Il pentito Attilio Piero Fogazza è stato ascoltato, in videoconferenza, in Tribunale, a Marsala, nel processo che vede alla sbarra il 54enne partannese Giovanni Domenico Scimonelli, ritenuto un elemento di spicco negli organigrammi di Cosa Nostra belicina.
Il presunto boss è accusato di associazione mafiosa (per cui è già stato condannato, a Palermo, nel processo “Ermes”) ed estorsione.
A difenderlo sono gli avvocati Calogera Falco e Luca Cianferoni. Ad accusarlo sono due presunti ex gregari: Nicolò Nicolosi, di Vita, e Attilio Fogazza, di Gibellina, poi pentitisi, che nel settembre del 2020 sono stati condannati, in abbreviato, per gli attentati incendiari commessi dei quali si sono autoaccusati, affermando di averli compiuti su ordine di Scimonelli. E in videoconferenza Fogazza, rispondendo alle domande del pm Dda Francesca Dessì, ha parlato delle intimidazioni (auto e portoni dati alle fiamme o cartucce lasciate dietro una porta) commesse, tra il 2008 e il 2010, insieme a Nicolosi e a Tonino Catania. “Non conoscevo le persone a cui facevamo queste cose – ha detto il pentito – Scimonelli diceva che erano persone che non gli volevano fare dei favori. Uno era direttore di banca, un altro era un enologo della cantina Zangara che non voleva fare quello che c’era scritto in un biglietto di Matteo Messina Denaro. Con questo enologo Scimonelli ebbe una discussione. Era Tonino Catania, che io prima non conoscevo, a sapere cosa fare. Io non facevo parte di Cosa Nostra, ma aiutavo con omicidio (quello del partannese Salvatore Lombardo, ndr), danneggiamenti e organizzando gli incontri e fissando appuntamenti tra appartenenti alla mafia, come Michele Gucciardi (presunto capomafia di Salemi, ndr), Sergio Giglio e altri. Nel 2008, Scimonelli cominciò a dirmi che era amico di Matteo Messina Denaro, con il quale andava anche a ballare a Triscina. Mi disse che era amico anche del padre”. Doveva essere ascoltato anche Nicolò Nicolosi, ma gli uffici della Dda hanno notificato ad un legale diverso da quello del pentito, che quindi sarà sentito il 13 giugno. Fogazza e Nicolosi sono stati condannati a 16 anni di carcere ciascuno dopo essersi autoaccusati dell’omicidio di Salvatore Lombardo, un pastore di 47 anni ucciso con due colpi di fucile il 21 maggio 2009 a Partanna. Anche in questo caso hanno accusato Scimonelli di essere il mandante. E per questo Scimonelli è già stato condannato all’ergastolo.