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07/12/2022 11:00:00

L'Italia e l'autonomia differenziata delle regioni

 Autonomia differenziata. Il 17 novembre 2022, il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, ha presentato alle regioni italiane la bozza di disegno di legge "Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione".

Con "autonomia differenziata" si intende la possibilità che le regioni a statuto ordinario possano ottenere competenza legislativa esclusiva su materie che la Costituzione elenca invece come "concorrenti" o, addirittura in tre casi, di esclusiva competenza statale - art. 117 cost -. Originariamente, la Costituzione prevedeva già livelli diversi di autonomia per le regioni italiane. Sempre l’art. 116, infatti, distingueva tra quindici regioni a statuto ordinario e cinque regioni a statuto speciale -nonché due province autonome-. La corposa riforma costituzionale del 2001, peraltro confermata da referendum popolare, aggiungeva il terzo comma all’art. 116, che da allora recita: "Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n),s), possono essere attribuite ad altre regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei princìpi di cui all’articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la regione interessata".

Ovviamente tra gli argomenti su cui legiferare in modo unico ci sono, tutela della salute e coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario e la richiesta è stata espressa già da tre regioni: Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. I tre luoghi citati producono il 40% del PIL del Belpaese. Uno dei privilegi di cui godono le regioni a statuto speciale è che possono trattenersi le imposte dovute-IRPEF e IVA-, la Sicilia al 100% le altre non meno del 60%, però usufruiscono dei trasferimenti erariali. Quando, nell’immediato dopoguerra furono istituite le prime, prevalsero alcune preoccupazioni politiche: l’Alto Adige e la Sicilia  - la volevano Andrea Finocchiaro Aprile e Salvatore Giuliano -, erano sull’orlo della secessione, la Valle d’Aosta era per metà francese, la Sardegna invocava l’autonomia per uscire da una miseria secolare, mentre il Friuli Venezia Giulia - diventata speciale solo nel 1963 - era più di là della cortina di ferro jugoslava che di qua. Ma, dopo più di settanta anni, il mondo è cambiato, e di molto. La "ratio" che le istituì è svanita. Forse è una follia: potrebbe disinnescare l'istanza di "Autonomia differenziata" la rinuncia allo "Statuto speciale"?

Vittorio Alfieri