L’ex Procuratore aggiunto di Palermo, Leonardo Agueci, interviene sulla recente decisione del tribunale di sorveglianza di Cuneo, che ha concesso un permesso premio al boss Ignazio Pullarà, storico reggente del mandamento di Santa Maria di Gesù, condannato per associazione mafiosa e omicidio. "Non conosco le motivazioni specifiche dietro la concessione del permesso – spiega Agueci – ma è noto che i boss tendono a mantenere un comportamento formalmente corretto durante la detenzione, senza però recidere i legami con l’organizzazione criminale." Secondo Agueci, infatti, l’unico segnale concreto di distacco dalla mafia resta la scelta di collaborare con la giustizia.
Pullarà, a 78 anni, ha ricevuto un permesso di 15 giorni, seguendo altri boss come Raffaele Galatolo e Paolo Alfano, che avevano beneficiato di provvedimenti simili. Agueci si chiede quanto sia difficile spiegare una decisione del genere ai familiari delle vittime di mafia: "Per chi ha perso un proprio caro, vedere un boss ergastolano ottenere un permesso premio è qualcosa di molto complicato da accettare, e non contribuisce certo a rafforzare la fiducia nelle istituzioni."
Agueci sottolinea anche i rischi che tali concessioni comportano per l’intero sistema. "L’esperienza ci insegna che molti capi di cosa nostra, una volta ottenuta una momentanea libertà, cercano subito di riprendere contatti e di riaffermare il proprio ruolo, rafforzando così l’organizzazione," commenta.
Infine, Agueci riflette sullo stato dell’attuale legislazione antimafia in Italia: "Pur essendo perfettibile, temo che vi sia oggi un rischio concreto di peggioramento delle norme fondamentali, che potrebbe minare i pilastri della lotta alla mafia. Resta poi da vedere se le promesse di riduzione della spesa pubblica avranno ripercussioni sulle risorse dedicate al contrasto della criminalità organizzata," conclude. "Saranno proprio i fatti concreti a mostrare se il governo agirà con efficacia in questa direzione."