C'era una volta un principe secondogenito che... e comunque non vissero tutti felici e contenti. In questa fiaba ci sono tutti gli ingredienti; re, regine, principi, castelli, sfarzi e complotti, ciononostante è una brutta fiaba, triste, che nessuno si sognerebbe mai di leggere ai propri figli per farli addormentare. A meno che a scriverla non sia un grande scrittore. Sì perché, diciamolo forte, non conta tanto la storia in sé, ciò che conta è come me la racconti.
La vicenda di Harry the speare, il pezzo di ricambio della famiglia reale britannica è controversa, a tratti triste e commovente, ma anche ingenua e rabbiosa, in altre parole una storia come tante di cui abbiamo già sentito parlare, perché si sa: Tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo. E allora perché mai dovrei scegliere di leggere questa storia? Al netto della curioisità morbosa su tutto ciò che riguarda la famiglia reale inglese, a scriverlo è stato JR Moehringer, un autore straordinario, già vincitore di Pulitzer per il lungometraggio Crossing Over su una comunità dell'Alabama abitata da discendenti di schiavi. Ghostwriter di Open, l'autobiografia del tennista Andre Agassi; è ancora lui il ghostwriter dell'autobiografia del patron di Nike: L'arte della vittoria. Ma non solo, si è cimentato anche nella sua stessa autobiografia, regalandoci un volome straordinario dal titolo Il bar delle grandi speranze, divenuto successivamente The tender bar, nel film diretto da George Clooney e interpretato da Ben Affleck.
In Italia i diritti per la pubblicazione di Spare se li è accaparrati la Mondadori, anche per loro il nome dell'autore è stata una garanzia, dicono... uhm siamo sicuri? Secondo me, purtroppo, la gara per editarlo ha tenuto conto di altri fattori, ma forse mi sbaglio. Un successo di vendita pari solo alle uscite di Harry Potter, ma il pubblico è decisamente diverso. Speriamo almeno che si verifichi lo stesso miracolo: molti lettori della saga confermano di essersi appassionati alla lettura grazie a questi volumi, diventanto poi lettori forti.
Nutro qualche perplessità invece rispetto al fatto che si possa diventare persone migliori leggendo Speare, come emerge da uno studio pubblicato sul Journal of Applied Social Psychology a proposito dei lettori dell'altro Harry, il maghetto. La vita del principe Harry non potrà mai avere questo potere taumaturgico sui suoi lettori. Per quanto ben scritta, a tutto c'è un limite.
Ottocento grammi di veleno, così è stato definito il libro di Harry. E se si trattasse di un esperimento consigliato da un terapeuta? La scrittura, si sa, è uno strumento potente per la cura di dolori psicologici, e tutto sommato non sono mancati i traumi al secondogenito della famiglia reale. Lo sapremo presto. Già si parla di un secondo volume, ecco, in questo caso sarà ben chiaro a tutti che non sempre le terapie funzionano, e che sarebbe il caso di consigliare al principe Harry di cominciare a leggere la saga del suo omonimo.
Consigli per la lettura: i libri di JR Moehringer e la visione del film Il bar delle grandi speranze.
Katia Regina