.
Di questo si è anche parlato durante una delle ultime sedute di consiglio comunale.
Il consigliere Gabriele Di Pietra ha illustrato un atto di indirizzo con il quale si propone la riduzione del canone idrico per il periodo in cui è in vigore il divieto. “Non è uno strumento che consentirà di risolvere il problema, ma un segnale importante per la cittadinanza, in questo momento privata di un diritto fondamentale”, ha detto Di Pietra. Categorico il consigliere Andrea Marino, secondo il quale il canone deve essere azzerato del tutto.
Ma i marsalesi aspettano ancora che arrivi acqua buona a casa e chiarezza sui dati, cosa che non è mai avvenuta in tutta questa faccenda.