Nuovo colpo al mandamento di Porta Nuova a Palermo, storico clan di cosa nostra.
Dopo appena dieci giorni i carabinieri hanno dato seguito all'operazione Vento che aveva portato al fermo di 18 presunti esponenti della famiglia mafiosa.
Nella notte i militari hanno eseguito un'ordinanza firmata dal gip di Palermo nei confronti di altri 12 presunti affiliati. Le indagini sono state coordinate dalla Dda e hanno scongiurato nuove violenze e tensioni come il tentativo di punire i responsabili dell'omicidio di Emanuele Burgio, avvenuto a Palermo il 31 maggio del 2021.
I 12 arrestati, quattro in carcere e otto ai domiciliari, sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, coltivazione e spaccio di stupefacenti, violenza privata e lesioni personali aggravate dal metodo e dalle finalità mafiose. L’operazione Vento 2 è la prosecuzione di quella messa a segno lo scorso 6 luglio con l’esecuzione di 18 fermi da parte dalla Dda. Un’operazione scattata a pochi giorni dall’omicidio di Giuseppe Incontrera, avvenuto il 30 giugno scorso a Palermo, ritenuto uno dei capi del mandamento che teneva la cassa delle famiglie. Per quel delitto è indagato e reo confesso Salvatore Fernandez, che si è costituito dopo che era già braccato dai carabinieri. L’indagine aveva rivelato che vi erano chiari segnali di una possibile escalation; per questo motivo era stato deciso di anticipare il blitz.
Il Nucleo Investigativo di Palermo ha raccolto ulteriori elementi circa una recrudescenza di violenze connessa con alcune tensioni in atto all’interno del mandamento di Porta Nuova. Circostanze che hanno fatto scattare i provvedimenti del gip richiesti dalla procura e bloccato, tra l’altro, la scarcerazione di Filippo Burgio, detenuto per altra causa, che doveva tornare in libertà proprio oggi. Secondo gli inquirenti avrebbe manifestato la volontà di punire i responsabili dell’uccisione del figlio Emanuele, avvenuto il 31 maggio 2021 a Palermo nel popolare quartiere della Vucciria. Anche per questo omicidio ci sono già tre indagati.
I carabinieri contestano agli indagati l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti gestita «in tutta la sua filiera». Dalle fasi di approvvigionamento all’ingrosso allo spaccio al minuto sul territorio gestito dai vertici della struttura criminale per alimentare le casse mafiose. L’associazione avrebbe assunto la gestione diretta di sei piazze di spaccio, localizzate nei centralissimi quartieri del Capo, della Vucciria, di Ballarò e della Zisa (via Cipressi, piazza Ingastone e via Regina Bianca), con a capo uomini ritenuti affiliati a cosa nostra; coltivazione e spaccio di stupefacenti; violenza privata e lesioni personali aggravate dal metodo e dalle finalità mafiose.