Pietro Ioia, Garante dei detenuti del comune di Napoli, è stato arrestato con l’accusa di aver portato droga e telefonini nelle carceri per soldi. L’indagine dei carabinieri ha portato in galera in totale otto persone. Tutte accusate di aver formato un’associazione a delinquere finalizzata all’accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti e corruzione. Ioia è stato nominato garante dall’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Anche lui è un ex detenuto: è stato nel carcere di Poggioreale per traffico di stupefacenti.
"Spero davvero - e su questo la presunzione di innocenza di cui all’art. 27 della Costituzione mi incoraggia - che il garante dei detenuti di Napoli non abbia commesso i fatti che gli vengono contestati, seppure valutati nella gravità indiziaria necessaria per l’emissione di una misura cautelare - commenta Roberto Piscitello, ex direttore del Dap, ora in forza alla Procura di Marsala, che "regge" nell'attesa della nomina del nuovo Procuratore.
"Il carcere è luogo di dolore - continua - Perimetro difficile da visualizzare dall’esterno, che non si presta ad essere compreso del tutto; ma è materia su cui molti pretendono di discutere, sottintendendo per sé sicure capacità e competenze".
Piscitello parte proprio dalla sua esperienza: "In questi anni chi ai più alti livelli politici ha avuto nelle diverse contingenze, la responsabilità di governare il carcere - senza necessariamente entrare nel merito di proposte e moduli organizzativi, spesso confliggenti nei turn over del potere - sicuramente non ha dato prova di ferma coerenza, dimostrando all’evidenza soltanto una superficiale capacità di navigare a vista sulle onde alte di un’emergenza continua. E’ in questo contesto che lo stesso legislatore ha finito per delegare il governo del carcere, facendo sempre più spesso ricorso - in maniera disordinata (e qualche volta scomposta) - a figure terze all’amministrazione penitenziaria per venire in ausilio della conduzione del carcere; quando non per affidare del tutto a tali figure la gestione di rilevanti incombenze".
C'è un'assenza, ancora una volta, ed è quella dello Stato che, dice il magistrato, "ha parzialmente abdicato alle sue funzioni sovrane e forse allo stesso dovere impostogli dall’art. 27 della Costituzione che grava l’amministrazione statuale della finalizzazione della pena: il trattamento e la rieducazione. Tutto ciò in una con un crescente discredito - veicolato anche attraverso la stampa più scandalistica - degli Operatori Penitenziari che invece, aldilà di spiacevoli episodi per i quali è interesse di tutti fare giustizia, mostrano quotidianamente un instancabile senso del dovere ed una eccezionale professionalità che molti paesi occidentali ci invidiano".
In questo contesto la figura dei Garanti dei Detenuti ha assunto proporzioni sempre più eccessive, sia in odine al loro numero: garanti regionali e garanti comunali; sia in ordine alla modalità con cui le varie amministrazioni locali li hanno selezionati; sia, infine, ai poteri che si è preteso di attribuire loro: "Può trattarsi in molti casi di figure istituite da organi amministrativi estremamente periferici, senza alcuna codificazione delle procedure di nomina e senza la previsione di minime garanzie condivise quanto a caratteristiche soggettive e requisiti dei nominandi - commenta Piscitello - In non pochi casi è già accaduto che anche la delicatissima materia della gestione dei detenuti in regime di 41 bis O.P. sia stata in qualche modo trattata dai garanti dei detenuti istituiti localmente, ai quali - per esempio - è stato consentito di svolgere colloqui riservati con detenuti sottoposti al regime detentivo speciale di cui all’art. 41 bis O.P., senza le ordinarie forme di controllo previste dal medesimo articolo, minando così alla base l’efficacia dell’istituto stesso perché svuotato di contenuto nella sua essenza principale: quella di impedire forme surrettizie di comunicazione tra i reclusi in regime speciale ed i sodali appartenenti alle medesime associazioni criminali ancora in libertà".
La conseguenza qual è stata? "Questi garanti hanno fatto accesso a colloqui non registrati e senza vetro divisorio con i più pericolosi soggetti appartenenti alle associazioni criminali, con il rischio di divenire essi stessi oggetto di pericolose - e finanche inconsapevoli - strumentalizzazioni. Tali considerazioni, soltanto occasionalmente sollecitate dalla cronaca, inducono comunque a fare riflettere su cosa è il carcere oggi e su ciò che deve essere fatto. E se lo stesso Mauro Palma - Garante Nazionale dei Detenuti, persona di straordinaria professionalità e risorsa forse insostituibile per il sistema penitenziario italiano, insieme a Rita Bernardini e a moltissimi altri silenti e disinteressati operatori volontari - ha ritenuto di dovere manifestare “sconcerto sul piano istituzionale”, finendo per dire che grava su tutti i Garanti dei Detenuti il rischio di discredito, il problema c’è, è serio e il nuovo corso politico non può non affrontarlo responsabilmente nell’ottica del superiore interesse nazionale, senza per questo strumentalizzare la vicenda di cronaca odierna e mantenendo desta l’attenzione sui problemi del carcere, mai negando sentimenti di gratitudine verso quelle persone che fuori dagli schemi istituzionali hanno fatto del carcere la loro missione".