Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
15/11/2022 06:00:00

Artisti in trincea, quando l'arte fa la differenza 

Mentre si scende in piazza per la pace facendosi la guerra e si dibatte su quale sia la pace più giusta, arriva lui, in silenzio, in clandestinità, senza telecamere, senza mandanti se non se stesso e la sua arte: Banksy. Un artista sovversivo che si muove come un terrorista, le sue bombe fanno esplodere metaforicamente i cuori di chi ancora un cuore conserva. Si muove guardingo tra le macerie di Kiev, sceglie uno squarcio tra i tanti della devastazione, disegna i suoi murales e scompare, nuovamente inghiottito dal silenzio, protetto da un manipolo di artisti che, in tutto il mondo, lo aiutano a proteggersi dal clamore incontenibile che la sua arte suscita ormai da molti anni. Le sue opere murali non si potrebbero vendere, anche se qualche mercante d'arte ci prova, nascono su muri pubblici, perché come lui stesso dice:

Un muro è una grande arma. È una delle cose peggiori con cui colpire qualcuno.

La necessità dell'essere umano di praticare l'arte affonda in radici antichissime, dalle prime raffigurazioni rupestri fino a noi, nessuno ancora ha saputo dare una spiegazione univoca, certo la scultura di piccoli utensili può essere ricondotta alla necessità di agevolare la cattura di una preda e soddisfare un bisogno primario, come dire, la fame aguzza l'ingegno. Le scene di caccia disegnate sulle pareti delle caverne possono fungere da rito propiziatorio, ma resta sempre uno iato, un anello mancante, proprio come nella storia evolutiva dell'uomo che ci vuole figli delle scimmie. Una suggestiva ipotesi sostiene che l'evoluzione selettiva di alcuni primati sia stata indotta dal consumo di carne, questo dunque avrebbe fatto la differenza, l'apporto di proteine avrebbe così agevolato lo sviluppo di determinate zone del cervello, ma questa è un'altra storia che potrebbe non piacere ai cultori della dieta vegetariana.

Per tornare all'arte, personalmente ho una teoria, del tutto priva di ogni fondamento sia scientifico sia storico. Perché se è vero che la spinta iniziale verso l'arte può essere stata dettata da necessità pratiche, il punto di svolta più sorprendente resta, a mio avviso, quando un nostro antenato ha sentito la necessità di decorare un piatto, una tazza o altri utensili: quelle decorazioni non avrebbero apportato nessun beneficio utile, se non quello di soddisfare un gusto estetico. Una necessità del pensiero astratto che, mi piace pensare, ha segnato la svolta umanistica. Questa mia congettura convince solo me, probabilmente, e non escludo che possano esistere spiegazioni più competenti a me ignote. Una cosa è certa, gli animali non decorano alcunché, costruiscono nidi, ma non mettono zerbini sull'uscio, non scrivono poesie e non scolpiscono i tronchi per farne statuette. La meraviglia che suscita un'opera d'arte è solo umana, cerchiamo di non perderla.

E visto che ci siamo, ne approfitto per invitarvi, mercoledì 16 novembre alle ore 18, al vernissage della mostra dell'artista Enzo Tardia che si terrà presso L'Ente mostra di pittura contemporanea di Marsala ex convento del Carmine.

Consigli per la lettura: cercate sulla rete l'avvincente storia di Banksy e guardate le sue straordinarie opere disseminate nel mondo.

Katia Regina