Rispetto la democrazia, e sono una parte di quell’elettorato che non ha votato chi ha vinto nella tornata elettorale di settembre, ma ritiene che questa maggioranza sia il suo governo: lui che ci rappresenta in Italia e all’estero e sia. Ho aderito con gioia un paio di mesi addietro alla richiesta del Direttore di questa testata di curare con un tempo dato una rubrica secondo miei campi di coltura e nessun paletto attorno alla scrittura, raccogliendo con entusiasmo la possibilità di propormi ad una comunità ampia.
La cronaca finita in prima pagina di questi mesi, ha riesumato paure di invasioni dei confini patri dal sud del mondo, io ribatto sempre o almeno ci provo con argomentazioni a me vicine; poi decreti legge per un rave - salvo una retromarcia su alcuni punti - e cose così; e ribadisco non c’è settimana che non ci sia una notizia che faccia sobbalzare non il moderato che è in me, ma il buon senso che dovrebbe far parte del corredo di attenzione alle parole, che se spese in questo modo fanno male e anche qualcosa in più da parte di rappresentanti delle Istituzioni.
E quindi non si può restare indifferenti a certe esternazioni, e l’ultima e grave aggiungo, le dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione quanto a come porsi nei confronti di un ragazzo allontanato per un anno dalla scuola: per lui la “pena” da scontare è l’umiliazione.
Il moderato che sarebbe con me a questo punto inizia a vacillare, e non puoi restare indifferente: è un uomo di questo Governo che si esprime.
E fatico nel 2022 ascoltare un uomo di istituzione in un dicastero così delicato, esporsi con questi ragionamenti. E fatico da due mesi ad andare oltre e a lasciar andare certa cronaca tornata alla ribalta. Abbiamo una enormità di problemi, dopo due anni di pandemia è come tornare a vivere partendo dal grado 0 o quasi, e questa politica non trova di meglio che tornare su temi populisti: ma siamo o no uno Stato laico? E laicamente perché non si affrontano temi di alcun colore politico quanto a trasversalità, invece di schierarsi su posizioni come questa?
Umiliarsi a scuola.
Conosco professori dirigenti personale scolastico, credo siano rimasti interdetti di fronte a queste affermazioni reiterate come quelle di qualche giorno addietro del Ministro (la retromarcia in questi casi ovvero la toppa peggio del buco, si direbbe) loro sono la prima linea in tutti i sensi di questa società complessa e controversa. Loro sono realmente la fanteria della nostra educazione di base e lo fanno con competenza trasporto anche amore per la comunità che curano, eppure si torna a perimetrare un terreno con argomenti fuori dal tempo ammesso che ci possa essere un tempo per affermare certi paradossi.
C’è un libro di Christian Raimo L'ULTIMA ORA_Scuola democrazia, utopia, per i tipi di Ponte alle Grazie (leggetelo è illuminante) forse di parte per alcuni la visione ma sicuramente di un uomo che vive la scuola e che denuncia il tentativo di smantellamento di un sistema che dovrebbe essere Democratico in sé, e in tempi dove si argomenta di numeri preoccupanti quanto alla dispersione scolastica o peggio di analfabetismo funzionale (forse più grave) in ruoli chiave del nostro esecutivo ci troviamo ministri che fanno discutere più per le esternazioni che per il loro operato.
E mai oggi, il silenzio sarebbe auspicabile.
L’ascensore sociale, tutti ne parlano da anni e nessuno si cura di ripararlo, ma tornare a investire nella scuola pubblica è un imperativo - e sarà la sola che potrà dare risposte per l’oggi e per il futuro della nostra società. Forse abbiamo fallito come classe dirigente - parlo per quelli della mia generazione - e dopo aver dato la possibilità ai nostri figli di partire con la certezza o quasi di non tornare più, causa un sistema lavoro che di fatto non premia le eccellenze intellettuali (almeno a sud i numeri - maledetti numeri che ci inchiodano), quale potrà essere la leva per rinascere per risollevarci tutti?
Non credo serva un ragionamento di una parte ( ci hanno votato e in nome del popolo votante agiamo), il quotidiano quasi richiede un quadro di insieme a mo’ di Costituente: la politica tutta per dovere istituzionale e senso dello Stato si prenda cura di affrontare il buco nero in cui siamo, ma non accadrà nulla di tutto ciò, troppa la sete di stare dove sono e sarò io per primo a sorprendermi di un cambio di passo. Non lo hanno fatto quelli che c’erano prima, ed ho come l’impressione che il solco sarà lo stesso con qualche slogan in più.
Il senso di frustrazione aumenta e il soppesare le parole comprendo che non abbia più un peso specifico.
giuseppe prode
dal vocabolario Treccani: umiliazióne s. f. [dal lat. tardo humiliatio -onis]. – 1. L’atto di umiliare, il fatto di umiliarsi o di venire umiliato: infliggere, subire un’u.; assoggettarsi a una u.; vendicarsi dell’u. ricevuta; u. della carne, delle passioni, mortificazione. 2. a. Il fatto, la cosa che umilia: è stata per me una grave u. dover chiedere un prestito proprio a lui; ne ho sofferte di umiliazioni, in quella casa, o in quell’ufficio. b. ant. o raro. Atto di sottomissione pieno di umiltà e di ossequio: i vinti, per avere salva la vita, furono costretti a fare pubblica u. al vincitore.che la formazione e leggere che si cresce attraverso l’umiliazione.