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12/01/2023 06:00:00

  "I finlandesi non hanno tutti i torti. Ecco cosa deve cambiare nella scuola siciliana”

“E’ vero, la scuola siciliana deve cambiare. La famiglia finlandese non ha tutti i torti, la sua critica deve essere da stimolo”.

Vita D’Amico, dirigente del V Circolo Strasatti di Marsala, è forse tra le poche persone nel mondo della scuola che in questi giorni non difende a spada tratta la scuola siciliana dalle critiche sollevate dalla mamma finlandese scappata con tutta la famiglia dalla Sicilia.

La mamma di 4 figli aveva deciso di trasferirsi, lo scorso agosto a Siracusa. Ben presto, però, si è resa conto che il sistema scolastico italiano è totalmente diverso da quello vissuto finora, così dopo appena due mesi di vita siciliana e di lezioni in classe, la famiglia ha deciso di andare via.
La mamma ha così scritto una lettera con la quale mette sotto accusa la scuola siciliana. Il caos in classe già dal primo giorno, bambini che urlano “e picchiano sul tavolo”, insegnanti che non conoscono l’inglese, docenti arrabbiati e sprezzanti dalla dubbia preparazione pedagogica, bambini chiusi in classe, senza pause all’aria aperta, nessun gioco nel giardino della scuola. Tutto questo, e altro, per la mamma finlandese è stata la scuola siciliana. Da qui la scelta di andare via.

Ci sono state tante reazioni, e in molti hanno attaccato la mamma finlandese e difeso la scuola siciliana.

La dirigente scolastica marsalese, Vita D’Amico, sostiene però che questa vicenda debba essere da stimolo per riflettere sulle cose che non vanno nella scuola siciliana. “Certo, non c’è dubbio che abbiamo insegnanti validi. Il problema non sono gli insegnanti, ma l’assetto e l’impostazione della scuola. Dobbiamo considerare che i bambini e i ragazzi non sono quelli di 10 anni fa, né di 5 anni fa”. Cambiano in fretta, ma la scuola resta ferma. “Non possiamo continuare a lamentarci di chi critica ma ci dobbiamo adeguare, attraverso una formazione continua frutto delle più moderne ricerche della didattica e della psicopedagogia, fare in modo che la scuola sia un ambiente di apprendimento motivante”.
Spiega Vita D’Amico, più in particolare, che “si stanno svolgendo studi all’università di Padova sulla warm apprendition, studi che partono dalle neuroscienze secondo i quali esistono apprendimenti difficili, non esistono insegnanti bravi. Fa la differenza la relazione”. Cioè? “Quando è legato ad un’emozione positiva l’apprendimento si consolida. Lo sforzo deve essere quello di creare spazi e metodi motivanti, stimolanti per gli studenti”.
Per D’Amico la critica della mamma finlandese deve essere presa da stimolo ”per ripensare ciò che si fa nelle classi in una dimensione di relazione positiva”.
Più outdoor education e meno lezioni in classe, statiche, passive.

“Tenere i ragazzi sei ore in classe senza lunghe pause non va bene, spesso ci sono istituti che vietano di uscire dall’aula, per chissà quali questioni di sicurezza”.
Ma questo, aggiunge D’Amico, “crea nei ragazzi un’ansia che pregiudica l’apprendimento. “Serve un assetto di classe di tipo collaborativo. così noi possiamo davvero dire che facciamo qualcosa che vada incontro alla complessità della società”.
Sotto accusa anche l’edilizia scolastica. “E’ vero, non sempre abbiamo ambienti consoni, non sempre i contratti gratificano gli insegnanti. Ma in questo contesto figura centrale è il dirigente, che diventa figura strategica nel momento in cui promuove il miglioramento della didattica”, Bisogna, in qualche modo, stringere una sorta di “alleanza” con il territorio, dare alla dirigente la possibilità di usare il territorio, tutto, come laboratorio.
Poi un appello ai colleghi dirigenti scolastici. Cioè quello di fare tesoro di questa bufera per trasformarla in opportunità di crescita della scuola.