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08/07/2022 06:00:00

Castelvetrano. Nessun “governo di scopo”, ma Alfano ha ottenuto delle garanzie

 Si è concluso anche il secondo giro di consultazioni. Nessuno ha detto sì al sindaco, ma questa opposizione potrebbe essere molto diversa rispetto a quella pre-crisi.

Abbiamo fatto qualche domanda al primo cittadino.

 

Le opposizioni hanno detto no al cosiddetto “governo di scopo”, anche dopo l’apertura della crisi. E’ la fine del governo Alfano?

 

Aprire una crisi, vuol dire anche manifestare una richiesta d’aiuto genuina. Questo significa che, a prescindere dalla mancata costituzione di un formale “governo di scopo”, i risultati su alcuni punti determinanti per la città, potranno essere conseguiti grazie a chi deciderà volta per volta di fornire il proprio apporto. Certo, alcuni, come Obiettivo Città, avevano avanzato delle pretese decisamente fuori dalle righe, come l’azzeramento anche delle cariche istituzionali. Ovvio che non avrei mai potuto destituire il presidente del consiglio comunale come condizione per un possibile tavolo di convergenza. Però ci sono stati anche coloro che avrebbero detto di sì, soltanto se fossero stati i quattordicesimi o i quindicesimi. Insomma, un problema di forma, dal momento che mi hanno assicurato che nella sostanza determinati punti sarebbero stati quasi sicuramente approvati. Per esempio relativi ad importanti richieste di finanziamento o alla stabilizzazione dei precari.

 

Tra le altre cose, Obiettivo Città ha fatto rilevare che lei non avrebbe in realtà azzerato la giunta, ma soltanto sospeso le cariche, continuando a permettere la percezione delle indennità.

 

Niente di più strumentale. Complessivamente, i diversi assessori che si sono succeduti hanno lasciato più di 60 mila euro delle proprie indennità nelle casse del comune. Personalmente, da sindaco, ne ho lasciato circa 26 mila euro.

 

Ammetterà però di avere difettato  quantomeno nella comunicazione?

 

Certamente. E’ un aspetto che andrebbe curato di più. Anche se mi rendo conto che, in ogni caso, il volume della critica scomposta sui social probabilmente rimarrebbe inalterato. Pur se, è bene dirlo, assolutamente circoscritto, alla luce del fatto che tra guerra e pandemia non siamo certo stati nelle migliori condizioni di poter garantire un benessere da ricco paese europeo.

 

Aveva detto a Tp24 che senza governo di scopo, si sarebbe dimesso nei primi mesi del 2023. Può confermarlo anche oggi?

 

No. E per una ragione che con la poltrona non c’entra proprio nulla. Ho calcolato che avrei potuto lasciare intorno ai mesi di marzo o aprile. Ma mi è stato fatto notare che le nuove elezioni si svolgerebbero comunque nel 2024. Ed il periodo sarebbe preceduto da un commissariamento. A questo punto, non avrebbe senso.

 

E se  l’auspicato appoggio, nei fatti, non dovesse avvenire?

 

In quel caso vorrebbe dire che gli accordi di principio sarebbero stati disattesi e quindi mi dimetterei. Sarebbe come porre una sorta di “fiducia”, un po’ come accade con i governi nazionali.

 

Alla fine, per lei, queste due serie di consultazioni sono state un fallimento?

 

Assolutamente no. Certo, sarebbe stato meglio se fosse venuto fuori un governo di scopo, ma sono  ottimista che le cose possano andare molto meglio rispetto a prima.  Con alcune forze politiche c’è stato un dialogo molto sincero e propositivo. Insomma, con l’apertura della crisi, la netta impressione è che l’opposizione non sia più così compatta. Una parte è sicuramente dialogante sui temi di interesse determinanti per la città.

 

Egidio Morici