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24/08/2022 12:01:00

Marsala, ‘a Scurata: “…Ed io l’amavo”. Racconto d'amore e mafia

L’impegno, il forte senso della giustizia sociale, il sacrificio di Vito Pipitone, sindacalista marsalese della Federterra ucciso dalla mafia nel 1947

attraverso gli occhi e i sentimenti di sua moglie, Filippa Di Dia, per andare oltre i fatti e raccontare un amore, anzi, due: quello di una donna e quello per l’onestà e la parità di diritti. Sono questi i temi fondanti di “… Ed io l’amavo”, atto unico scritto da Chiara Putaggio, interpretato da Adriana Parrinello con la regia di Francesco Stella e le musiche di Gregorio Caimi.

L’opera sarà messa in scena venerdì 26 agosto alle 19,30 sul palco del teatro a mare, completamente ecologico “Pellegrino 1880”, realizzato in una vasca della Salina Genna, nella riserva naturale dello Stagnone, all’interno della rassegna “’a Scurata Cunti e canti al calar del Sole - Memorial Enrico Russo”.

“Con l’espressione “vittima della mafia” solitamente si intende chi viene ucciso, ma è vittima anche chi subisce indirettamente questa violenza, chi resta, chi ha amato, chi ama ancora, chi viene sconvolto da una perdita che trasforma per sempre la sua vita e la vita dei suoi familiari – spiega l’autrice Chiara Putaggio –. Circa 12 anni fa ho conosciuto Antonio Pipitone, figlio di Vito e Filippa. Gli ho promesso che avrei scritto il suo racconto, che oltre ai fatti storici, era pieno d’amore. Così nasce questo lavoro”.

“Filippa è simbolo vivo di chi lotta per la giustizia e la verità – afferma il regista Francesco Stella –. Simbolo di chi non ha “semplicemente” superato il dolore, perché certi dolori non si superano mai, ma lo ha oltrepassato, facendo della propria vita una testimonianza concreta di impegno per la lotta a tutte le mafie”.

Nell’atto unico “…Ed io l’amavo”, testo teatrale in siciliano, a parlare è la moglie di Vito Pipitone, sindacalista marsalese della Federterra (CGIL di allora) che l’8 novembre del 1947 fu freddato da un colpo di fucile allo stomaco. Il giorno dopo avrebbe dato vita ad una manifestazione contadina per la lottizzazione e assegnazione agli agricoltori del feudo Giudeo, in esecuzione della legge Gullo, secondo cui le terre incolte avrebbero dovuto essere divise tra i braccianti. Ma la nuova norma incontrava il dissenso dei latifondisti e della mafia. Vito fu ucciso mentre, in bicicletta, andava a trovare la madre. Lasciò la moglie Filippa e quattro figli. Da quella notte la vita di Filippa cambiò radicalmente. L’atto unico ripercorre la loro vita insieme, l’amore di Filippa per il marito, la sua dedizione per “quelle mani che seppur “abbruciate di lu suli e cu l’ugna nivure”, lei amava tanto. Sullo sfondo una Marsala post guerra, fatta come coperta in patch work dove ogni contrada è un pezzo di colore diverso, memore del bombardamento degli americani, in seguito al quale gli ‘nfami saccheggiarono tra le macerie per poi diventare alleati dei campieri, dei mafiosi. L’appuntamento è per venerdì 26 agosto alle ore 19,30 (biglietti 15 euro zona A – 12 euro zona B) https://www.scurata.it/ed-io-lamavo-26-agosto/