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18/09/2022 07:08:00

Cultura: pubblico e privato insieme a Marsala, perché no? 

 Succede che i pensieri prendano forma scritta, a volte racconto un fatto, altre una suggestione, spesso desiderata e in quanto tali restano così. E li propongo ai miei amici che dirigono un giornale come questo o altrove e devo dire che incautamente capita accettino anche.

Qualche giorno addietro Giacomo Di Girolamo mi ha proposto di curare un qualcosa di seriale ( lo dico qui non ho Netflix o altro e mi spazientisco a seguire puntate su puntate di serie anche scritte bene, un mio limite): una rubrica. Da incosciente accetto, e chiedo a lui di inventarsi un nome che ovviamente non è arrivato; si chiamerà LA RUBRICA titolo orrendo ma mentre lo penso ricordo una conversazione surreale tra Enzo Sellerio e chi vi scrive, a pranzo in un ristorante a Palermo anni addietro e mi faceva notare l’articolo prima di ogni pietanza: tale fu la sua irritazione che tra le mie risa ci alzammo da tavola a digiuno, comunicando al trattore di aver fatto indigestione di articoli.

Ecco spero che andrete magari oltre il titolo e di questo ve ne sarò grato.

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Cammino molto a piedi, questo avviene da anni e cambio strade percorsi per arrivare dal punto A al punto B, incline alla noia e curioso in assoluto anche di banalità; sapere se in Vicolo Bua c’è sempre il cerotto se all’angolo del Teatro Comunale qualche buontempone continua a farlo suo come discarica personale, e via camminando mi sorprendo di quanti luoghi siano stati recuperati in questi ultimi anni ma spesso con gestioni incerte. Ne abbiamo tantissimi credetemi, che suscitano solo a vederli emozioni forti, la Chiesa dell’Itriella, San Giovannello per fare due esempi incastonati in strade silenziose che restituiscono magia alla loro architettura ma sono muti.

E’ in corso la Via dei Tesori, straordinario progetto che nasce a Palermo, poi una associazione di Marsala - Nonovento - ha avuto la capacità di intercettarlo aprendo una finestra nel progetto madre, e oggi è un appuntamento irrinunciabile per la Comunità, avendo ri-dato valore a tesori autentici magari non dimenticati ma sicuramente poco visti o peggio inutilizzati e il pensiero va sempre alle chiacchiere con Paola Dubini amica cara e docente alla Bocconi (economia della cultura e molto altro) che si danna come me a vedere quanto abbiamo e che sta lì immoto.

Detesto la retorica che i nostri beni culturali siano il petrolio del nostro sviluppo: abbiamo ereditato - nostro malgrado - un paradiso e senza scomodare economisti, sociologi o altre categorie (per il momento), dovremmo muoverci noi per primi a fare sistema per rendere il tutto fruibile. Alla politica si chiede molto forse troppo, ma spesso questi luoghi sono in grandissima parte pubblici e scontano le difficoltà di un momento storico di una durezza senza pari e allora rispolvero magari idee non originali: perché non una società di scopo o similare con una gestione che coinvolga anche il privato? Di recente ho visto i Cantieri Culturali alla Zisa a Palermo come vengono condotti e come il privato sia intervenuto o direttamente adottando un luogo o nella programmazione di questo o quello spazio e sempre di concerto con la cosa pubblica: è difficile? Ovvio che si ma di certo è lì e credetemi un piacere per gli occhi, vedere coesistere gli studenti dell’Accademia di Bene Arti con chi va al Cinema De Seta oppure mangiare un piatto al Crezy plus (l’ex mensa di questo opificio che nasce con Giuseppe Ducrot) o andare a vedere una mostra nel Centro Internazionale di Fotografia creato da Letizia Battaglia.

Pubblico e privato: quest’ultimo deve essere meno indifferente a quanto avviene in città che sia una conversazione su un libro una mostra uno spettacolo teatrale o altro, perché la cultura la viva tutto l’anno, non solo d’estate quando si è più liberi (mi è toccato leggere anche questo… e con questo assioma le città tutte potrebbero andare in letargo secondo alcuni) e quindi un cambio di passo. Sempre il privato potrebbe porsi al servizio della cosa pubblica, per non perdere occasioni preziose che si presentano sotto forma di bandi che esigono progettualità alte e professionalità conseguenti: e queste ci sono. Il pubblico, ma non solo a Marsala, è alla ricerca costante di chi lo possa supportare sostenere e allora perché non ci proviamo a lavorare a qualcosa di residente? Società di scopo Fondazione, ma che sia qualcosa di nuovo con energie fresche che possano pensare e avere visioni: questa politica oggi non commetta gli errori del passato (il festival jazz è ferita aperta in alcuni di noi) abbia il coraggio di fare, oggi abbiamo incredibilmente risorse economiche a disposizione e sensibilità diverse rispetto al passato. Chiudo con un passo a me caro: “Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti” (Antonio Gramsci). Parteggiare, forse è avere una visione diversa e contemporanea e si può fare, volendo.

giuseppe prode