Gli spagnoli lo hanno forgiato. Gli alleati lo hanno bombardato. I marsalesi lo hanno, spesso, maltrattato.
E’ il centro storico di Marsala, cambiato in maniera consistente, non sempre in meglio, negli ultimi decenni. Eppure il centro della città ha mantenuto alcune caratteristiche importanti, e da lì bisogna partire se si vuole pensare ad uno sviluppo. E alla sua tutela, per evitare continui scempi e abusi. Tra tutti viene in mente, come esempio più eclatante, la vicenda del palazzaccio. Una palazzina storica, nel centro città, ristrutturata in stile troppo moderno e per nulla in sintonia con il contesto architettonico del centro. Ora, dopo la vertenza, il prospetto è stato “adeguato”.
Lo studio per il Piano Regolatore
Il centro storico di Marsala è stato studiato dall’ingegnere Pier Benedetto Mezzapelle, del Comune di Marsala, e dal prof. Ignazio Vinci, dell’università di Palermo come atto preliminare per il PUG, il piano urbanistico generale.
Nelle scorse settimane c’è stato un ennesimo incontro sul nuovo “Piano regolatore”. Sarebbe il piano Urbanistico comunale che dovrebbe sostituire l'ormai vecchio Piano Comprensoriale risalente al 1977: si parte dallo studio del centro storico con obiettivi di salvaguardia, ma anche di innovazione e qualità architettonica.
Lo studio sul centro storico di Marsala, come ha spiegato Pier Benedetto Mezzapelle, permette di attivare un processo di snellimento delle attività tecniche amministrative perchè ogni edificio del centro è stato identificato, valutato e classificato. Ogni edificio è inquadrato in una categoria e questo permette ai cittadini di individuare subito le azioni che possono intraprendere e agli uffici di tentare di velocizzare le procedure.
Lo studio - sottolinea Mezzapelle - “promuove l’innovazione e la qualità architettonica tramite procedure concursuali che permettono di esprimere interventi sul centro storico che amplifichino la attrattiva attraverso il rinnovamento”. L’obiettivo è di “promuovere il valore di partecipare alla tutela del centro storico e del paesaggio urbano”.
Il centro di Marsala è figlio di una millenaria stratificazione e modificazioni, grandi e piccole. “Come frammenti di un insieme, ogni mutamento di deposita nella morfologia urbana, la significa, partecipa al bene comune”.
Come si è trasformato il centro storico
Il centro storico di Marsala, così come lo conosciamo, deriva dall’impronta data dagli spagnoli. Infatti il tessuto urbanistico del centro è “in larga misura conforme al suo assetto seicentesco”. Il patrimonio edilizio, però, è “fortemente alterato in ampie porzioni del centro storico in particolare nelle componenti residenziali di formazione araba e medievale”. Però, rileva Ignazio Vinci, una parte di queste alterazioni “hanno consentito di mantenere popolazione e attività all’interno del centro tanto che rimane il principale centro di servizi della città”.
Nel corso dei secoli la città è cambiata ovviamente, anche se il centro storico sin dalle dominazioni spagnole ha mantenuto la propria importanza dal punto di vista economico e istituzionale.
Questa mappa è utile a comprendere come nei secoli si è evoluto il centro abitato.
Poi c’è stato il bombardamento dell’11 maggio 1943. Le bombe sono piombate in città danneggiando 17560 vani, il 38% del totale, distruggendone completamente 4900. 2500 vani del centro storico sono andati completamente distrutti.
Poi parte la ricostruzione e l’espansione della città. Oltre le mura gli edifici si allargano verso zone che oggi consideriamo di centro, ma che prima erano campi.
Il boom edilizio si compie dagli anni 60 in poi, con il centro che cambia faccia. Accanto a palazzine liberty nascono condomini e palazzi di oltre 4 piani. Le facciate sono di mille colori. Insomma, non si è una completa uniformità.
Il centro di Marsala oggi (e domani)
Oggi nel centro storico di Marsala ci sono 1571 edifici, suddivisi in diverse tipologie. Principalmente è presente l’edilizia “di base”, cioè piccole unità immobiliari. Tra “non qualificata” (edifici senza alcun carattere architettonico tipico della zona), “parzialmente qualificata”, edifici che hanno subito alterazioni o aggiunta di volume. E “qualificata”, con la permanenza di caratteri architettonici tipici. Più i “palazzetti”, cioè edifici un po’ più grandi ma non ancora palazzi veri e propri. Questi ultimi rappresentano il 4% degli edifici nel centro storico della città. In questo grafico in basso estrapolato dalla relazione di Ignazio Vinci si evince come siano suddivisi gli immobili nel centro storico.
Qui invece c’è la mappa del centro storico, i diversi colori stanno ad indicare il tipo di edificio.
Lo studio fatto da Ignazio Vinci mette in evidenza alcuni aspetti importanti del centro della città. Ad esempio che qui si concentra il centro direzionale e di servizi. Che sta nel centro storico il centro commerciale della città che è anche attrattore turistico.
Vengono soprattutto affrontate le questioni di sviluppo sostenibile della città, partendo dall’estensione del perimetro del centro stesso arrivando a comprendere anche le infrastrutture difensive (i bastioni, per intenderci) della città. Ma anche tutelare i tessuti ottocenteschi al di fuori delle mura e i nuclei fondativi delle borgate. E poi estendere i dispositivi di tutela a categorie del patrimonio urbanistico storico, come i complessi di archeologia industriale ai margini del centro urbano e i bagli diffusi nel territorio rurale. Insomma bisognerebbe estendere i meccanismi di tutela tipici del centro storico anche in zone che prossime al centro stesso, come la zona di via Roma e Via Mazzini.
Ma principalmente per puntare allo sviluppo sostenibile del centro storico bisogna tutelare, appunto, il patrimonio storico, garantire accessibilità, occuparsi di un rigenerazione edilizia e urbana.
Una sfida non semplice per una città che non ha uno strumento urbanistico adeguato, e dove ognuno si sente libero di costruire e modificare come vuole, non rispettando le regole scritte e di buon senso sulla tutela del centro città.